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Francesco Vecchi, conduttore di Mattino Cinque: “Il coronavirus ha cambiato il modo di fare Tv”

“Serve un nuovo patto generazionale. Bisogna immaginare dei meccanismi a tutela dei giovani”

“Il coronavirus è stato uno spartiacque perchè ha cambiato un po’ il modo di fare tv e ha sdoganato alcune connessioni Skype, interviste sporche, che qualche tempo fa sarebbero state inaccettabili dal punto di vista dell’estetica televisiva, oggi invece sono state digerite dal pubblico e siccome hanno anche un evidente praticità da lì non si tornerà indietro anche per una struttura di costi”. Lo afferma Francesco Vecchi, conduttore di Mattino Cinque in un’intervista al giornale online “laNotifica.it”. “Il pubblico – spiega – si è abituato ormai ad interviste che vanno e vengono”. Questa nuova estetica “che qualche tempo fa sarebbe stata considerata un orrore in televisione dà, tutto sommato, un senso di quotidianità, realismo e vicinanza di chi parla, rendendo più empatica la comunicazione. Il mio pubblico – ad esempio – che è molto eterogeneo riconosce nelle inquadrature anche del presidente del Consiglio o di un ministro una inquadratura che lo rende più famigliare”. “Con la normalità però – sostiene il giornalista che dal 2004 lavora per Mediaset – tornerà anche la normalità della discussione. Ogni mezzo di comunicazione ha la sua declinazione di un contenuto. Queste leggi non cambiano, tornerà – dunque – anche la necessità che in televisione una discussione sia incarnata da due parti che la pensano diversamente. Durante la pandemia non è stato così, perchè l’interesse a capire cosa realmente stesse accadendo era fortissimo, quindi la gente è rimasta concentrata anche ad ascoltare, spesso con connessioni scadenti, professori universitari che altrimenti, in circostanze normali, la gente non avrebbe fatto lo sforzo di ascoltare”. Vecchi che la scorso settembre ha pubblicato un saggio che affronta la questione generazione”I figli del debito. Come i nostri padri ci hanno rubato il futuro” commenta poi i dati diffusi dall’Osservatorio Censis sulla Silver Economy:  “di quei dati continuo a stupirmi che ci sia un 51% che non si renda conto che c’è uno squilibrio di risorse che vengono dirottate verso le classi generazionali più mature. Io credo che bisogna immaginare dei meccanismi di tutela dei giovani. I giovani sono una minoranza in questo momento nei paesi occidentali e specialmente in Italia, quindi vanno tutelati. Un esempio su tutti: se una legge danneggia economicamente, patrimonialmente i giovani, penso a quota 100, quella legge dovrebbe essere costituzionalmente bloccata perchè i giovani non hanno la forza elettorale per andare alle urne e opporsi. Poichè la forza elettorale è per motivi demografici nelle mani delle classi generazioni più mature bisogna mettere dei meccanismi di tutela dei giovani”. Infine Francesco Vecchi commenta il ruolo della comunicazione d’impresa in una fase che è ormai di forte emergenza economica: “l’emergenza economica sarà difficile per molte imprese e credo che, come tutte le imprese lungimiranti, quelle che investono in comunicazione ne usciranno meglio. Questa comunicazione ovviamente deve stare al passo con quella che è la sensibilità del momento. A me hanno dato fastidio le pubblicità che hanno fatto riferimento costante ed esplicito al coronavirus, al Covid, all’aria che respiriamo, alla retorica della ripartenza. La gente non è così ingenua, vuole semplicità e immediatezza. C’è un’insofferenza forse verso tutto ciò che è macchinoso e nei confronti della burocrazia e la stessa cosa vale nella comunicazione: più semplice è una frase, più arriva e più verrà ricordata”.

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