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Negli ultimi 15 anni il tasso di povertà assoluta in Italia è cresciuto a dismisura raggiungendo il 9,4%

5,9 milioni di nuclei familiari vivono al di sotto dei livelli minimi di reddito.

Anna Mazzarella dell’Associazione Nazionale Sociologi della Campania

Pnnr, Cacciola (Ond) “Utilizzare fondi per sostenere redditi famiglie”

Carpentieri (Cscefi): “Allarme truffe sulle bollette a partire dal 2023”

Nesa (commercialisti): ”Necessario un fisco più equo e sostenibile”

Mazzarella (sociologi): “Aumento indiscriminato del costo della vita”

“Negli ultimi 15 anni il tasso di povertà assoluta in Italia è cresciuto a dismisura raggiungendo il 9,4%. Due anni di pandemia e gli effetti del conflitto bellico tra Russia e Ucraina hanno aggravato in maniera insostenibile la situazione. Contro questa deriva è necessario agire su tre fronti. I fondi del Pnrr devono essere utilizzati per sostenere non solo le aziende ma anche i redditi e la capacità di spesa delle famiglie; le misure assistenziali che hanno caratterizzato gli ultimi anni devono trasformarsi in investimenti volti a incentivare sviluppo e occupazione; bisogna proseguire con le misure finalizzate alle rateazioni dei debiti con il fisco. Solo così potremo restituire una vita dignitosa e una prospettiva alle famiglie italiane”. Queste le proposte formulate da Francesco Cacciola, presidente dell’OND (Osservatorio nazionale sul debito con banche e finanziarie), nel corso del webinar “Sono in aumento i nuovi poveri, il conto più salato al Sud e nelle Isole”.

Francesco Cacciola

“Purtroppo i recenti dati resi noti dall’Istat confermano i nostri timori confermando che al Sud e nelle Isole la crisi ha un peso maggiore, contribuendo ad allargare il divario con il resto del Paese. Pensiamo alle procedure esecutive che nel Mezzogiorno sono aumentate del 113% e in Sardegna e Sicilia di oltre 200% interessando spesso immobili il cui valore non supera i 100mila euro. In questo modo – ha proseguito Cacciola – la famiglia perde la casa ma non risolve la situazione debitoria. Bisogna proseguire con misure che consentano la rinegoziazione con fisco e finanziarie se vogliamo davvero aiutare gli italiani”.

Il peso del conflitto alle porte dell’Europa è stato analizzato da Elvira Carpentieri, presidente del Cscefi (Centro Studi sulla crisi economica delle famiglie italiane): “Già a marzo 2022 l’inflazione è schizzata oltre il 6,5% su base annua. Una stangata per le famiglie italiane di oltre 2mila euro. Aumentano i costi energetici, alimentari e dei beni di prima necessità. Con il protrarsi della guerra i prezzi sono destinati ad aumentare così come il caro bollette a causa della nostra dipendenza dal gas. E bisogna fare molta attenzione a partire dal 2023 quando il regime di tutela per il mercato di energia elettrica e gas verrà meno. Lo Stato sia particolarmente vigile per prevenire nuove speculazioni da parte dei fornitori così come avvenuto per i rincari della benzina. I fondi del Pnrr possono essere una valida soluzione per queste emergenze, a patto che non vengano sperperati con misure spot ma spesi bene con interventi a sostegno delle famiglie, come previsto, peraltro, nella Missione 5 del Piano”.

Un impatto positivo potrebbe venire anche dalla previsione di un fisco più equo come sottolineato da Lorenzo Nesa (consigliere nazionale dell’Unione giovani dottori Commercialisti): “E’ stata pubblicata dal MEF la statistica annuale che fotografa i redditi dei contribuenti italiani nell’anno 2020. L’indagine mostra l’impatto del Covid e dei conseguenti blocchi alle attività. Tutte le tipologie di reddito subiscono un calo. Si passa dal -2% per i redditi da lavoro dipendente al -11% dei redditi delle imprese individuali più piccole. Lo studio evidenzia un reddito medio di 21.570 euro per i dipendenti e di 52.930 per gli autonomi mentre, il divario nord (media 23k) sud (media 15k) si mantiene ampio e in pericoloso aumento. Dalla statistica si desume come il 58% dei contribuenti dichiari redditi annui inferiori a 20.000 euro, confrontando questo dato con la soglia di povertà fissata dall’Istat in circa 1.200 euro mensili (famiglia con 3 componenti) è preoccupante come si stanno aprendo le porte della povertà per quasi 24 milioni di persone. Il quadro non è per niente roseo, ci si auspica che il governo intervenga con misure organiche, strutturali, incentrate sulla famiglia e sullo sviluppo per le imprese, a partire da un fisco più equo e sostenibile”.

I risvolti sociali sono stati illustrati da Anna Mazzarella dell’Associazione Nazionale Sociologi della Campania: “Due anni di pandemia e le sanzioni economiche generate dal conflitto in Ucraina hanno portato a un aumento indiscriminato del costo della vita per le famiglie, che sono il vero welfare per l’Italia. Sono le famiglie che provvedono a sostenere i giovani che non sono in grado di rendersi autonomi a causa dei redditi bassi. Servono politiche di sostegno all’occupazione, sostegni all’occupazione delle donne costrette ancora a scegliere tra famiglia e lavoro. Tutto questo sta generando una forte tensione sociale con l’odio che monta sempre più. Si parla sempre di famiglia ma io mi chiedo: ce lo possiamo permettere? In Italia negli ultimi tre anni la popolazione è diminuita di 500mila abitanti. Un calo demografico con profonde cause sociali. I giovani hanno lavori precari, instabili, redditi che non consentono di fare fronte ad aumento costo della vita. Tutti elementi che minano alla base il normale sviluppo della famiglia. Questo è il vero problema dell’Europa”.

 

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