Pubblicato il: 16/05/2019 14:36
di Alisa Toaff
E’ un ”Gran ballo per uomini e bestie, un componimento che non si propone di essere breve, succinto, ma che ha il lusso di potersi prendere il tempo per raccontare una storia”. Così Vinicio Capossela racconta all’Adnkronos il suo nuovo album, ‘Ballate per uomini e bestie’, composto da 14 brani, in uscita domani, frutto di un lavoro durato ben sette anni e presentato dal cantautore come ”un cantico per tutte le creature, per la molteplicità, per la frattura tra le specie”. Quanto alla specie umana , per Capossela oggi stiamo vivendo una sorta di ritorno al Medioevo. Al centro della scena, nell’album, la ballata, che ”attinge da una tradizione antica, dai trovatori, dal medioevo -spiega Capossela- in queste ballate ci sono molte di queste figure quasi medioevali che però spesso sono allegoriche e possono servire a ridipingere il presente”. Dal punto di vista musicale il cantautore racconta di aver usato forme che non avevo mai esplorato prima: ”Ci sono diversi brani di ‘punk medioevale’ -aggiunge- si può ascoltare quindi la dirompenza di strumenti un po’ antichi come quello del cromorno, la viella, i flauti e poi c’è una parte di orchestra sinfonica”. La decisione di usare strumenti musicali desueti è nata, spiega ancora Capossela, dopo che ”negli ultimi anni ho frequentato molto l’ambiente della musica antica e ho collaborato anche con musicisti come Giovannangelo de Gennaro, Raffaele Tiseo, Federico Maria Sardelli, i Micrologus con cui ho suonato ad Assisi nel 2014 e in quella occasione ho fatto la prima versione di ‘Perfetta Letizia’. Quando si tratta di una ballata io provo sempre a cantarla e a musicarla, è una cosa che mi ha sempre attratto molto. Altre ballate invece le ho fatte io, di sana pianta, come ‘Il testamento del porco’, ‘La Danza macabra’ e ‘La peste”’, tre dei brani presenti nel nuovo album. Parlando del singolo ‘Il povero Cristo’, che ha anticipato l’uscita del suo nuovo lavoro, Capossela sottolinea che ”la condizione umana tout court è una storia di poveri Cristi, però i poveri Cristi hanno la caratteristica dell’invisibilità. La storia è piena di poveri Cristi ma non è fatta dai poveri Cristi. La storia del Cristo del Vangelo, de ‘La Buona Novella’, è una storia esemplare, è una delle mitologie più universali e straordinarie tanto che nomina l’uomo stesso facendolo diventare ‘povero Cristo”’. Il cantautore, pur non essendo credente, come lui stesso tiene a precisare, è ”affascinato dalle ritualità, la religione rappresenta uno degli spunti più ingegnosi che l’uomo si è dato per spiegarsi il mondo. Questa fase neo-medioevale è data anche da questa rinnovata contrapposizione di religioni che sembra quasi fuori dalla storia. Questa cosa di rendere la terra un inferno in nome del paradiso è un vizio molto vecchio dell’uomo”.
