Pubblicato il: 30/05/2020 15:56
di Antonella Nesi
“Convocateci dal vivo!”. Con questo slogan, sono in corso in diverse città italiane le manifestazioni dei lavoratori e lavoratrici dello spettacolo dal vivo che protestano contro la gestione della crisi provocata dal coronavirus. A Roma oltre 500 persone stanno manifestando a piazza San Giovanni, sfidando la pioggia battente che si è abbattuta proprio in coincidenza con l’inizio della manifestazione, previsto alle 15, sulla capitale.
Ma analoghe manifestazioni sono state organizzate a piazza Duomo a Milano, piazza Plebiscito a Napoli fino, piazza Verdi a Palermo e in un’altra decina di città “per dire con fermezza e determinazione che la Cultura non può essere più secondaria a niente“. Il coordinamento nazionale per lo spettacolo dal vivo chiede di essere conovocato dalle istituzioni e “finché non ci sarà un incontro – avverte – noi saremo pronti a mantenere uno stato di agitazione permanete dello spettacolo e della cultura in Italia”.
Le richieste principali rivolte alle istituzioni dal coordinamento – che ha annunciato una nuova manifestazione unitaria e nazionale, con lavoratori di tutta Italia, a Roma per il 13 giugno – sono: “un reddito di continuità che traghetti il comparto culturale fino alla ripresa piena dei singoli settori e ne tuteli e garantisca l’esistenza, salvaguardando i rapporti di lavoro in atto, anche attraverso incontri politici e tecnici, quindi alla presenza di ministeri e Inps” e “un tavolo di confronto tecnico-istituzionale immediato sulla riapertura, fra lavoratrici, lavoratori, sindacati, governo e istituzioni, che abbia come priorità: salute per lavoratori, lavoratrici e pubblico; protocolli di sicurezza; finanziamenti pubblici; strumenti di riforma, sia per la ripartenza in presenza, che per una virtualità sostenibile e democratica”.
“Siamo lavoratrici e lavoratori dello spettacolo e della cultura italiana, riuniti in un Coordinamento nazionale di realtà, collettivi e movimenti autonomi indipendenti, che si riconoscono negli art. 4, 9 e 33 della Costituzione Italiana, nella cultura etica del lavoro, nei suoi doveri e nei suoi diritti”, sottolinea il coordinamento.
“Il 19 maggio – ricordano – abbiamo richiesto un’incontro alle istituzioni (al presidente Conte e ai ministri Franceschini e Catalfo) e la risposta è stata il silenzio. Siamo migliaia di cittadine e cittadini che hanno ‘fame’ di cultura”, affermano. Non a caso lo striscione principale della manifestazione romana che campeggia accanto alla Basilica di San Giovanni recita: “La cultura deve avere la stessa evidenza della fame“.
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