Da Barbara Palombelli su Rete4 ogni sera c’è una imperdibile riesumazione di salme privilegiate, che tornano a vivere e a lottare con noi. Il generone romano è qui, da Lamberto Dini in giù, il vero potere è sotterraneo e granitico, come i sampietrini
Ieri sera la impiastrata e irriducibile Palombelli (già e sempre Parioli, poi -inevitabilmente- Repubblica, quindi Rutelli -patrimonio immobiliare immenso, ereditato, per carità-, dopo il cancan radical-chic maritata in ginocchio dal Cardinal Vicario, giusto perché “Franciasco” era sindaco di Roma e Roma è capoccia, o capatàz -si direbbe ora, gaddianamente e bergoglio-mente- della cristianità; poi convertita a Mediaset con annesso benefit di chirurgia plastica berluscona) ha ospitato, con deferenza, niente meno che Lamberto Dini. Un noto protettore dei diseredati che alloggia a vita in un attico-superattico strabiliante a Piazza Borghese, cuore di Roma, dove i Cicciombelli sono di casa, di proprietà della Banca d’Italia (e sarebbe interessante sapere se paga un canone, e a quanto eventualmente ammonta, o abbascia), il quale per prima cosa ha difeso a spada tratta le pensioni d’oro. “Ettecredo! Appapiri!” strillerebbe con le tipiche note acute che risuonano notte e dì a Piazza Euclide Barbara Cicciombella, visto che dovrebbe aggirarsi sui 50-60.000 euri mensili, benefit esclusi. (A proposito: “appapiri” era il grido di battaglia delle virgulte parioline accosciate all’Euclide quando appa-riva, magari in Porsche o Duetto, un omologo che giudicavano “bbono”)
Ma l’ex-presidente del Consiglio, che voltò prontamente casacca quando Scalfaro (altra limpida e madonnara figura della prima, seconda e forse terza repubblica, nemmeno gli storici sanno precisamente quante siano, tanto sono tutte uguali, l’unica cosa certa è che il pio Oscar Luigi Noncistò comminò l’ultima pena di morte della prima, cristianamente) decise di affondare cristianemente Berlusconi (non che abbia fatto male, per carità, ma sottolineiamo il “cristianamente”), dovrebbe essere intervistato, semmai, più che sui suoi disastrosi principi economici -che hanno largamente contribuito a gettarci cronicamente sul lastrico- sugli affarucci che insieme alla moglie Donatella (vedova Zingone) conduce in Costarica, sin da quando era ministro degli Esteri del primo governo Berlusca. Questo sì sarebbe uno scoop! Appapiri!
Ma nel salotto della laccata Appapiri-Palomba-Rutella, sempre tanto preoccupata pel futuro de sti fijetti nostri (lei ce n’ha quattro, porelli, ndo vanno a dormì tra qualche anno, tra tutte le case de papi nun sapranno quale sceglie, và finì che s’accapijano), sfilano regolarmente: Marisela Federici, parente acquisita del datore di lavoro d’uno dei fijetti (Giorgio Rutelli), e cioè di Roberto D’Agostino (che t’ho detto cotica?), villona sull’Appia Antica, portoricana o giù di lì, danseuse di rumba impareggiabile, sin dalla più tenera età, nota nell’ambiente come “Cicacicabùm”, e altrettanto nota per aver tormentato per anni la Soprintendenza ai Beni culturali con la proposta di coprire con lastroni di plexiglas i fastidiosi inserti di impiantito romano che danneggiano le gomme dei suv dei suoi ospiti;
…il citato D’Agostino, perennemente travestito da Osama Bin Laden (qualcuno gli dica che il “terrorista elegantiarum” è stato abbattuto da un pezzo e quindi il suo look non fa più così trendy), datore di lavoro a Dagospia, come abbiamo già detto -ma giova ribadirlo- di Giorgio Rutelli, primogenito della casata Cicciombelli (a sua volta noto per una forsennata festa di nozze notturna in stile imperatore Tiberio sulle dune protette della riserva naturale di Sabaudia, costo: 50 euro di ammenda, “e chi se ne frega, mà?”)… lo stesso Dago, porello, vive in un attico a via Condotti con la moglie Federici (pastari romani ricchissimi) imparentata con la già attenzionata Cicacicabùm, comprende dunque i problemi delle borgate a tal punto che se ne strafrega, un misto di Epicuro e Sora Lella, e dunque va invitato regolarmente ad Appapiri TV, il talk-show degli ultimi.
La povera Marina Ripa di Meana non è mai stata invitata dalla giornalista più scomoda d’Italia (ste sedie de design saranno chic, ma de no scomodo!), Barbara Rutelli Palombelli -un Pirobutirro romanesco che nemmeno l’ingegner Gadda avesse trasferito il gran Milàn a via Eufrate-, ma solo perché deceduta nel frattempo, e d’altronde se uno chiude gli occhi davanti al televisore le voci sono uguali (e i concetti pure), il DNA euclideo (nel senso di Piazza Euclide) non mente. In compenso Sgarbi è di casa, e mill’altri meno abbienti, da Pomicino ai pensionati di platino. Ma anche loro -porelli!- c’hanno le loro raggioni! E io so’ ggarantista! Sempre!