Sulla scelta di ambientare il video a Riace, il piccolo borgo della Locride divenuto per molti un modello di accoglienza, Capossela prosegue: “Riace è il luogo dove si è messo in atto il principio dalla ‘Buona Novella’ e dove è stato negato questo principio perché quando siamo andati a girare questo video il sindaco era al ‘confino’ e le persone che abitavano quel luogo non sapevamo neanche dove fossero andate a finire”. Cresciuto a Scandiano in provincia di Reggio Emilia e figlio di genitori emigrati da Hannover, il cantautore non nasconde di sentirsi anche lui un migrante: “Sono cresciuto negli anni ’70 e ‘marocchini’ erano chiamati dagli emiliani ‘i meridionali che emigravano dal sud dell’Italia’. Di marocchini veri e propri ce ne erano due di numero che vendevano tappeti al mercato -dice- Adesso mi fa veramente specie che un meridionale possa votare un partito che si è chiamato ‘Lega Nord’, non tanto per il ‘Nord’ ma per l’idea che esprime che è quella che chiunque è emigrato da sud a nord ha provato sulla sua pelle”. “Non diventiamo miracolosamente ‘tutti italiani’ perché stanno arrivando degli stranieri -sottolinea Capossela- questo tipo di pregiudizio interno è stato lo stesso che ha fondato un movimento come quello della Lega Nord. Trovo deprimente che si debba creare un nemico comune. Il Paese non è fatto solo di immigrazione ma anche di scuola, di sanità e altro. Io sostituirei il famoso ‘prima gli italiani’ con ‘primi gli italiani’, è più importante vivere in Paese dove le scuole funzionano e dove esiste una reale possibilità di lavoro e di mantenere i figli”. Tornando al titolo del suo nuovo album Capossela spiega: “Chi sono gli uomini lo sappiamo, le bestie sono collegate agli uomini perché si usa spesso l’animale per descrivere alcune caratteristiche degli uomini come l’alto e il basso. In senso più ampio figurano diverse canzoni di animali dai ‘musicanti di Brema’ al ‘Testamento del porco’ a ‘La giraffa di Imola (altro brano nelle ‘Ballate per uomini e bestie’), una specie di ‘Cantico delle creature’ un po’ più allargato anche ai compagni che condividono con noi il pianeta”.
Nell’album anche ‘La peste’, un brano dedicato a Tiziana Cantone, la 31enne napoletana morta suicida a causa della pubblicazione di un video hard amatoriale girato dal suo ex ragazzo e poi finito poi in rete. “Internet è uno strumento come lo sono i social network e gli smartphone. Siamo in una fase in cui la gente si è messa alla guida di uno strumento che ancora non conosce bene e in cui è facile fare danni senza neanche esserne consapevole -continua Capossela- Internet ha una potenza e un’attrattività enorme e crea una dipendenza, come avviene per le droghe e il sesso”. ”Una delle cose più terrificanti della rete è la possibilità di distruggere le persone -sottolinea Capossela- il caso di Tiziana Cantone è una colpa collettiva, chiunque abbia diffuso quel video e ci ha riso sopra le ha dato una coltellata. Ma il problema è che quasi nessuno ha la consapevolezza di aver fatto qualcosa di sbagliato o del male a qualcuno”. ”Ora come ora -aggiunge il cantautore- passano per normali cose che sono oscene come mettere ‘in piazza’ video che sono destinati all’intimità e che possono diventare uno strumento di ricatto. Per questo ritengo che non sia colpa della rete ma dell’uso che se ne fa. Ci vuole per lo meno una normativa vera e propria, ci vorrà tempo, siamo ancora all’inizio”. Secondo Capossela questo periodo storico ricorda ”un po”’ il Medioevo, ”l’imporsi dell’uso delle immagini sulla parola o sul testo, la diffusione delle superstizioni, la diffusione delle notizie non accertabili -spiega- sono cose molto medioevali”. ”Questa è un’epoca di individualismo collettivo però credo che occorra osservare le cose -afferma- cantare per esempio della ‘pestilenza’ può servire a creare degli anticorpi, a fortificare. L’arte aiuta sempre così come la cultura, una cultura non come forma di ostentazione del sapere ma come strumento di conoscenza per comprendere la complessità delle cose”. Infine Capossela parla della sua tournée che partirà in autunno: “Si tratta di un tour teatrale -anticipa il cantautore- e dopo la presentazione del disco faremo una serie di concerti in luoghi prossimi agli argomenti dell’album”, conclude. Subito dopo l’uscita del disco, Capossela terrà un breve tour instore che partirà domani dalla Feltrinelli di Piazza Piemonte a Milano, per poi toccare Torino, Bari, Napoli, Roma e Firenze. Seguirà poi il tour autunnale nei teatri che partirà il 6 ottobre dal Teatro Galli di Rimini e che sarà anticipato in estate da una serie di concerti-atti unici concepiti appositamente per luoghi specifici. Il primo di questi concerti-evento si terrà il 25 maggio al Castello Caetani di Sermoneta in occasione del Maggio Sermonetano.
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