Mezza russa e mezza inglese, totalmente diva. A 75 anni, ancora un’ icona di femminilità molto più libera e trasgressiva di tante influencer eternamente mezze nude e in posa sui social. Una che ha vinto tutto, Helen Mirren: un Premio Oscar, tre Premi Golden Globe, quattro Premi BAFTA, cinque Screen Actors Guild Awards, quattro Emmy Awards, un Tony Award, due premi come migliore attrice a Cannes e una Coppa Volpi a Venezia.
A Berlino è stata invitata per ricevere l’Orso d’oro alla Carriera, in una serie di interviste Helen Mirren è tornata a parlare di sé, delle sue interpretazioni premiate e coraggiose, talvolta scandalose, del sessismo contro cui si batte da sempre e della sua fama di “rompiscatole” che si porta dietro, e a cui non rinuncia, divertita.
Il corpo come un’arma, il talento contro i pregiudizi
Già agli esordi cinematografici, Helen Mirren (che era già impegnata fra tv e teatro) non aveva paura di niente: dall’esordio nientemeno che con Luis Bunuel in Violenza per una giovane fino ai capolavori dell’arrabbitissimo free cinema inglese (O Lucky Man, insieme al Malcolm MacDowell che poi diventerà l’Alex di Arancia Meccanica con Kubrick) e Messia Selvaggio, dello scandaloso Ken Russell, in cui si mostrava completamente nuda senza nessuna vergogna. Poi la decisione di accettare il ruolo in uno dei film più censurati di sempre, il Caligola di Tinto Brass. Da lì, una carriera ricchissima, fino al ruolo da Oscar nei panni della regina Elisabetta in The Queen, e una versatilità che le permette di lavorare con grandi autori come pure sul set di film d’azione che fanno sfracelli ai botteghini (Red, Fast & Furious). Non senza tralasciare di lavorare con Luc Besson in Anna, incurante delle accuse di molestie sessuali piovute addosso al regista di Nikita e Leon. Tipa libera e di carattere, la Mirren, che stuzzicata sul nudo in tempi di molto minore protezione delle attrici, a Berlino ha detto: “Quando ero giovane non c’erano gli intimacy coach sul set prima delle scene di sesso. Non è divertente essere l’unica donna nuda in un set pieno di uomini, ma la cosa la si affronta con una minuziosa coreografia di movimenti. Come ha fatto mio marito Taylor Hackford, regista di Ufficiale e Gentiluomo, dove Debra Winger e Richard Gere sono protagonisti di una delle scene più sensuali del cinema”.
E’ bello invecchiare, e farlo da rompiscatole
Sull’età che avanza (75 anni splendidamente portati) Helen Mirren ha detto: “Oggi mi sono goduta questo miracolo in diretta, la mia geolocalizzazione attraverso il telefonino, avrei voluto che Kurt Cobain fosse vivo per divertircisi. Accadono un sacco di cose interessanti, se fossi morta giovane le avrei perse. Quindi mi son detta: ok, invecchierò“. In anni molto precedenti il MeToo, nel 1975, la Mirren divenne celebre per un battibecco televisivo col presentatore Michael Parkinson, all’epoca accusato di essere sessista: “Non credo fosse misogino, più che altro era un dinosauro dal punto di vista culturale“. Sul suo amore per la recitazione: “Ho cominciato perché Londra era tutta un fremito di creatività e io volevo esserne parte. Ma poi ho capito che era una forma di disciplina, e un modo per mostrarmi con tutte le mie sfumature di essere umano“. Sulla regina britannica: “Ho visto il suo guardaroba e mi sono messa le mani nei capelli. Lei non è vanitosa, si veste come le dicono di fare. L’unico suo desiderio è andarsene a spasso con i suoi cani”. E circa il suo notorio caratterino: “Scelgo i copioni con un mix di istinto e cuore. Nella film Quel lungo venerdì santo non ne potevo più di starmenene in un angolo a fare la pupa del boss. Così mi presentavo al regista avendo riscritto intere parti del copione per dare più spessore al mio personaggio. Mi hanno lasciato fare. Ero una gran rompiscatole, e non sono cambiata in questi 40 anni”.