(AdnKronos)
Pubblicato il: 21/02/2019 12:39
di Antonella Nesi
Domani arrivano gli 8 episodi di ‘Suburra 2’ su Netflix e su Canale 5 va in onda il secondo speciale di ‘Uomini e donne’ in prima serata, chiamato a fronteggiare ‘Sanremo Young’ su Rai1. I due fatti, apparentemente slegati, sono le due facce di una stessa medaglia: la fuga dai teleschermi tradizionali (quasi un milione di spettatori in meno in prima serata rispetto alla scorsa stagione) verso nuove fruizioni audiovisive che sta penalizzando non tanto la Rai (che anzi cresce leggermente in controtendenza) quanto Mediaset, e soprattutto Canale 5, ormai Maria De Filippi-dipendente.
Ma andiamo per ordine: la media della platea televisiva di questa stagione 2018-2019 (dal 9 settembre al 18 febbraio) in prima serata è di 24.509.000 spettatori e confrontata con quella dell’anno scorso (dal 10 settembre 2017 al 19 febbraio 2018) perde ben 909.000 spettatori pari al 3,6% di share. Mancano all’appello, insomma, quasi un milione di telespettatori. La situazione non è migliore nelle 24 ore: la platea televisiva media dell’intera giornata in questa stagione (dal 9 settembre al 18 febbraio) è di 10.441.000 spettatori ma rispetto allo scorso anno (dal 10 settembre 2017 al 19 febbraio 2018) perde 325.000 spettatori pari al 3% di share.
Ma in questo scenario (e nell’analogo periodo citato sopra), chi vince e chi perde? Rai vince, giacché in questa stagione registra il 38,7% in prima serata (con un +0,1% sull’anno scorso) e il 37,2% nelle 24 ore (con un +0,3%). Le tv del gruppo Cairo (La7 e La7d) sono quelle che vincono di più perché si assicurano il 5,3% in prima serata (+0,9% sull’anno scorso) e il 4,2% nell’intera giornata (+0,7%). I canali di Sky e Fox (tra pay tv e canali in chiaro) tengono, ottenendo un 8,6% in prime time (-0,1%) e il 7,8% nelle 24 ore (lo stesso dell’anno scorso). Ma la tenuta si deve soprattuto alla crescita di Tv8 (+0,2%) che compensa il calo dei canali satellitari (-0,2%).
Mediaset invece perde. Il gruppo del Biscione (dal 9 settembre al 18 febbraio) registra il 30,8% in prime time, con un vistoso -1,3% sull’analogo periodo dell’anno scorso, e il 30,8% nelle 24 ore, con un -1,1% sull’anno scorso. Tra le reti Mediaset, l’unico segno positivo lo registra Rete4 che in prima serata ottiene il 4,3% con +0,5% sull’anno scorso. Mentre il calo più consistente lo registra Canale 5 che ottiene una media del 15% in prime time (-1,2% sull’anno scorso) e il 15,7% nelle 24 ore (-1,1% sull’anno scorso). Nell’analogo periodo, Rai1 registra il 20,1% in prima serata (-0,2% sull’anno scorso) e il 17,2% nelle 24 ore (stabile sull’anno scorso).
Complice il festival di Sanremo, il divario si è acuito nelle ultime settimane: dal primo gennaio al 19 febbraio 2019, Rai1 registra in prime time il 21,8%, staccando Canale 5 del 6,6%. E non stupisce che Mediaset abbia chiesto a Maria De Filippi di occuparsi oltre che di ‘C’è posta per te’ di una nuova prima serata, con gli speciali di ‘Uomini e donne’. Dal 7 al 17 gennaio 2019 la media di Canale 5 in prima serata è di 3.079.000 spettatori con il 14,9% ma se si calcolasse la media dei programmi non legati alla De Filippi, il prime time sarebbe a 2.563.000 spettatori con il 12,2% di share, la rete perderebbe cioè un ulteriore 2,7% di share.
Ma dove sono finiti questi spettatori? Sono migrati in gran parte su altre fruizioni. E, se è impossibile ottenere dati dalle piattaforme di intrattenimento in streaming come Netflix e Amazon Prime, che comunque registrano crescite a due cifre, la dimostrazione è anche nei dati del video on demand degli stessi broadcaster televisivi. Rai Play in questa stagione (dal 9 settembre 2018 al 18 febbraio 2019) ha registrato una crescita del 50%, ottenendo 300 milioni di Media Views Play contro i 201 milioni dello stesso periodo dell’anno scorso. Analoga crescita (un +43% in un anno) anche sulla metrica dei browser unici (assimilabili ad apparecchi diversi che si collegano), dove Rai Play è passata dai 32,4 milioni della scorsa stagione ai 46,4 della stagione in corso. Anche Mediaset Play, che ha debuttato con i Mondiali di Calcio e quindi non dispone di dati confrontabili con lo scorso anno, è in netta e continua crescita. La partita decisiva dei maggiori gruppi televisivi italiani si giocherà, insomma, nei prossimi anni proprio sulla capacità di intercettare queste nuove fruizioni, quel pubblico giovanissimo e non solo, che ormai consuma audiovisivo su schermi diversi dal televisore, che siano pc, tablet o smartphone. Solo chi riuscirà a catalizzare su questo terreno l’attenzione del pubblico in fuga dalla tv, avrà un futuro sereno.
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