“Ascoltatela a tutto il volume. Dobbiamo disturbare i vicini e riempire l’Italia di questa musica meravigliosa. E così cambieremo il mondo”. Per la sera di Natale non prendete impegni perché in tv, su Rai3, c’è qualcosa che vale la pena di essere visto. Si tratta di un programma decisamente controcorrente e inusuale intitolato “Che storia è la musica”. A guidarlo è il maestro Ezio Bosso, pioniere di un nuovo format che mette insieme musica classica e cultura pop, in una commistione di generi e linguaggi che si è già dimostrata lo scorso giugno, quando è stato dedicato integralmente a Beethoven. Ora ritorna la sera del 25 dicembre con il racconto della musica e della vita del compositore che più amò questa festività e cioè il grande Čajkovskij.
In particolare Bosso avvicinerà il pubblico alla sesta sinfonia, “Patetica”. Ma non solo. Quello che caratterizza ogni esibizione di questo immenso artista è il grande amore per la musica e l’emozione che è capace di suscitare. Avviene anche durante la conferenza stampa quando spiega: “Credere nella musica non è un processo di leggiadria ma è faticoso. E a volte ti consuma anche. E raccontarlo vuol dire essere umani grazie a qualche cosa di divino che è la musica”. Nel programma ci saranno diversi ospiti, da Corrado Augias a Diego Bianchi, passando per Max Tortora, Mario Tozzi, Igor Cassina: “Ogni ospite entra personaggio ed esce persona, perché la musica emoziona e spoglia di tutte le maschere. La mia maschera è la bacchetta, che nasconde il dolore. Bisogna lasciarsi guidare dalla musica che è in grado di lenire tutti i dolori”.
Bosso confessa anche che non avrebbe voluto fare questo programma perché “Se va bene una cosa ripercorrerla è sbagliato. La zona di conforto poi diventa banale. Ma a farlo mi ha spinto questa orchestra straordinaria che mette insieme i migliori musicisti di tutta Europa. “Facciamolo per il Paese”, mi hanno detto. E poi Čajkovskij era innamorato del Natale. Lasciarsi guidare è un gesto di umiltà. Sei grande insieme a lui. Vi faremo sentire la Patetica come non è mai successo. Abbiamo alzato l’asticella e abbiamo permesso alle telecametre di svelare ciò che accade dentro un’orchestra, di catturare i sorrisi e i baci. Non quella seriosità che fa paura e allontana. C’è serietà. Perché essere seri è una cosa bella”.
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