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[Il ritratto] Addio a Bibi Andersson, bellissima di ghiaccio e fuoco che stregò il cinema e l’Italia

Veniva da un altro pianeta. Quello che l’Italia scoprì con il documentario sensazionalistico Svezia inferno e paradiso, prima ancora che con gli immortali film di Ingmar Bergman che hanno letteralmente scolpito un pezzo importante di storia del cinema. L’altro pianeta era la Svezia delle donne emancipate, delle bellezze statuarie, delle nudità senza problemi, della psicanalisi che non negava il corpo scoperto, dell’interiorità più complessa che non rinunciava al sesso e alla seduzione carnale. In pratica, aliene rispetto alle italiane che faticavano per le stesse conquiste. Bibi Andersson era tutto questo. L’attrice è morta a 83 anni, da quasi dieci lottava con i postumi di un grave ictus che le aveva tolto la parola. Sofisticata e passionale, impegnata e ironica, la Andersson resta tra le più grandi interpreti del cinema e tra gli oggetti del desiderio più indimenticabili per il pubblico.

L’amante di Sordi, la spalla insostituibile di Bergman

Che ruolo poteva dare il cinema italiano a Bibi Andersson, donna di un altro pianeta che atterrava nell’Italia degli anni Sessanta stregata dal documentario di enorme successo ma stroncato dalla critica firmato da Luigi Scattini? Quella di amante di Alberto Sordi nel suo film da regista Scusi, lei è favorevole o contrario? All’epoca la Andersson, notata a teatro da Bergman, aveva già girato con lui nove film, tutti fondamentali. Bastano alcuni titoli: Il posto delle fragole, Il settimo sigillo, Persona, Il volto, Sorrisi di una notte d’estate. Bibi Andersson diventava la musa ispiratrice e la collaboratrice prediletta del maestro svedese pluripremiato, assieme a Liv Ullman e Ingrid Thulin. Stregava gli Usa, dove avrebbe cominciato a lavorare (in produzioni d’autore come Quintet di Altman ma anche da grande box office, come in Airport ’80). Sempre continuando a frequentare i grandi autori, come il Bellocchio di Il sogno della farfalla e il premiatissimo Pranzo di Babette di Axel. Nel mezzo, tanto teatro e uno scandalo.

Le manette sul palcoscenico

Nata a Stoccolma l’11 settembre 1935 da un’assistente sociale e un imprenditore, Berit Elizabeth Andersson, per amici e fan Bibi, cominciò da giovanissima a frequentare il palcoscenico, si diplomò al prestigioso Teatro drammatico nazionale svedese e fece brillare immediatamente gli occhi di Bergman. Era bellissima, molto brava, duttile, coraggiosa, Orso d’Argento a Berlino nel 1958 con L’amante, la Bibi che mostrava il corpo nudo in un bianco e nero raffinato in Le ragazze era la stessa che divideva il dramma da camera con la Ullman in Sussurri e grida, un film che davvero ha messo sottosopra il cinema, ancora la stessa dalla vita sentimentale turbolenta (tre matrimoni) che si impegnò per l’arte bosniaca mentre Milosevic e la Serbia muovevano una guerra spaventosa per cancellare quell’identità nazionale. La Andersson fedele a Bergman anche nell’inchiesta per evasione fiscale del Teatro reale che vide finire in manette il regista (mentre provava sul palco) e pure lei, che però uscì pulita da ogni accusa. Ghiaccio e fuoco, impegno e seduzione, eleganza e carnalità. Se n’è andato qualcosa di unico. 

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