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Zafferano di ottima qualità: lo coltivano i detenuti del carcere regionale

A fine anno, l’Associazione, costituita nel 1983, presenta il ‘Bilancio di missione che, anche quest’anno, è stato giudicato positivo. “Siamo in pochi e facciamo acrobazie per soddisfare le varie esigenze. Tutti speriamo in un ricambio generazionale”

BRISSOGNE –“Tra i due cancelli della Casa Circondariale di Brissogne c’era un’area dismessa, inutilizzata da tempo. L’abbiamo rivitalizzata con la coltivazione di zafferano a cui si dedicano quattro detenuti. Il prossimo anno speriamo di ampliare le colture grazie ad un sostegno economico promesso dalla Compagnia di San Paolo”.

  Maurizio Bergamini, presidente dell’Associazione Valdostana Volontariato Carcerario, esprime il classico ‘sogno nel cassetto’: “Vorrei una detenzione il più utile possibile. Vorrei anche che l’opera dei volontari fosse sostenuta anche dalla società civile per rendere la pena non una vendetta, ma una vera e propria ricostruzione della personadotata degli strumenti necessari ad un reingresso concreto nella società, nel lavoro, in famiglia”. Ancora: “L’ormai consolidata attività di apicoltura  impegna cinque giovani. Ad oggi, non possiamo contare sulla commercializzazione delle nostre produzioni, considerata la scarsa quantità. Ci limitiamo a venderle ad amici, parenti, al personale carcerario e fra noi volontari. Il ricavato viene reinvestito nell’acquisto di beni di prima necessità per i detenuti”.

  Abbigliamento e articoli per l’igiene. Acquisti finalizzati alla salvaguardia della dignità della persona. Diritto inalienabile di ogni cittadino in qualunque situazioni si trovi. Dignità che coincide anche con l’aggancio ad una occupazione quale incentivo al recupero del proprio ‘Io’.

  Il lavoro, ‘colonna portante’ su cui poggiano le solide basi per una effettiva svolta di chi ritorna in libertà. Occupazione che, nell’Istituto penitenziario valdostano, viene proposta anche sotto l’aspetto culturale. Detenuti appassionati di giornalismo, impegnati nella redazione trimestrale di ‘Pagine Speciali’.

  “Sono dieci ragazzi che, con grande entusiasmo, dedicano molte ore al giornale – assicura Bergamini -.La loro passione per lettura e scrittura potrebbe trasformarsi in un impegno stabile una volta fuori da queste mura. Il problema, però, continua ad essere costituito, nella stragrande maggioranza dei casi, dall’impatto sociale, non superabile con facilità”.

 Scogli insormontabili, rocce granitiche con cui il confronto risulta impari. Dei 200 detenuti, ad oggi, nella Casa Circondariale di Brissogne (il  numero fluttua con rapidità) una ventina di questi ha oggettive possibilità di uscire e di reintegrarsi, a pieno titolo, lasciandosi alle spalle le tribolazioni di ‘ieri’. L’oggi e, soprattutto, il domani possono ripresentarsi con un ‘volto luminoso’.

  “Gli otto detenuti assunti con tanto di  contratto e stipendio nella panetteria e nella lavanderia carcerarie usciranno con la qualifica di operai specializzati – sottolinea Maurizio Bergamini –. Ci sono tutti presupposti per un futuro scandito da un’attività in proprio o dipendente. Una autentica nuova vita”.

  Questa nobile attività svolta da 30 dei 40 iscritti all’Associazione colma, in molti casi, il vuoto esistenziale di coloro che vedono il mondo dietro le sbarre.Ogni giorno qualcuno dei volontari varca i pesanti portoni in ferro del carcere regionale e incontra, dialoga, ascolta chi ha necessità o desiderio di confidare il proprio tormento, le angosce a persone che non giudicano, ma aiutano e offrono solidarietà morale e materiale.

  “Possiamo anche contare sull’aiuto economico del cappellano – ricorda il presidente dei Volontariato Carcerario -.Fondi destinati a chi non può permettersi neppure di acquistare una scheda per telefonare ai propri cari o agli avvocati. In carcere si paga tutto. Ad eccezione di vitto e alloggio. Anche i contributi della CRT e i rimborsi annuali garantiti dalla Regione ci permettono di acquistare articoli urgenti. Farmaci, occhiali, prodotti di parafarmacia e per la cura personale..L’indispensabile”, conclude Maurizio Bergamini.

  

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