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Danza: Aterballetto, in scena su Rai5 ‘The Other Side’ 

Pubblicato il: 18/06/2020 17:24

Quattro linguaggi si incontrano, e offrono il proprio contributo ad una creazione “time & site specific”, nata al tempo dell’isolamento, ma diventata via via un cantiere di ricerca articolato e complesso. Una storia (di Simone Giorgi) di solitudini che si rincorrono da una parte all’altra delle pareti, sul filo di grandi brani di repertorio (Ludwig van Beethoven) o di musiche scritte per l’occasione (da Fabio Massimo Capogrosso).

Ecco lo spunto per la ricerca coreografica di Saul Daniele Ardillo intorno al corpo di danzatori, che sono isolati da un’epidemia nella primavera del 2020, ma potrebbero esserlo in qualsiasi primavera della loro (e nostra) vita (‘The Other Side’, 25 giugno ore 21,15 su Rai5). Sotto lo sguardo e al ritmo del montaggio di Valeria Civardi. Con le suggestioni di un’opera pittorica di Luisa Rabbia, evocativa e materica al tempo stesso.

La Fondazione Nazionale della Danza / Aterballetto di Reggio Emilia e La Toscanini di Parma lavorano insieme nei mesi di maggio e giugno per una “(video)creazione musicale e coreografica” con i danzatori della compagnia e i musicisti della Filarmonica Arturo Toscanini. Questa nuova “creazione a distanza” parte dall’esperienza di ‘1 meter Closer’, prodotta in aprile e presentata da Rai 5 nella Giornata mondiale della danza, il 29 aprile.

“Quello con la Toscanini è un dialogo già iniziato, che ci interessa particolarmente -spiega Gigi Cristoforetti, direttore della Fondazione Nazionale della Danza / Aterballetto – In questo periodo non stiamo facendo quasi nulla di ciò che avevamo previsto. Un disastro dal quale non ci facciamo piegare, e ne approfittiamo per approfondire dimensioni artistiche alle quali teniamo moltissimo, per le quali non c’era mai tempo. La videodanza, in particolare – aggiunge- ci permette di rapportarci con nuovi pubblici, e il dialogo interdisciplinare è una delle scommesse più importanti della contemporaneità”

“Per questo sono particolarmente felice che Ravenna Festival, nostro partner stabile – spiega ancora- ci accompagni nel momento in cui dobbiamo rimandare la prima del ‘Don Juan’ (che era prevista in giugno al Teatro Alighieri di Ravenna), e che anche la Collezione Maramotti sia nostro complice, aggiungendo un linguaggio e un’artista al progetto”, conclude Cristoforetti.

“L’occasione di collaborare con la Fondazione Nazionale della Danza / Aterballetto infatti è capitata in un momento particolare, anche se l’idea di farlo, a lungo raggio, era già stata avviata mesi prima – ribadisce Alberto Triola, sovrintendente e direttore artistico de La Toscanini – Il progetto mette in gioco energie creative in senso stretto. Insieme alla compagnia di danza partecipano tre nostri musicisti e oltre l’omaggio a Beethoven, presenta anche la musica di Fabio Massimo Capogrosso (nostro compositore in residenza per questa Stagione) con un’opera appositamente pensata”.

“In tempo di isolamento, la nuova creazione accoglie per poi sprigionare una forte tensione che si trasforma nella tensione armonica di un’anima chiamata a trovare e a trovarsi con tutte le altre voci coinvolte, musicisti, danzatori e pubblico”, conclude Triola.

“Gigi Cristoforetti, nocchiero dell’Aterballetto in questa tempesta – afferma l’assessore alla Cultura della Regione Emilia-Romagna, Mauro Felicori – è stato fra i primi a capire che bisognava reagire all’epidemia. Benché la fisicità collettiva della danza, oltre al problema della vicinanza del pubblico, potesse scoraggiare ogni attività, la Fondazione regionale con sede a Reggio Emilia ha inventato “1 meter Closer”, facendo danzare insieme artisti lontani chilometri l’uno dall’altro. E ora replica con un nuovo video, “The Other Side”, stavolta frutto della collaborazione con Alberto Triola e La Toscanini, anch’esso trasmesso da Rai 5, mai abbastanza elogiata”.

“Cristoforetti – prosegue- ha capito che, quand’anche l’epidemia passasse, limitandosi a recare danni gravissimi ed apparisse dunque una parentesi, ancorché dolorosissima, lo spettacolo dal vivo non sarà più quello di prima, La questione delle distanze ha aggravato, infatti, clamorosamente quel rapporto fra teatro e pubblico che era già critico prima del virus, per gli alti costi a fronte del pubblico già limitato, perché gli spazi storici, vanto dell’Italia, già prima dell’epidemia si mostravano problematici per la scrittura contemporanea e da oggi appariranno ancora più angusti e vincolanti di ieri”.

