Mentre già nel 1948 l’Organizzazione Mondiale della Sanità aveva definito la salute come “stato di completo benessere fisico, psichico e sociale e non semplice assenza di malattia”, negli ospedali si continua a curare principalmente solo il corpo delle persone. La preponderanza di interventi mirati al trattamento di questa o quella patologia, infatti, ruba così tante risorse al mondo medico da portarlo spesso a trascurare la cura del forte impatto psicologico e sociale che ha una malattia sui pazienti.
Ciò purtroppo, significa aiutare solo parzialmente le persone, quando però diversi pazienti vorrebbero essere considerati non solo come portatori di un corpo malato, ma come individui costituiti da una globalità di sensazioni, pensieri ed emozioni collegati ad un evento invadente come la contrazione di una malattia.
Una risposta a questa richiesta di trattamento olistico è stata creata 21 anni fa, quando è nata la professione sanitaria dell’educatore professionale. L’arte dell’educazione in ambito ospedaliero si
occupa di mettere al centro la persona e capire insieme cos’è meglio per la sua salute, rispettando l’unicità e i bisogni di ognuno. Questa professione non è spesso conosciuta perché non ancora operativa nella maggioranza dei reparti, ma nonostante ciò non si può negare che gli educatori lavorino e cerchino di migliorare continuamente il loro servizio per un futuro di cambiamenti.
Attraverso infatti piattaforme come Bablog si sta cercando di far conoscere questa professione e di formare una community di educatori professionali e professionisti sanitari che rispondano a questo bisogno di promuovere la salute delle persone. Altrettanto si sta lavorando in luoghi come il The Bridge Educational Center per lo sviluppo del più moderno modello educativo per la Scuola di ogni ordine e grado. Tutto per la salute, per le persone, per un’educazione efficace, perché si è individui anche quando ci si ammala.
La Redazione