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Pubblicato il: 11/02/2020 23:15
Di Federica Mochi
“Quindici anni di carriera sono un tempo significativo e quindi eccoci qua”. Rieccoli in scena. Gli Editors spalancano le porte dell’Alcatraz di Milano con il loro alternative rock. Synth prepotenti e riff di chitarra, elettronica con sfumature dark. I ragazzi di Birmingham sono tornati. E quando si abbassano le luci e sul palco riecheggiano le note di ‘An end as a start’ non ce ne è per nessuno.
“Abbiamo fatto tre album con una formazione e tre con un’altra – racconta la band all’Adnkronos prima di salire sul palco – e quindi ci sembrava una buona simmetria. Non so qual è il momento giusto per essere nostalgici, diciamo che 15 anni di carriera sono significativi”. Anche stavolta basta poco ai cinque capitanati da Tom Smith per infiammare il pubblico sulla scia della loro ultima fatica, ‘Black Gold’, antologia che ripercorre 15 anni di onorata carriera e contiene anche tre inediti. Apparsi nel 2005 sulla scena rock indipendente con ‘The Back Room’, gli Editors hanno inanellato un successo dietro l’altro, senza mai tradire il loro stile o i loro fan.
“Non puoi sempre accontentare tutti – osserva Tom Smith – non c’è un segreto per interessare le persone là fuori, noi continuiamo a fare quello che facciamo e siamo molto orgogliosi di questo. Cerchiamo di rimanere freschi e fare ogni disco in modo differente”. E stasera, nella prima delle due tappe milanesi, gli eredi ormai cresciuti degli Joy Division accendono i loro fan grazie anche alla presenza scenica di Tom Smith. Timbro baritonale e capacità di dominare il palco come pochi. La band inglese alterna pezzi del nuovo disco come i synths più aggressivi di ‘Frankenstein’ o della cupa ‘Black Gold’ agli evergreen ‘Papillon’, (che resta la più amata dal pubblico, e non a caso) ed ‘Escape the Nest’. Brani che sono un’iniezione di energia pura per una band che ha fatto della sperimentazione la propria cifra stilistica.
“Cerchiamo sempre di rinnovarci – fa notare il tastierista Elliott Williams – siamo cinque persone in questa band, cinque persone alle quali piace essere creative e questo aspetto è quello che ci permette di andare avanti”. Fedeli al loro credo, gli Editors non rinunciano a un esercizio di stile che passa dalla dark wave all’alternative rock, fino all’electro e al classic rock. Anche stavolta sono coraggiosi. La platea apprezza e ringrazia. “Non importa cosa facciamo finché ci mettiamo l’anima” ammette Tom Smith.
Ma cos’è che fa degli Editors gli Editors? “Non è certamente suonare la chitarra elettrica o i sintetizzatori – rimarca Smith -. Puoi provare a essere più pop o più riflessivo ma le persone continueranno ad ascoltarti ed essere interessate a quello che fai. Nonostante il sound di Frankenstein sia diverso da quello del nostro terzo album i fan sono ancora interessati a quello che facciamo”. Sul palco note intrise di malinconia come ‘The Weight of the World’ -nella versione acustica- lasciano spazio a pezzi travolgenti come ‘Magazine’, ‘A Ton of Love’ e ‘Sugar’. E per il finale eccoli calare il poker d’assi del fuori scaletta: ‘Distance’, ‘The Racing Rats’, ‘Munich’ e ‘Smokers outside the hospital doors’, sensazionale omaggio ai fan milanesi che strappa applausi a scena aperta.
Eleganti e precisi. Incontenibili eppure minimalisti. Gli Editors si confermano una band dalla solida reputazione live, che dal vivo propone uno spettacolo con pochi orpelli lasciando che sia la musica a parlare. “Cosa verrà nel futuro è presto per dirlo ma di sicuro guardiamo avanti – assicurano Tom Smith e i suoi soci – per una volta vogliamo essere retrospettivi e celebrare quello che è stato finora. Quindi quando finiremo il tour di ‘Black Gold’ lavoreremmo sul prossimo step”.
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