Pubblicato il: 20/05/2020 20:32
“La stagione dell’Inda, seppur nell’emergenza del coronavirus, tradisce la mission originaria di mio nonno. Rappresentare all’interno di un teatro antico opere di autori greci. Ben vengano quest’anno Tosca, Massimo Popolizio, Cerami e Piovani. Ma cosa c’entrano con l’Istituto del Dramma Antico?”. È quanto ha dichiarato all’Adnkronos Federico Gargallo, discendente del fondatore delle Rappresentazioni classiche di Siracusa, Mario Tommaso Gargallo.
Ed ha aggiunto: “Temo che anche il pubblico più affezionato comincerà a prendere le distanze dalla programmazione del teatro e dalla città. E questo non un bene per Siracusa. Sono profondamente addolorato – ha proseguito Federico Gargallo- Lo ripeto, non riesco a capire a chi possano giovare le scelte di quest’anno. Chissà forse per fare cassa, per ricevere contributi. Sarebbe, forse, stato meglio chiudere e ritornare alla ‘biennalita’’ con la quale mio nonno aveva concepito le Rappresentazioni classiche di Siracusa”.
“Mio nonno girava il mondo per conoscere il teatro e i maggiori autori. Da D’Annunzio a Pirandello sino a Borges, amici e sodali, in perenne rapporto epistolare – ha aggiunto il nipote di Tommaso Gargallo – È giusto guardare alla contemporaneità, ma sempre nel solco della tradizione. E allora perché non proporre al pubblico, per esempio, monologhi estrapolati dalle tragedie più conosciute con attori amati e popolari? Speriamo che il cartellone del 2020 non violi e non cambi la storia della programmazione delle Rappresentazioni classiche di Siracusa. Purtroppo,oggi, abbiamo perso una duplice scommessa, culturale e organizzativa. E pensare che solo le due guerra mondiale erano riuscite a fermare l’incanto e la magia del Teatro greco di Siracusa”.
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