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Ucraina: due anni di conflitto e l’istruzione rimane una necessità prioritaria, solo un terzo dei bambini frequenta le lezioni

La risposta di SOS Villaggi dei Bambini all’emergenza educativa nel conflitto russo-ucraino

Due anni di paure, di sogni dimenticati, di istruzione spazzata via insieme ad abitazioni e scuole e una situazione di continua emergenza. È questa ormai la vita del popolo ucraino dall’inizio del conflitto con la Russia, scoppiato il 24 febbraio 2022. In questi due anni quasi 8 milioni di persone sono fuggite dall’Ucraina in cerca di sicurezza (UNHCR) e SOS Villaggi dei Bambini non solo ha mantenuto i Programmi di sostegno familiare e supporto alle famiglie affidatarie all’interno del Paese, ma ha dato il via a una serie di Programmi di risposta all’emergenza nei Paesi confinanti e in Italia. Se nelle prime fasi dell’emergenza, è stato fondamentale garantire il trasferimento al sicuro e il supporto per le famiglie sfollate – con rifugi, cibo e altri generi di prima necessità, rimborso delle spese per l’auto-evacuazione e supporto psicosociale – col protrarsi dello stato di emergenza è stato necessario fornire una risposta più strutturata.

Nelle zone di frontiera, tre quarti dei genitori dichiarano di non mandare i propri figli alla scuola materna[1] e solo la metà dei bambini rifugiati è stata iscritta nelle scuole dei Paesi ospitanti per l’anno 2022-2023[2]. Una vera e propria emergenza educativa a cui l’Organizzazione, impegnata da oltre 60 anni in Italia nell’accoglienza e supporto di bambini e ragazzi privi di cure familiari o a rischio di perderle, ha  risposto con due interventi, uno nazionale e uno europeo, entrambi volti a fornire tutto l’aiuto possibile alle famiglie e ai bambini vulnerabili, per mitigare l’impatto negativo della guerra e non far subire ulteriormente a bambini e ragazzi la difficile situazione dell’educazione in emergenza, nata con il conflitto.

In questa situazione di guerra ed emergenza, infatti, a rischio insieme alla loro vita è anche la loro istruzione. Diventa allora fondamentale intervenire per far sì che l’educazione rimanga sempre uno strumento vitale. Basti pensare che quando si chiede ai bambini e ai genitori che vivono in situazioni di emergenza e di crisi di che cosa hanno più bisogno, la maggior parte mette al primo posto l’istruzione. Questa, infatti, può fornire ai bambini che vivono in contesti difficili e di conflitto, informazioni salvavita, tra cui l’autoprotezione dagli abusi sessuali, la conoscenza delle mine, il lavaggio delle mani e altre competenze necessarie alla loro sopravvivenza.

Durante un’emergenza, che sia un conflitto o una pandemia, i diritti dei bambini e dei giovani, come quello all’istruzione, non possono essere ignorati. Deve essere garantita un’educazione di qualità, che possa offrire un senso di speranza e che protegga il loro sviluppo cognitivo e sostenga il loro benessere psicosociale.

La risposta di SOS Villaggi dei Bambini: il progetto nazionale

Durante il conflitto in Ucraina, centinaia di scuole sono state attaccate o utilizzate per scopi militari, mentre altre sono state messe a disposizione come rifugi per i civili. Per questo SOS Villaggi dei Bambini ha avviato diverse attività di supporto all’istruzione formale e informale, compreso l’insegnamento della lingua ucraina in modo tale che i bambini potessero continuare a nutrire le loro radici. Ad oggi, infatti, sono 1.220 i rifugiati ucraini presenti in Italia – minorenni, MSNA e madri single – che hanno potuto beneficiare del sostegno dell’Organizzazione a Trento, Trieste, Mantova, Milano, Palermo e in due Villaggi SOS (Vicenza e Ostuni), con un progetto avviato a giugno 2022, che sostiene i rifugiati ucraini accolti in Italia. Il progetto vuole contribuire al benessere multidimensionale dei rifugiati e dei richiedenti asilo attraverso la protezioneservizi di salute mentale e sostegno psicosociale (MHPSS), l’empowerment delle donne e della comunità, la formazione del personale sul supporto psicosociale e sugli strumenti di advocacy.

