Pubblicato il: 28/05/2019 13:15
di Giannandrea Carreri
La televisione? “Ormai è un media stupido e anche pericoloso, con cui si possono fare tanti danni, in maniera subdola e silenziosa. E’ ancora determinante per la diffusione delle idee ma deve cambiare radicalmente l’offerta, dare contenuti alti. Basta con la semplificazione televisiva della realtà, bisogna andare nella direzione opposta, verso una nuova alfabetizzazione”. A pensarla così è Domenico Iannacone, giornalista di lungo corso, in Rai dal 2001, dal 6 maggio in onda su Rai3 con ‘Che ci faccio qui’, striscia in access prime time, che con il suo programma, dice all’Adnkronos, vuole “offrire degli spazi anticonvenzionali. L’abbrutimento dei talk mi ha fatto guardare altrove. Bisogna guardare alla vita vera, non ai personaggi che circolano abitualmente in tv”. Un’offerta che, annuncia Iannacone, tornerà la prossima primavera, anticipata in autunno da quattro maxi speciali. Le puntate di ‘Che ci faccio qui’, ciascuna incentrata su un’intervista a persone “conosciute o sconosciute ma comunque non ‘abusate’ dalla tv”, in effetti si discostano dai temi più frequentati sul piccolo schermo, quella in corso, ad esempio, è una settimana cominciata con l’arte di strada di Maupal per proseguire con la fotografia di Letizia Battaglia, il cinema e la vita avventurosa di Mirko Frezza, e concludersi con un ‘folle’ doppio speciale.
“Sabato mandiamo in onda una doppia puntata, uno speciale intitolato ‘Siamo tutti pazzi’, dedicato al Teatro Patologico di Roma, una realtà fondata e diretta da Dario D’Ambrosi, un’esperienza struggente, una narrazione dove la malattia mentale ‘esplode’ con personaggi incredibili, che danno vita ad un teatro di livello”, racconta Iannacone. Con questo tipo di offerta nel suo primo mese di vita il programma, firmato insieme a Luca Cambi, ha avuto uno share medio del 5,6%, corrispondente a circa 1,5 milioni di spettatori, “quando andiamo in onda alle 20,30 vale il 7% ma abbiamo avuto anche puntate oltre l’8% come questo lunedì”, rivendica l’autore-conduttore. Merito anche della difformità di ogni puntata dalle altre, “il programma non è ripetitivo, ogni sera cambia strada seguendo la persona che mettiamo al centro, cambiano gli scenari, cambia l’alfabeto che usiamo e chi ci vede sa che troverà una cosa nuova”. Una ‘cosa nuova’ è in arrivo anche per la prossima stagione di Rai3: “Con il direttore Coletta c’è già l’idea di fare una nuova serie, probabilmente in autunno, quattro puntate lunghe, di 50 minuti. Poi, in primavera, di nuovo ‘Che ci faccio qui'”, annuncia Iannacone che, infine, alla domanda su quale sia l’intervista che ha nel cassetto che più gli piacerebbe realizzare risponde sicuro: “Vasco Rossi! Mi piacerebbe intervistarlo a modo mio, credo che lui abbia molto di inespresso, come uomo”.
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