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“Cda della Scala dica no ai sauditi”, monito da Strasburgo  

Cda della Scala dica no ai sauditi, monito da Strasburgo

(Fotogramma)

Il consiglio di amministrazione del Teatro alla Scala di Milano dovrebbe “prendere atto delle difficoltà” connesse all’offerta dell’Arabia Saudita, in via diretta o tramite imprese controllate, di entrare nel board, mettendo sul piatto 15 mln di euro, e “non intraprendere quella strada”. Lo dice all’Adnkronos il presidente della commissione Diritti Umani del Parlamento Europeo Antonio Panzeri, del gruppo dei Socialisti e Democratici. Il prossimo 18 marzo, ricorda Panzeri, “c’è il consiglio di amministrazione”. E, “se ho compreso bene”, lo stesso sindaco di Milano Giuseppe Sala, che presiede il cda, “ha detto che se non c’è un consiglio compatto è difficile procedere in quella direzione”. Un accordo con i sauditi, sottolinea l’eurodeputato, “comporta una serie di problemi, legati ai diritti umani”. E il tema “non è l’internazionalizzazione: la Scala deve poter contare su una platea mondiale; tuttavia nella scelta dei partner ci sono dei criteri che, a mio modo di vedere, devono essere seguiti. E quello dei diritti umani è uno dei criteri principali, secondo me. Mi auguro” quindi “che il 18 marzo il cda prenda atto delle difficoltà e non intraprenda quella strada”.

L’approccio al tempio milanese della lirica è solo un tassello della campagna che i sauditi stanno conducendo in giro per il mondo per rifarsi un’immagine, dopo il brutale omicidio del giornalista Jamal Khashoggi, fatto a pezzi nel consolato saudita di Istanbul: “Il principe ereditario Mohammed Bin Salman – continua Panzeri – sta girando il mondo, cercando di acquisire il consenso attraverso accordi in cui mette a disposizione ingenti risorse finanziarie, cercando in qualche modo di far dimenticare l’affare Khashoggi e la situazione che oggi abbiamo presente dal punto di vista dei diritti umani. Ma, al di là dell’operazione che sta facendo l’Arabia Saudita, Milano nell’immaginario collettivo, anche dopo la manifestazione di sabato scorso, non è solo città medaglia d’oro della Resistenza, ma è la città dei diritti. A maggior ragione – sottolinea – il tema dei diritti umani dovrebbe essere presente”.

Per Panzeri “le motivazioni addotte dal sovrintendente Alexander Pereira sono per certi versi risibili: ‘Se non danno a noi i soldi, vanno da un’altra parte'”. Ma in questo caso “la questione non è semplicemente finanziaria o commerciale”. E comunque, osserva, “generalmente quando si fanno accordi” commerciali “a livello Ue si inseriscono delle condizionalità. In questo caso – conclude – non è un problema di natura commerciale, ma che si stava facendo un’intesa con un Paese che non rispetta i diritti umani”, come l’Arabia Saudita.

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