Nella foto la pianista Alessandra Celletti
Pubblicato il: 13/04/2019 07:18
di Chiara Moretti
Una mossa alla volta quasi giocasse a scacchi. Sfacciata “come solo i timidi sanno essere”, testarda e creativa, Alessandra Celletti ce l’ha fatta. “Non è facile diventare pianista e vivere del proprio lavoro, molti miei ex compagni di classe del Conservatorio ne fanno un altro. Insegnano, qualcuno fa l’informatico o altri mestieri” racconta all’Adnkronos ripercorrendo il suo lungo cammino di vita con il pianoforte. di Chiar
“Io all’inizio mi sono autoprodotta il mio primo lavoro in studio, c’era ancora il DAT, sembra un secolo fa, e l’ho trasformato in un Cd. Con il coraggio dei miei 26 anni ho chiamato il Corriere della Sera. ‘Ho fatto il primo disco, mi intervistate?’, mezza pagina e da lì è partito tutto”. Con i suoi abiti fiabeschi e un talento fuori dal comune, è riuscita a suonare in mezzo mondo, “manca la Cina e un po’ tutta l’Asia” precisa, “ma ci arriverò”. Ha al suo attivo 17 album e la voglia di alzare sempre l’asticella dei desideri. L’ultimo suo lavoro è in vinile sul tema del blu.
“E’ dedicato a mia madre, scomparsa da poco. Era un’artista anche lei e nell’ultimo periodo dipingeva curiosamente soltanto con quel colore. Intanto io le stavo accanto e componevo al pianoforte il mio #cellettiblue. Solo cinquecento copie, numerate a una a una con la mia ricerca di un timbro puro”.
La vera svolta per Alessandra arriva grazie a un incontro sul web. “Ai tempi c’era Myspace, ci ho messo quattro brani ed è successo come nelle favole. Il produttore Michael Sheppard mi ha contattata dall’America. ‘Ti andrebbe di incidere l’integrale del compositore tedesco Stockhausen?’ mi ha scritto”. Lei ha pensato a uno scherzo, ma gli ha risposto comunque e quasi per giocare gli ha rivelato il suo sogno: “‘Vorrei incidere dei pezzi miei”. E lui, incredibilmente: “Facciamo tutto quello che vuoi”. “Michael me lo ricorderò sempre, era eccezionale. Un idealista. Quando sono andata negli States per produrre la mia musica l’ho incontrato, era molto semplice. L’unica cosa che contava per lui era la musica e la sua etichetta discografica”.
Dopo tanti album prodotti in Usa, è tornata in Italia. C’era la crisi economica, era tutto fermo e non c’erano soldi per l’arte e la cultura. “Mi inventai allora – racconta – di mettere il piano su un camion e di cercare i fondi con il crowdfunding su Musicraiser. Avevo chiesto 5mila euro e, invece, ne ho avuti 6-7mila. Il risultato? Ho suonato in 15 tappe nei posti più belli d’Italia, da Nord a Sud”. Erano gli anni in cui Matera si stava candidando a Capitale della cultura per il 2019 e “mi hanno chiesto se li sponsorizzavo: ho accettato e gli ho portato fortuna”. Una piccola casa di produzione, la Primafilm, l’ha accompagnata con una troupe, creando un documentario dal titolo Piano piano on the road. “C’è il mio concerto nella piccola frazione di Topolò in Friuli al confine con la Slovenia, dove ho suonato dentro a un bosco con un pubblico di quattrocento persone in un’atmosfera fiabesca. Un altro in cui suonavo in riva al mare, su una montagna con le mucche intorno a Piano Battaglia sopra Palermo. Non è stato sempre facile. Dovevo organizzare tutto: i contatti con il Comune, la richiesta per il suolo pubblico, la luce e la Siae, ma ce l’ho fatta”.
Un passo dopo l’altro. E ora Alessandra è pronta anche per il prossimo sogno. “Faremo vedere Piano piano on the road in Cina con i sottotitoli per arrivare a un concerto entro quest’anno nel Paese” rivela all’Adnkronos il regista e produttore Marco Carlucci della Primafilm. “Mi mancava Pechino, te l’ho detto” interviene Alessandra, ridendo e immaginando il suo pianoforte già sulla Via della Seta.
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