Immagine di repertorio (Fotogramma)
Pubblicato il: 29/03/2019 11:10
“Siamo contrari a ogni forma di bagarinaggio ma i consumatori devono sapere che con l’introduzione dal primo luglio del biglietto nominativo per i concerti dal vivo, i costi dei biglietti aumenteranno, cambiare il nome dell’utilizzatore non sarà una procedura veloce e si creeranno più code agli ingressi per i controlli”. Lo afferma Vincenzo Spera, presidente di Assomusica, l’associazione degli organizzatori e produttori di spettacoli di musica dal vivo, alla quale aderiscono oltre 120 imprese che realizzano l’80% dei concerti in Italia.
“Quest’emendamento approvato nell’ultima legge di bilancio del Governo come strumento di contrasto al fenomeno del secondary ticketing – sostiene Spera – rischia di generare soltanto un grande caos. Per attuare i necessari controlli, gli organizzatori dovranno aprire i cancelli molto tempo prima, impegnando più personale su più turni. Questi costi saranno pagati dai cittadini che acquisteranno il biglietto, aumenteranno code e tempi di attesa, specie in occasione di grandi manifestazioni. I consumatori non potranno più regalare un biglietto a un familiare, amico o parente. Le procedure per il cambio del nominativo non saranno semplici e immediate e potranno comportare ulteriori costi. In questo scenario rischiamo di perdere anche i grandi gruppi organizzati”.
“Assomusica – prosegue la nota – è da sempre sensibile al tema della legalità e si è già adoperata per limitare il fenomeno del ‘bagarinaggio online’ proponendo, in altre occasioni, misure ritenute idonee a superare questo annoso problema per la filiera. Anzitutto si possono chiudere tutti i siti di rivendita dei biglietti o si possono utilizzare delle app che consentono di tracciare l’eventuale passaggio di mano dei biglietti già emessi. Pur condividendo l’obiettivo che la legge si prefigge, riteniamo che le misure disposte, invece di perseguire l’attività criminosa di alcuni soggetti e/o imprese che sono la causa del fenomeno e che su di esso lucrano ingentemente, colpiscano fortemente i consumatori e gli organizzatori di spettacoli dal vivo, comportando ricadute negative, certe, sull’intero settore”.
“Il settore della musica live – spiega Vincenzo Spera – rappresenta una filiera di circa 1.000 imprese che dà lavoro a oltre 36.000 persone, impiegate direttamente nel settore. L’anno scorso il comparto ha avvicinato al mondo degli spettacoli e della cultura popolare quasi 10 milioni di spettatori, specialmente giovani. Gli spettacoli di musica dal vivo creano valore a livello locale e costituiscono una cinghia di trasmissione per lo sviluppo del Made in Italy (turismo, enogastronomia, cultura ecc.). Da una ricerca di Cerved si evince come i concerti di musica popolare contemporanea siano uno stimolo per l’economia del territorio: la ricaduta minima sulle città è di 1,20 € aggiuntivi per ogni euro speso sul biglietto – pertanto, pur nella comprensione dell’obiettivo della proposta, riteniamo ingiustificato colpire un settore florido dell’industria culturale”. Assomusica auspica che si ponga rimedio alle contraddizioni e alle conseguenze negative del provvedimento senza danneggiare chi produce cultura, emozioni e ricchezza per i territori.
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