avvocatoinprimafila il metodo apf

Nathalie Caldonazzo e gli ultimi istanti con Troisi. “Finalmente posso parlarne”

“Un amore tossico e la delusione più grande della mia vita. Non pensavo di provare una sensazione da film horror”. Parole forti quelle pronunciate da Nathalie Caldonazzo nei riguardi della relazione vissuta con Andrea Ippoliti. La showgirl ospite di Caterina Balivo nel programma “Vieni da me” è lapidaria: “Io mi sono vergognata di essere andata a Temptation Island e l’ho detto anche ad Alessia (Marcuzzi, ndr)”. E anche se lui ha fatto un passo indietro e ha detto di stimarla e di voler chiarire tutti, per lei non c’è spazio: “Lui può dire quello che vuole, non mi interessa. Quando una persona dentro di me muore, muore, basta. Qui c’è mancanza di stile totale, non posso accompagnarmi a una persona del genere. Penso di meritarmi di più”.  

Il ricordo degli ultimi dolorosi momenti con Massimo Troisi

Non è morto, ma è sempre vivo invece il ricordo della storia d’amore vissuta da Nathalie Caldonazzo con Massimo Troisi. E fa ancora male pensare agli ultimi e dolorosi momenti condivisi con lui, quando iniziò il dramma che lo avrebbe poi condotto alla morte a causa di un grave scompenso cardiaco. “Ero lì da sola accanto a lui – ha iniziato a raccontare la Caldonazzo, ricordando un ricovero dell’attore napoletano – .I medici non mi davano bene notizie e mi ricordo che lui mi sembrava Pulcinella, vestito di bianco, mi faceva una tenerezza incredibile”. “Lui mi chiedeva: ‘Cosa hanno detto i dottori?’. E io gli dicevo: ‘Tutto bene, tranquillo’. Però mi ricordo che mi mettevo le unghie nelle mani per non piangere perché io, tutta questa forza, non ce l’avevo. A me, i dottori dicevano: ‘L’operazione è andata malissimo, non so nemmeno se ce la farà a tornare in Italia’. Quindi vedere questi occhi spauriti con questo pigiama bianco…era davvero Pulcinella, una tristezza infinta”, ha raccontato. Il rientro in Italia della Caldonazzo e Troisi, in realtà, avvenne, ma fu molto difficile.

Se non avesse fatto il Postino sarebbe ancora vivo

“Dopo un mese e mezzo in ospedale tornammo in Italia, ma eravamo devastati. Io pesavo 49 kg, lui qualche chilo di più, e poi decise a tutti i costi di fare “Il Postino”, che è un capolavoro, però forse, se non lo avesse fatto, sarebbe ancora vivo – ha continuato a spiegare la Caldonazzo – . Lui doveva subire un trapianto prima di fare questo film, ma diceva sempre che lo voleva fare con il suo cuore. Cambiò anche il finale della sceneggiatura perché nel libro originale Mario Venez non muore, invece lui fece morire il protagonista”.

Ecco perché non ne avevo mai parlato prima

Nathalie Caldonazzo aveva preferito non parlare fino ad ora degli ultimi due anni vissuti accanto a Massimo Troisi proprio a causa della gelosia del suo ex, Andrea Ippoliti. “Era argomento tabù. Toglievo qualcosa. Mi violentava psicologicamente – ha confessato lei – .Adesso sono libera di raccontarlo. La gente lo ama. È stata una storia bellissima, importantissima. Sono testimone degli ultimi due anni della sua vita”.

La decisione di non risparmiarsi per l’ultimo capolavoro

Massimo Troisi fin dalla giovinezza soffrì per le dolorose febbre reumatiche che produssero poi lo scompenso cardiaco alla valvola mitralica che gli sarebbe stato fatale ad appena 41 anni. Il 4 giugno 1994, appena 12 ore dopo la fine del suo film “Il Postino“, Massimo morì nella casa di sua sorella Annamaria, a Ostia, dove aveva trovato rifugio dopo le fatiche di un set che non avrebbe dovuto affrontare. Alla vigilia del “Postino”, Troisi era tornato in America dal chirurgo (De Beckey) che già una volta l’aveva operato in gran segreto al cuore agli inizi della carriera. Sapeva di non poter affrontare il doppio sforzo dell’ideazione e dell’interpretazione (nonostante avesse lasciato la regia a Michael Radford per arrivare alla fine delle riprese) ma scelse di non risparmiarsi per avere l’opportunità di Philippe Noiret nel ruolo del poeta Neruda. 

Exit mobile version