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La vita ad alta velocità di Siegfried

Siegfried Stohr, ex pilota di F1, ha presentato lo spettacolo teatrale Piloti di altri tempi, tratto dal suo libro Piloti senza ali, guidando gli spettatori attraverso ricordi e riflessioni nel mondo delle corse. Stohr è anche psicologo ed alpinista

Nel corso del Misano Classic Weekend, una tre giorni svoltasi dal 5 al 7 ottobre all’interno del circuito intitolato a Marco Simoncelli, è andato in scena lo spettacolo teatrale “Piloti d’altri tempi”, un’opera ideata e curata da Siegfried Stohr e dalla compagnia Serra teatro. 

E’ difficile spiegare in poche parole chi è Siegfried Stohr, padre tedesco, madre italiana, nato e cresciuto in Romagna, un uomo che ha vissuto molte vite e tutte da protagonista: pilota di Formula 1, psicologo, scrittore, alpinista e istruttore e gestore della prima e più importante scuola di guida sicura in Italia.  Gli appassionati di motori se lo ricordano prima campione italiano di Formula Italia e Formula 3 e successivamente giovane promessa della Formula 1, in anni in cui la regina delle gare automobilistiche era popolata da campioni e personaggi come Gilles Villeneuve e Didier Pironi.  Su questa sua vita affrontata, in tutti i sensi, ad alta velocità, Siegfried Stohr ha scritto il libro “Pilota senza ali“, dal quale è poi nata l’opera teatrale “Piloti d’altri tempi”.  Una pièce dove Stohr sale sulla macchina del tempo, facendoci rivivere il suo passato ricco di ricordi e aneddoti commossi e commoventi, come i drammi delle morti del ferrarista Lorenzo Bandini, deceduto dopo un incidente a Montecarlo, e di Alfonso de Portago, il nobile spagnolo morto durante la mille miglia del 1957.  Proprio parlando dell’elevato numero di morti in gara negli anni dal dopoguerra agli anni ’90, Stohr spiega perché secondo lui i piloti di oggi sono diversi da quelli di ieri.  Nel passato i piloti sapevano che la morte faceva parte dei rischi del mestiere e quello che oggi era toccato a un collega il giorno poteva toccare anche a loro.  Tutto questo creava fratellanza anche tra rivali.  Oggi infatti i rischi ridotti tendono ad allontanare fra loro i piloti, non creando quei momenti di convivialità, indispensabili per creare amicizie durature.  Stohr parla anche del suo grande rammarico: “non aver mai guidato la Ferrari in Formula 1“, sogno che sembrava realizzabile nel 1982 quando, dopo la tragica morte di Villeneuve, il Drake, si mise alla cerca di un degno sostituto. “Io non so chi Ferrari considerò come papabili – dice Stohr – immaginavo solo di esserci. Insomma, ovviamente non ne so nulla, essendo però pilota di F.1 a spasso, ma con un anno di esperienza, pensavo che mi avrebbero preso in considerazione”. Alla fine Ferrari scelse il francese Patrick Tambay. Qualcuno sostiene che  il pilota romagnolo pagò le sue simpatie politiche (Stohr girava con l’Unità sotto braccio). 

Nello spettacolo c’è spazio per un’altra passione di Stohr: l’alpinismo estremo, anche qui una continua ricerca di se stesso attraverso il rischio, o meglio un rischio consapevole, perché come dice il pilota “Il coraggio è solo consapevolezza, sapere quello che si fa”.

E’ doveroso precisare che Siegfried Stohr ha devoluto a Cittadinanza Onlus, un’associazione che sostiene progetti di cooperazione internazionale in favore delle persone con malattie psichiche e di bambini con disabilità nei paesi a basso e medio reddito, sia l’incasso del libro “Pilota senza ali” che i proventi dello spettacolo teatrale.

Piloti d’altri tempi” è un lavoro che meriterebbe di girare per i teatri italiani per spiegare, attraverso la vita di un pilota, cos’è la vita stessa.

Foto sotto: l’ex pilota di Formula 1 Stohr

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