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Incidenti sul lavoro, oltre 600mila denunce nel 2017, giovani i più a rischio: “normativa obsoleta”

Al Campidoglio si è celebrata la 68esima giornata per le vittime degli incidenti sul lavoro. L’associazione nazionale mutilati e invalidi del lavoro: “Normativa su infortuni è vecchia di 50 anni, obiettivo dimezzare incidenti nei prossimi cinque”

“Oggi, a partire dal Ministero del Lavoro e dall’Inail, proponiamo che si lavori ad un progetto di ampio respiro con l’obiettivo dichiarato di dimezzare gli infortuni e le morti sul lavoro nell’arco dei prossimi cinque anni”. Lo ha detto il Presidente dell’Anmil, Franco Bettoni, nel suo intervento in occasione della celebrazione della 68esima giornata per le vittime degli incidenti sul lavoro che si sta svolgendo in Campidoglio. Secondo Bettoni salute e sicurezza devono essere priorità per il futuro del Paese. Quella di dimezzare le vittime è “una sfida – ha aggiunto – che prenda le mosse da un piano nazionale della sicurezza e che, attraverso un grande patto collaborativo comune tra istituzioni, imprese e parti sociali, porti alla concreta diffusione del concetto di rischio come elemento di crescita del sistema Italia utile, oltre che alla sicurezza, alla qualità e competitività dell’economia nazionale, partendo dalla scuola e da un sistema formativo non burocratico, capace di coinvolgere emotivamente e professionalmente i cittadini: formazione vera, empatica, etica e partecipata, utilizzando anche il valore della testimonianza dell’infortunato come un antidoto esperienziale”.

“Leggendo i dati Inail si evince che a partire dal 2015, con la ripresa dell’occupazione, le denunce d’infortunio sono cresciute dalle 637.000 unità circa alle 641.000 del 2017, con un incremento dello 0,6% – ha proseguito il presidente – e per il 2018 sembra profilarsi un andamento infortunistico in linea con questa tendenza. Tuttavia questa modesta crescita appare certamente rilevante e significativa se guardiamo l’età dei lavoratori che, nello stesso triennio 2015-2017, sotto i 35 anni risultano la categoria più a rischio, con un incremento di infortuni del 2,2% (da circa 167.000 a 191.000), più che triplo rispetto a quello medio. Analogamente si mantengono su quote ancora molto elevate gli infortuni mortali di cui rimangono vittima i giovani”.

“Nel medio periodo, la priorità, per l’Anmil, resta quella di una complessiva revisione della normativa in tema di assicurazione per infortuni sul lavoro e malattie professionali, attualmente contenuta nel Testo Unico di cui al D.P.R. 1124 del 1965, che ormai sconta il limite dei suoi oltre 50 anni di vigenza e deve fare i conti con un mercato del lavoro improntato alla flessibilità in una società in continua evoluzione – ha aggiunto Bettoni – Ci auguriamo di poter aprire un confronto istituzionale su questi temi, la sfida sarà quella di saper guardare al futuro per cogliere i bisogni di una società in continua evoluzione, nella quale il lavoro e il welfare giocano un ruolo cruciale nel raggiungimento dell’autonomia e della realizzazione dell’individuo”.

“L’Associazione sta portando avanti con immutata attenzione le sue battaglie per il miglioramento della tutela assicurativa delle vittime di infortunio e delle loro famiglie. A questo proposito, la prima considerazione che intendiamo fare riguarda l’avanzo di gestione registrato nell’ultimo Bilancio consuntivo dell’Inail si tratta di ben 1,630 miliardi di euro che sono stati incassati dall’Istituto, ma non spesi per le sue attività istituzionali. A fronte del risparmio registrato si sta discutendo di una riduzione dei premi assicurativi a carico delle imprese: un passo giusto, ma che ad avviso dell’Anmil non può essere l’unico”, ha proseguito il presidente dell’Anmil, Franco Bettoni. “La tutela globale delle vittime di infortuni e malattie professionali è uno dei principali assi della missione istituzionale dell’Inail, negli ultimi anni arricchitasi di aspetti nuovi e cruciali anche in ottica sociale: l’istituto non eroga soltanto prestazioni economiche, ma è responsabile di una serie di interventi che vanno dalla riabilitazione fisica alla tutela sanitaria, fino al reinserimento nella vita sociale e nel mondo del lavoro. Allora, se in primo luogo parte del risparmio dovrebbe essere impiegato per il finanziamento degli interventi previsti dalla legge in tema di danno biologico, riteniamo che parallelamente, l’Inail potrebbe reinvestire risorse nell’ambito del reinserimento lavorativo, uno dei settori di sua più recente attribuzione, cruciale oltretutto in una fase di crisi economica e di difficoltà che grava in modo peculiare sulle fasce più deboli della popolazione”. 

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