Pubblicato il: 03/07/2020 08:45
“Alla politica, a Roma, serve in fondo un grande progetto. Grandi idee, grandi sogni, grandi speranze”. Parla così l’attore Massimo Ghini in un’intervista a ‘Sette’, dicendosi “molto orgoglioso” di quello che è riuscito a innescare dopo avere annunciato provocatoriamente in un’intervista all’Adnkronos di fine maggio scorso di essere pronto a candidarsi a sindaco di Roma. “Era una battuta ma neanche troppo”, dice Ghini, che definisce “democristiana” la sindaca Virginia Raggi. “Io, se facessi una campagna elettorale, della Raggi non parlerei neanche – spiega l’attore – Tanto quello che ha fatto è sotto gli occhi di tutti, inutile pure ripeterlo. Lo sa dove sta lo stile democristiano? Nelle piccole cose, che il mio occhio allenato alla politica è in grado ancora di scovare. Qualche strada che iniziano ad asfaltare all’improvviso, i bidoni della spazzatura che per magia sono un po’ più puliti… Il tutto, guarda caso, quando manca poco alle elezioni. Vecchio stile democristiano”.
Ghini, che veste i panni di un procuratore sportivo in ‘La volta buona’ di Vincenzo Marra uscito ieri, è costretto a interpretare ancora una volta un personaggio negativo. “È colpa mia perché me le sono sempre andate a cercare. E rispetto a molti colleghi, soprattutto della mia generazione, ho anche avuto un po’ più di coraggio ad accettare certe parti, come dire, scomode”, osserva Ghini, che sul profilo di whatsapp ha una foto con l’ex presidente Napolitano: “Il giorno del premio De Sica. Napolitano me lo consegnò con un grande sorriso negli occhi. Conosceva sia mio papà che mia mamma, che lavorava al cerimoniale di Stato all’aeroporto di Fiumicino. Le direttive all’epoca erano di trattare con i guanti bianchi i democristiani e un po’ meno bene i comunisti. Ma mia mamma trattava benissimo anche i comunisti”.
Ghini, comunista fin dalla nascita, racconta che quando nel 1996 Prodi vince le elezioni, “nel mondo del cinema si inizia a spargere il timore che, avendo io un’amicizia antica con Veltroni, che stava per diventare vicepremier e ministro della Cultura, ovunque avrei iniziato a comandare”. Ma non è stato così: “Da quel giorno ho smesso di lavorare con la Rai. Mi avrebbe riportato nel giro della tv un berlusconiano diventato amministratore della Eagle Pictures, Giampaolo Sodano. Uno che mi apprezzava perle qualità artistiche. Senza chiedere nulla in cambio”.
Adnkronos.