Storie dure, ruoli drammatici, pioggia di premi. L’attrice anglo-americana Moss è la star di The Handmaid’s Tale e ora del controverso film L’uomo invisibile. E’ lei la diva perfetta al tempo del MeToo
Elisabeth Moss
Mentre l’ex gran mogul del cinema Harvey Weinstein va a schiantarsi contro la sua arroganza e il suo comportamento criminale (è stato condannato per stupro, si attendono i dettagli della pena) c’è un’altra figura, in questo periodo in cui la lotta per i diritti delle donne torna a rinnovata attenzione, che si staglia proprio a partire dal mondo dello spettacolo. Parliamo di Elisabeth Moss, diventata nel giro di qualche anno il simbolo del nuovo “girl power” a Hollywood e dintorni. Perché le storie di cui è protagonista sono tremende, ed esemplari.
Resa schiava e forzata a procreare
Elisabeth Moss era già bravissima e molto premiata prima dell’esplodere, nello scenario televisivo, del caso The Handmaid’s Tale. La serie tv prodotta da Hulu e distribuita in Italia in prima visione da Timvision in cui viene portato in scena il terribile e affascinante romanzo distopico Il racconto dell’ancella uscito quasi 30 anni fa. Nel ruolo di June Osborne, la Moss attraversa l’inferno dei diritti umani e tutte le violazioni della dignità e del corpo femminile. Come sanno gli appassionati della serie televisiva e i lettori di quel libro di Margaret Atwood che ebbe grande impatto, The Handmaid’s Tale è ambientato in un futuro prossimo. E’ la distopia, cioè il futuribile che parla al nostro oggi. E nella storia, June-Elisabeth Moss diventa la schiava della famiglia del dittatore Fred che ha preso il controllo di quelli che un tempo erano gli Usa, segnati dal disastro ambientale, dalla guerra civile e dal tasso di fertilità in picchiata. Le donne diventano animali: vengono private della loro identità (June diventa DiFred, cioè proprietà dell’uomo di cui prende il nome come se fosse un oggetto) e costretta a indossare vesti che la identificano come ancella. E in quanto tale, esiste per dare figli alle famiglie delle elite che governano lo stato teocratico-dittatoriale di Gilead, rinunciando a tutto il resto. Costretta a subire stupri rituali a scopo riproduttivo, come tutte le altre ancelle. In questo ruolo duro e apparentemente disperato, che però apre a una grande ribellione e rivincita delle donne, la Moss ha vinto tutto: Golden Globe ed Emmy, l’oscar della tv. Era già stata premiata per altre serie con il Sag e il Satellite Award. Intensa, duttile, fragile e al contempo guerriera. L’attrice perfetta ai tempi del #MeToo. Non è tutto.
Il persecutore che nessuno vuole vedere
L’anglo-americana Elisabeth Moss (ha doppia cittadinanza), 38 anni, è in arrivo anche sugli schermi italiani con The Invisible Man – L’uomo invisibile. Ridattamento molto attuale del classico letterario di Herbert George Wells. Una storia femminista ma anche un thriller pieno di colpi di scena. Dove l’attrice interpreta Cecilia, compagna di un brillante scienziato che però è anche un uomo violento e psicotico. Impossibile stargli a fianco, lei fugge da lui ma poi viene a sapere che il suo ex compagno si suicidato. E le ha lasciato una parte importante del suo ricco patrimonio. Ma sono molti i segnali che fanno pensare che l’uomo non si sia ucciso. E se fosse sparito? E se stesse tornando per fargliela pagare? Comincia una persecuzione ma nessuno sembra vedere lo stalker tranne lei. Sta impazzendo, oppure tutti ignorano ciò che la minaccia? Lo vedremo al cinema dal 28 febbraio. E rivedremo la Moss in altri ruoli incisivi. E’ il momento perfetto per lei.