Allo stesso tempo, sono state realizzate attività ricreative e proposti interventi di carattere psicosociale basati sul movimento e sul gioco (TeamUp), con l’obiettivo di alleviare lo stress sperimentato da bambini e ragazzi ucraini e dai loro caregiver. Infine nei mesi di giugno e agosto 2022 e 2023 sono state ospitate 361 persone (223 minorenni e 138 adulti) nell’SOS Summer Camp di Caldonazzo (TN) per un periodo di vacanza e supporto psicosociale in un contesto ospitale e accogliente.

L’impegno di SOS Villaggi dei Bambini nella città di Trento e Mantova, le storie di accoglienza, speranza, cambiamento che solo l’impegno, l’aiuto reciproco e la solidarietà sono capaci di tessere, hanno dato vita anche al podcast “Insieme, Italia e Ucraina”. Curato da Stefano Leszcynski e realizzato in collaborazione con alcune realtà associative locali, il progetto racconta gli sforzi e le fatiche delle comunità della diaspora ucraina per dare assistenza e ospitalità ai parenti, amici e conoscenti costretti a lasciare il loro Paese per fuggire dal conflitto. Al caos dei primi mesi, affrontati da decine di volontari mobilitati spontaneamente, è subentrata la necessità di organizzarsi in maniera più strutturata. É a questo punto che l’incontro tra le associazioni della diaspora e la Rete SOS Villaggi dei Bambini è diventata determinante. L’Organizzazione si è impegnata a sostenere finanziariamente e con expertise tecnica le associazioni, che hanno così potuto migliorare ancora di più l’integrazione socio-economica e il benessere psicosociale di donne e bambini ucraini.

Ad oggi, sono state realizzate 9 formazioni, con 208 membri del personale formati.

Per questo il progetto lascia un’importante eredità, in termini di conoscenze, esperienza e buone pratiche a favore delle associazioni coinvolte localmente, ma anche una testimonianza di chi aiuta e di chi dopo le difficoltà prova a ricostruire una vita lontana dalle bombe.

L’intervento europeo dell’Organizzazione

Il secondo progetto, che ha preso avvio a settembre 2022 e che ha una durata di 24 mesi, mira a offrire formazione, assistenza tecnica e supporto operativo a 5 Organizzazioni nazionali di SOS Villaggi dei Bambini impegnate nella risposta al conflitto in Ucraina (Ucraina, Polonia, Romania, Lettonia, Ungheria) al fine di assicurare che gli interventi di salute mentale e di supporto psicosociale messe da loro in campo siano strutturate correttamente. Nel 2023, SOS Villaggi dei Bambini ha condotto diverse iniziative di formazione, dotando i colleghi di varie regioni, di competenze e conoscenze essenziali per migliorare le loro capacità nell’ambito dell’MHPSS. Ad oggi, sono stati coinvolti 116 persone, tra psicologi, pedagogisti e assistenti sociali (dati aggiornati al 16/01/24).

Sempre sulla scena europea l’Organizzazione ha partecipato ai lavori dell’Alliance Baukultur tenutasi a Davos in Svizzera, in concomitanza con il World Economic Forum, dal 15 al 19 gennaio 2024, per discutere su come giungere a una cultura della costruzione di qualità in Europa. All’incontro, in rappresentanza di SOS Villaggi dei Bambini ha partecipato Yevgeniya Rzayeva, Responsabile del progetto del team di supporto per l’Ucraina con un intervento in cui ha presentato il lavoro che l’Organizzazione svolge nel Paese da più di 20 anni, ricordando che i bambini dovrebbero essere sempre al centro di tutte le decisioni e azioni, specie in situazioni di emergenza come quella che sta vivendo l’Ucraina.

Dati e interventi dell’educazione in emergenza nel mondo

C’è una vera emergenza educativa nel mondo. Il 50% dei giovani della popolazione globale non frequenta la scuola[3] e le diseguaglianze nell’educazione vengono principalmente da condizioni socio-economiche svantaggiate e da contesti di conflitto, che generano a loro volta povertà, fame e guerra. A questo si aggiunge la pandemia, periodo in cui – secondo l’UNESCO – solo il 40% del totale degli studenti nel mondo è stato supportato dalle istituzioni, permettendogli una didattica a distanza e connessioni. Diventa per questo fondamentale pensare all’educazione non come a un lusso da garantire solo dopo il superamento dell’emergenza, ma come una priorità dell’intervento umanitario.