“Occorreranno dunque nuovi spazi – aggiunge l’assessore – e su questo stiamo riflettendo. Ma soprattutto servirà sfruttare con coraggio e inventiva tutte le potenzialità del digitale, come proprio l’Aterballetto sta cominciando a fare, con nuovi prodotti e nuovi canali di dialogo con il pubblico. Lo spettacolo dal vivo nel digitale non è solo il rispecchiamento, la ripresa video del palcoscenico, ma una vera e propria produzione parallela, con un linguaggio proprio”.

“1 meter Closer” ha dimostrato che, benché solo agli inizi, già si possono immaginare esiti stupefacenti – spiega ancora- Segnalo infine quanto sia importante, in questa produzione, la collaborazione fra Fondazione Nazionale della Danza e Fondazione Toscanini, alle quali si aggiunge anche la Collezione Maramotti di Reggio Emilia, e il Ravenna Festival. Le intese fra i principali istituti culturali della regione sono uno dei passaggi per rafforzare il ruolo nazionale ed europeo delle nostre produzioni”.

L’arte è sempre un segnale forte di vita, e in questa creazione le suggestioni impressionistiche della musica costituiscono lo spunto necessario a danzatori chiusi nella propria solitudine per rialzarsi e trovare energia e ispirazione. Così come un’opera di grande formato di Luisa Rabbia, ‘Love’, diventa la trama di esplosioni immaginarie e suggestioni visive. Questa nuova videocreazione è affidata al coreografo e danzatore della compagnia Aterballetto Saul Daniele Ardillo, affiancato dal dramaturg Simone Giorgi, scrittore edito da Einaudi.

“Sento che tutti gli artisti coinvolti in questo progetto – spiega il coreografo Ardillo – viaggiano su tanti binari paralleli, ma tutti alla stessa velocità, tutti con la stessa intenzione. Paradossalmente questa situazione di rallentamento, chiusura e isolamento ha creato un effetto contrario. Cii ha insegnato a comunicare, quindi ha acuito l’ascolto e l’empatia. È “facile” ma soprattutto divertente insegnare movimenti in videoconferenza, per la gioia di farlo ma anche per la gioia di vedere empatia nel farlo. È proprio come ciò che si racconta sulla cecità. Acuisce gli altri sensi”.

“Siamo partiti da un’immagine semplice – racconta Giorgi – un muro che separa due stanze. Un muro che separa due persone. Due esseri umani in due stanze attigue ma non comunicanti, se non per quello stesso muro che le divide. Due esseri umani vicinissimi eppure irraggiungibili l’uno all’altro. È un’idea che avremmo potuto realizzare in teatro, con un muro a separare due performer. Un’idea che, pensando a un prodotto audiovisivo, anche oggi, con le limitazioni che abbiamo -spiega ancora- è realizzabile quasi come se quelle limitazioni non ci fossero, e al contempo proprio in virtù di quelle limitazioni si carica di senso”.

Ciascun danzatore avvertirà nella (immaginaria) stanza accanto, la presenza di uno sconosciuto musicista che suona. E sarà quella musica ad irrompere nella sua solitudine e trascinarlo verso una danza che diventerà, una volta di più, comunicazione profonda. Sarà quella musica a metterlo in relazione profonda con tutti gli altri danzatori. Sono Mihaela Costea (violino), Pietro Nappi (violoncello) e Orazio Sciortino (pianoforte) i musicisti scelti da La Toscanini per incarnare un incontro tanto virtuale quanto profondo.

Il repertorio prescelto è un omaggio a Ludwig van Beethoven, genio musicale che più di tutti ha sperimentato il senso fisico del limite, e lo ha superato. In programma anche una prima assoluta del brano inedito commissionato appositamente al compositore in residenza de La Toscanini, Fabio Massimo Capogrosso.

“Il percorso coreografico – puntualizza il compositore- è espresso da momenti di grande smarrimento, alienazione, frustrazione e rabbia causate dall’impossibilità di comunicare e da ultimo, per quanto mi riguarda, prendendo a prestito l’esempio beethoveniano, ho cercato di esprimere l’idea del superamento di questo dolore, attraverso la musica. Così da un linguaggio percussivo e fortemente dissonante passiamo a momenti di maggiore apertura e luminosità”. A tessere il filo di questi incontri immaginari è la filmmaker Valeria Civardi, già autrice insieme a Diego Tortelli di 1 meter Closer.

Anche l’arte visiva diventa protagonista, grazie ad un’opera di proprietà della Collezione Maramotti. È Love un quadro di grandi dimensioni del 2017 di Luisa Rabbia, artista che riflette proprio sulla condizione esistenziale, sulla connessione fra gli esseri umani e l’ambiente che li circonda.

 

 

 

Adnkronos.

 

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