Non conoscevo la storia della Tarte Tatin. Sì, la storia, non la ricetta. Me l’ha raccontata Isabella di Burro Salato, che insieme con lo chef Agostino oggi ci insegna a prepararla, (per vedere il loro video cliccate QUI). Le protagoniste sono Stephanie e Caroline Tatin, due sorelle francesi, che all’inizio del Novecento gestivano un ristorante a Lamotte-Beuvron. La torta nasce per un errore. Una delle due sorelle, durante la preparazione, si dimentica di stendere la sfoglia sotto le mele. E allora cosa pensa di fare? Di stenderla sopra il composto di mele, e non sotto come d’abitudine. Il dolce fu molto apprezzato e da allora ha fatto il giro del mondo, approdando anche a Matera grazie alla perizia di Agostino. Nel nome rimane impresso lo squisito errore di chi l’ha creato.
Quando Agostino e Isabella mi hanno proposto l’idea della Tarte Tatin per la nostra rubrica “Ricette al libro” ho subito pensato che la torta mi offriva l’occasione per festeggiare i trentanni di Sinnos. La torta per antonomasia serve nei compleanni e questa mi sembra l’ideale con la sua storia per festeggiare una casa editrice che nasce nel posto “sbagliato” che poi si rivela quello più giusto per entusiasmi e semi da spargere: il carcere di Rebibbia, come mi ha raccontato Della Passarelli nella nostra prima chiacchierata, nel lontano 2015.
Auguri a Sinnos! Auguri auguri con una bella fetta della crostata al contrario di Agostino, a cui su suggerimento di Isabella abbiniamo un Sauternes. I vini Sauternes, mi spiega Isabella, nascono a sud di Bordeaux. È un vino “dolce”, suadente, dalle meravigliose tonalità ambrate, che dona al sorso una delle sensazioni più armoniose che si possano sperimentare al palato.
Quale libro leggiamo mentre assaggiamo la Tarte Tatin e brindiamo alla casa editrice Sinnos? “Hai la mia parola” di Patrizia Rinaldi, una delle tante voci straordinarie del catalogo Sinnos, e una delle più importanti della narrativa italiana. In particolare come scrittrice per ragazzi ha vinto il Premio Andersen per ben due volte: una con il miglior albo e l’altra come scrittrice italiana dell’anno.
Il nuovo romanzo è la storia di due sorelle, orfane di madre e maltrattate dalla matrigna sotto lo sguardo connivente del padre, fino a che la sorella più bella, Mariagabriela, ancora bambina, è richiesta dal Visconte della contea in cui vivono, come serva di casa. Il progetto del Visconte, che è già ripetutamente vedovo, è quello di ingravidare Mariagabriela per poi far passare il bambino come legittimo erede della futura moglie, che sceglierà tra le cagionevoli donne della nobiltà. Una storia di soprusi e di violenza, ambientata in quello che appare un indefinito e fiabesco medioevo, ma purtroppo valida ancora oggi. In questo la forza dirompente del libro e la maestria di Patrizia Rinaldi che sa trovare i toni e la misura per raccontare una storia tragica con un ritmo romanzesco e avventuroso. Una storia, però, che ha anche il sapore del riscatto e della determinazione delle scelte. Perché Mariagabriela avendo opposto resistenza al Visconte, viene punita in maniera esemplare nella piazza, per poi scomparire misteriosamente. Sulle sue tracce mossa dal grande amore che le unisce da sempre si pone Nera, la sorella “sbagliata”, la Zoppa La Sciancata La Strega. La accompagna Michelino, un ragazzo che il padre aveva disposto che l’aiutasse nel pascolo dopo il trasferimento di Mariagabriela nel castello.
La loro strana compagnia rispetta i canoni tradizionali della fiaba, senza mai allontanarsi dal realistico (un po’ come la ricetta della Tarte Tatin, che rispetta gli ingredienti della crostata tradizionale, ma di fatto ha un altro aspetto e dunque un sapore del tutto innovato, più dolce e caramelloso come mi suggerisce Isabella): un gatto selvatico, capace di provvedere al loro sostentamento ogni volta che risulta necessario, e un capretto, Cicatrice, che porta sul dorso e sulla zampa il ricordo degli artigli di un’aquila da cui Mariagabriela lo ha salvato. Il cuore della narrazione è la trasformazione di Nera in La Riccia e il rocambolesco finale, che lascio che assaporiate e scopriate da soli tra le pagine di “Hai la mia parola”.
Il sapore dominante nei libri di Patrizia Rinaldi è la sua voce, anche nei romanzi per adulti: La serie di Blanca, che è tornata in libreria con “La danza dei veleni” (QUI la nostra CHIACCHIERATA); “Ma già prima di giugno”, in cui in ombra c’è una storia di sorellanza stretta e tragica come quella raccontata nel nuovo libro (La nostra chiacchierata QUI); e “La figlia maschio” (la seconda appassionata chiacchierata con la scrittrice napoletana QUI) che ripercorre un tema simile a “Hai la mia parola” nella violenza di genere, nella vulnerabilità della condizione di figlia in Cina, e nell’indomita resistenza delle donne. Tutti i libri sono pubblicati da E/O.
La voce di Patrizia Rinaldi è un miscuglio di sintassi, lessico e ritmo che reggono l’eleganza dei costrutti e conservano l’immediatezza del sentimento, in cui i lettori, piccoli e grandi, sono incantati e trattenuti. Non ho potuto che vedere la scrittrice nella protagonista, Nera chiamata La Riccia, per la straordinaria capacità di incantare qualsiasi uditorio.
Lo sbaglio della natura, la zoppia che aveva relegato Nera in una condizione di miseria e di emarginazione, si rivela il trampolino di lancio per diventare la Riccia, salvata dal potere delle parole e in grado di salvare anche gli altri. Anche l’amata sorella Mariagabriela? Questo lo lascio scoprire ai lettori, insieme al sapore squisito della Tarte Tatin nella ricetta di Agostino di Burro Salato.
di Giuditta Casale