“Il tema dell’obesità infantile costituisce una questione sempre più rilevante per il futuro dei nostri minori. Ministero della Salute, ISTAT ed organismi internazionali come l’OMS ci dicono che oggi è una vera e propria piaga sociale. Specie al Sud ed in Campania, dove si registra la quota più alta di persone in eccesso ponderale (ben oltre la metà nazionale) e di persone obese (14,1%). Potrebbe questo divario tra Nord e Sud del Paese discendere dall’attuazione di linee di indirizzo differenti in ambito sanitario e politico da regione a regione?”. Se lo chiede Flora Beneduce, consigliere regionale di Forza Italia e componente della Commissione Sanità della Campania, in relazione all’iniziativa degli Stati generali dell’Infanzia e dell’Adolescenza in corso a Napoli.
“Gli esperti radunati in questa due giorni partenopea dovrebbero chiedersi perché il governo regionale nicchia su questo tema, malgrado gli sforzi di noi legislatori campani che abbiamo proposto, in maniera del tutto bipartisan, leggi e mozioni sul tema. Penso alle palestre della salute, alla proposta di legge di contrasto ai disturbi del comportamento alimentare, alle tante azioni di sensibilizzazione pressoché quotidiane messe in campo in questa consiliatura”, aggiunge l’esponente azzurro.
“Prevenire l’obesità significa ridurre i costi sociali, sanitari ed economici a carico dell’individuo e della società. L’obesità, infatti, è un fattore di rischio per diverse patologie croniche che fanno parte delle malattie croniche non trasmissibili (MCNT), tra queste figurano ischemie, ictus, ipertensione arteriosa ed il diabete tipo 2. Il diabete è destinato a diventare la causa maggiore di disabilità e di mortalità nei prossimi venti anni”, rincara.
“Per poter affrontare questo problema è importante considerare l’obesità come un profondo cambiamento metabolico, che necessita di punti di riferimento chiari e condivisi. E’ fondamentale coinvolgere la società, i genitori e stimolare gli specialisti che si occupano di tale complicata patologia. Ma la governance regionale ha una grossa responsabilità in questo caso, deve rendere attuative linee di indirizzo di tipo clinico che siano realmente comuni e condivise. Troppo spesso ultimamente queste stesse indicazioni fanno bella mostra di sé soltanto sui piani regionali, restando di fatto lettera morta”, conclude Beneduce.