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GIOBBE COVATTA E PINO QUARTULLO AL TEATRO CON LA COMMEDIA ‘HOLLYWOOD BURGER’

Dal 26 al 28 novembre 2021

Giobbe Covatta e Pino Quartullo sono i protagonisti di ‘Hollywood Burger’, l’esilarante commedia di Roberto Cavosi che andrà in scena dal 26 al 28 novembre al Teatro Duse di Bologna (sabato e venerdì alle ore 21, domenica alle 16). Lo spettacolo è un recupero delle date inizialmente previste dal 6 all’8 marzo 2020, pertanto rimangono validi tutti i biglietti già acquistati.

La pièce, diretta dallo stesso Quartullo, è ambientata in una mensa per artisti negli Studios di Hollywood. Due attori mitomani, assolutamente alla deriva ma tenacemente aggrappati al sogno del cinema, se ne dicono e ne fanno di tutti i colori, spalmando sui loro hamburger senape, maionese, ketchup, con un fare convulso e ingordo come la loro voglia di far parte, in un modo o nell’altro, della magia di Hollywood.

Un inserviente li tratta come inutili ingombri, mentre Leon e Burt non smettono di fare a gara con le loro disgrazie e disavventure. Snocciolano aneddoti con Stanley, Jack, Robert, Francis, Al, Ridley, Meryl, Giulia: sono i cosiddetti ‘namedropper’, ovvero quelli che ‘sgocciolano’ i nomi dei personaggi più famosi come fossero loro intimi amici. Forse sono anche bravi attori, ma il destino si è accanito contro di loro.

Sono due tipiche vittime del sistema hollywoodiano – spiega Quartulo nelle note di regia – allo stesso tempo così teneri da farci innamorare di loro: troppo indifesi per una giungla come Hollywood. Ed è in questa giungla che Leon e Burt ci conducono per mano, raccontandoci la loro vita attraverso i loro film”.

Leon ha recitato nel cult di Kubrick ‘2001 Odissea nello spazio’ ma era totalmente nascosto in un travestimento da scimmia. Burt ha preso parte a molti film di successo ma i suoi ruoli (dal killer omosessuale ne ‘Il Padrino’ al vampiro postino in ‘Dracula’, passando per l’accordatore del pianoforte di Sam in ‘Casablanca’) viene sempre irrimediabilmente tagliato in fase di montaggio. Così, quei film mitici, in cui hanno lavorato senza poter essere riconoscibili o da cui sono stati poi fatti fuori, diventano per il pubblico un viaggio nei ricordi collettivi, nell’esistenza di tutti.

Le frustrazioni di Leon e Burt – si legge ancora nelle note di regia – sono un po’ metafora delle nostre, ognuno può riconoscere in esse le proprie insoddisfazioni. Non sapremo mai se quello che si confidano sia frutto di una crudele realtà o di una delirante follia, ma le loro aspettative disattese di un’improbabile carriera cinematografica li rende così tragici da farli diventare esilaranti, eroici clown beckettiani del nostro mondo”.

Dopo decenni, infatti, i due attendono ancora l’occasione e aspettano che passi da lì Jack Nicholson. ’Aspettando Godot’ degenera in ‘Aspettando Jack Nicholson: Beckett tracima in Tarantino.

Con le loro storie, Leon e Burt, attraversano tutta la cinematografia americana e la loro vita, in un crescendo di aneddoti esilaranti, tensioni impreviste, rivelazioni inaspettate, fino ad esplodere in un violento paradossale finale.

Un mondo che ti lusinga per tradirti e dal quale è bene rubare anche le più piccole briciole di felicità perché è solo su quelle che si può costruire, come ci insegnano Leon e Burt, la propria vita e la propria dignità” prosegue il regista, che conclude “non esistono piccole o grandi parti, piccoli o grandi attori sullo schermo del mondo, esistono solo piccoli o grandi uomini”.

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