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BlacKkKlansmen ovvero quando un detective di colore riesce ad arrivare ai vertici del Ku Klux Klan

E’ l’ultimo film di Spike Lee. Un fatto realmente accaduto nel 1978, quando Ron Stallworth il primo agente afro–americano del Dipartimento di Polizia di Colorado Springs, riesce ad infiltrarsi e smascherare i vertici del Ku Klux Klan

Negli Stati Uniti del 1978, Ron Stallworth è il primo agente afro–americano del Dipartimento di Polizia di Colorado Springs. Assegnato inizialmente all’archivio del distretto di Polizia che sembra stargli troppo stretto, riesce a passare all’Intelligence dove però il suo principale compito è quello di consumare tazze di caffè scadente e di sfogliare le pagine dei quotidiani cittadini alla ricerca di informazioni che indichino azioni sovversive in grado di disturbare la quiete cittadina. Un singolare annuncio attira l’attenzione di Ron che alza la cornetta del telefono dell’ufficio e compone il numero apparso sulle pagine del giornale.

Ku Klux Klan

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Casella postale 4771

Security, Colorado, 80230

Fingendosi un bianco conservatore interessato a ricevere del materiale illustrativo, Ron si ritrova implicato in un’indagine sotto copertura altamente pericolosa: infiltrarsi e smascherare i membri del Ku Klux Klan. Ron cerca un collaboratore nel collega ebreo Flip Zimmerman come sua controparte bianca per entrare in contatto con il Klan, raccogliere più informazioni possibili e distruggere il sistema dall’interno.

Sembra quasi un paradosso pensare che un uomo di colore sia riuscito a mettersi in contatto con il Klan e a scalarne tutte le posizioni diventandone quasi uno dei membri più influenti eppure è successo davvero. La storia di Ron Stallworth è stata tenuta nascosta per oltre vent’anni fino a che lo stesso Detective, ormai in pensione, decide di raccontare tutto in un libro intitolato Black Klansmen (edito in Italia da TRE60).

Il regista Spike Lee ci racconta l’America di ieri paragonandola a quella di oggi attraverso riferimenti non troppo velati alla presidenza di Trump, mescolando abilmente i generi della commedia e del drammatico.

In questo lungo film il regista ci racconta uno spezzone di storia americana dimostrando, anche attraverso immagini crude come la rievocazione del linciaggio di Jesse Washington attraverso le parole di Jerome Turner (interpretato da Harry Belafonte), quanto il razzismo sia presente ancora oggi all’interno degli States.

Nel cast troviamo nel ruolo del protagonista Ron Stallworth John David Washington, figlio di Denzel Washington, e Adam Driver, noto al grande pubblico per il ruolo di Kylo Ren in Star Wars, nei panni di Flip Zimmerman. I due attori nel corso del film lavorano fianco a fianco riuscendo quasi a creare un unico personaggio con la voce di Ron, che intrattiene i rapporti telefonici con i membri del Klan, e il corpo di Flip che prende parte agli incontri con i membri dello stesso.

Nelle vesti del suprematista bianco e Gran Maestro del Ku Klux Klan David Duke troviamo Topher Grace mentre vera protagonista femminile del film è Laura Harrier che interpreta  Patrice Dumas, l’interesse amoroso di Ron e presidentessa dell’Unione Studenti Neri del Colorado College.

Il film ha ricevuto il Gran Premio della Giuria nell’ultima edizione del Festival del Cinema di Cannes.

Visione altamente consigliata.

Foto sotto: film si S. Lee sul KKK (badtaste.it) 

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