Per questo è necessario avviare una serie di opportunità di apprendimento di qualità per tutte le età in situazioni di crisi, compreso lo sviluppo della prima infanzia, l’istruzione primaria, secondaria, non formale, tecnica, professionale, superiore e per adulti. È ciò che viene definito “Educazione in Emergenza” (EiE), che fornisce protezione fisica, psicosociale e cognitiva, che può garantire un supporto efficace e olistico all’individuo e alla comunità. Le situazioni di crisi più comuni in cui l’EiE è essenziale includono conflitti, situazioni di violenza, sfollamenti forzati, disastri ed emergenze sanitarie.

È fondamentale un approccio inclusivo che prevenga e mitighi le esperienze infantili avverse e conferisca agli operatori sanitari competenze e conoscenze. È attraverso un sostegno completo ai bambini e alle loro famiglie che i bambini e le loro comunità esposti alle avversità possono avere la possibilità di avere un futuro più resiliente e armonioso” afferma Orso Muneghina, Responsabile Risposta all’emergenza e Programmi internazionali di SOS Villaggi dei Bambini e a capo del Programma globale di esperti sulla salute mentale e sul supporto psicosociale della Federazione SOS Children’s Villages. “L’educazione è la chiave per far sì che i bambini e i giovani raggiungano il loro pieno potenziale. Deve essere un faro che illumina ogni fase del loro viaggio verso una vita migliore, soprattutto per i più vulnerabili. L’educazione dà potere alle ragazze e alle giovani donne, in particolare, aumentando le loro possibilità di trovare un lavoro, di mantenersi in salute, di partecipare pienamente alla società e aumenta le possibilità dei loro figli di condurre una vita sana”. 

Per questo è necessario agire e impegnarsi quotidianamente. L’Obiettivo di Sviluppo Sostenibile 4 (ONU, 2015), di garantire un’istruzione inclusiva ed equa e di qualità per tutti entro il 2030, infatti, non sarà raggiunta senza un impegno costante nel pianificare, dare priorità e proteggere l’istruzione, in particolare in contesti difficili.

Guerre, pandemia e calamità naturali: i rischi per la salute mentale 

In contesti difficili, dove l’istruzione non è garantita e si fatica a dare ai giovani un’educazione che sia una porta verso un futuro migliore, nasce il rischio che molti bambini e ragazzi siano soggetti a problemi legati alla salute mentale. Qui entra in gioco la necessità di garantire un sostegno che passi anche attraverso l’educazione.

“I conflitti espongono a una dimensione di stress cronico, di paura, sottraggono il futuro alle bambine e bambini che possono avere ricadute importanti sulla qualità della loro salute mentale” spiega Emanuele Caroppo psichiatra, psicoanalista e coordinatore del Comitato Scientifico di SOS Villaggi dei Bambini. “In condizioni avverse come le guerre, vengono infrante le possibilità di sognare il domani e imparare come si costruisce passo dopo passo il percorso per raggiungere il proprio futuro. È importante attivarsi subito per evitare che le situazioni di crisi come la guerra, una calamità naturale o la stessa pandemia, lascino cicatrici indelebili segnando il destino dei più piccoli conducendoli verso la strada della deumanizzazione. Servono luoghi sicuri e programmi di supporto. Per questo all’interno delle strutture di SOS Villaggi dei Bambini è attivo un network di ascolto psicologico, con l’obiettivo, non di cercare la malattia, ma di creare ambienti dove ogni bambino possa essere aiutato a tirar fuori le proprie emozioni, anche attraverso il disegno, per battere sul tempo il disagio psicologico prima che si manifesti.”

È proprio nell’ambito della salute mentale e dell’educazione in emergenza che SOS Villaggi dei Bambini ha avviato diversi progetti. Tra questi Well-U, volto a implementare misure preventive di salute mentale e psicosociali universali che possono essere attuate da insegnanti, educatori, mediatori culturali, operatori sanitari e sociali, personale che lavora nei centri di accoglienza, oltre che dagli stessi rifugiati. Il progetto, avviato nel pieno della crisi ucraina, ha lo scopo di fronteggiare i rischi rispetto alla salute mentale cui vanno incontro i rifugiati nel corso del loro processo di migrazione. Spesso i sistemi sanitari pubblici non sono in grado, sia in termini di capacità che di risorse, di affrontare queste problematiche. Il progetto Well-U fornisce una serie di interventi maggiormente accessibili, riducendo l’onere per le istituzioni specializzate in salute mentale.

 

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