Circa 7,1 milioni di persone in Somalia stanno affrontando livelli di fame da crisi (Fase 4 dell’IPC) e, in assenza di una significativa risposta umanitaria aggiuntiva, si prevede che possa essere ufficialmente dichiarata la carestia, già in ottobre.
È quanto emerge da un nuovo rapporto dell’Integrated Food Security Phase Classification (IPC) Famine Review Committee, un gruppo di esperti internazionali indipendenti in materia di sicurezza alimentare e nutrizione, tra cui Azione contro la Fame, organizzazione internazionale specialista nella lotta all’insicurezza alimentare.
La peggiore siccità degli ultimi 40 anni, i conflitti e l’aumento vertiginoso dei prezzi di cibo e carburante fanno sì che oggi 20,5 milioni di persone nel Corno d’Africa abbiano urgente bisogno di assistenza alimentare. La Somalia è particolarmente colpita: qui Azione contro la Fame ha curato 100.000 persone dall’inizio dell’anno, con un incremento del 253%.
Secondo Azione contro la Fame e al nuovo rapporto dell’IPC, nella sola Somalia:
- la siccità ha ucciso circa tre milioni di capi di bestiame e più di un milione di persone sono state costrette a fuggire dalle loro case in cerca di cibo e acqua;
- rispetto al 2021, nella prima metà del 2022 Azione contro la fame ha curato il 253% in più di bambini affetti dalla forma più grave e mortale di malnutrizione;
- senza gli attuali livelli di assistenza umanitaria, nelle regioni della Baia della Somalia sarebbe già stata dichiarata la carestia.
- la malnutrizione nei distretti di Baidoa e Burhakaba è raddoppiata nel corso dell’ultimo anno e, se la risposta umanitaria non verrà rapidamente e sensibilmente incrementata, la popolazione di queste zone dovrà affrontare la carestia (Fase 5 dell’IPC) tra ottobre e dicembre 2022.
“La crisi climatica è una crisi alimentare. In tutto il Corno d’Africa, quattro stagioni delle piogge sono fallite e la gente muore di fame ogni giorno. Se il mese prossimo non arriveranno le piogge, quasi certamente ci sarà la carestia – ha dichiarato Ahmed Khalif, direttore nazionale di Azione contro la fame in Somalia – Con il cibo sempre più difficile da trovare e impossibile da permettersi, un numero sempre maggiore di genitori si trova di fronte alla scelta impossibile di quale dei propri figli debba mangiare, e quale possa morire. Il mondo ha cibo a sufficienza per tutti. Ora serve la volontà di agire”.
In tutta la Somalia, 6,4 milioni di persone non hanno accesso all’acqua potabile e a strutture igienico-sanitarie sicure, il che sta portando all’insorgere di malattie trasmesse dall’acqua e di malattie gastrointestinali che aggravano la fame – e che possono essere mortali per i bambini malnutriti.
Solo il mese scorso, 7.521 bambini gravemente malnutriti sono stati ricoverati nei centri di nutrizione di Azione contro la fame in Somalia.
“Quando un bambino con grave malnutrizione raggiunge i nostri centri di stabilizzazione, si trova già ad affrontare un’imminente minaccia di morte per fame. Una madre nel distretto di Burhakaba è uscita di casa in cerca di cibo e aiuto per il suo bambino, per poi accorgersi che il piccolo, che portava fasciato sulla schiena, era morto durante la ricerca. La situazione è così drammatica che molte morti non vengono nemmeno dichiarate – aggiunge Khalif – La malnutrizione è curabile. Tuttavia, i nostri centri sono sovraccarichi di pazienti e spesso non hanno abbastanza forniture, letti, personale o medicinali. Abbiamo bisogno di maggiori risorse per salvare vite umane e raggiungere più famiglie prima, per prevenire queste morti insensate”.
La fame è dovuta a precise cause strutturali: conflitti, crisi climatica, disuguaglianze. In Somalia, che sta sperimentando la più grave siccità degli ultimi 40 anni, la crisi climatica svolge un ruolo decisivo nell’aumento vertiginoso delle persone che soffrono la fame.
“In questo scenario, i Paesi occidentali hanno un ruolo e una responsabilità evidenti: in primis, rispondere con la massima tempestività ai bisogni umanitari presenti, per salvare vite ed evitare un’imminente carestia – dichiara Simone Garroni, Direttore generale di Azione contro la Fame in Italia – in secondo luogo, la comunità internazionale è chiamata ad agire in chiave preventiva, per evitare il ripetersi di tragedie come questa. Per fare ciò è necessario agire sulle le cause primarie della fame, e il prossimo banco di prova sarà la Conferenza per il Clima COP27 di novembre in Egitto. La gravissima crisi alimentare nel Corno d’Africa che è appena stata dichiarata, dimostra una volta di più che agire per il clima vuol dire combattere la fame, e i numeri della tragedia a cui stiamo assistendo dimostrano che non c’è davvero più tempo da perdere”