Pubblicato il: 09/12/2019 17:10
Non solo la Scala di Milano con la ‘Tosca’. Tre giorni dopo Sant’Ambrogio, infatti, tocca all’Opera di Roma, che domani stende i tappeti rossi della prima e alza il sipario su ‘Les vêpres siciliennes’ di Giuseppe Verdi. Oltre quattro ore e mezzo di ‘grand-opera’ in francese (è la prima opera scritta da Verdi appositamente per Parigi, con tanto di balletto nel terz’atto) con Daniele Gatti, direttore musicale della Fondazione lirica, sul podio di Orchestra e Coro (preparato da Roberto Gabbiani) del Teatro dell’Opera di Roma e Valentina Carrasco che firma la regia.
Nutrita la lista degli invitati che tra i volti istituzionali della politica vede la sindaca di Roma, Virginia Raggi, il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio e i sottosegretari al Mibact, Lorenza Bonaccorsi e Anna Laura Orrico. Previsti l’ambasciatore di Francia, Christian Masset, il presidente della Corte dei Conti, Angelo Buscema e quelli dell’Agis, Carlo Fontana, della Camera di Commercio, Lorenzo Tagliavanti. E poi vari sovrintendenti di fondazioni liriche, Gianni Letta, Roberto d’Agostino, l’ad Rai, Fabrizio Salini, ambasciatori, compositori come Giorgio Battistelli, lo storico dell’arte Claudio Strinati e perfino Claudio Baglioni.
Al termine della prima circa 250 persone tra ospiti e cast si trasferiranno in Via de’ Cerchi per la consueta cena, organizzata da Relais Le Jardin, che quest’anno sarà nel segno di Franco Zeffirelli. In omaggio al regista scomparso lo scorso 15 giugno, il Teatro dell’Opera ha infatti allestito la sala di via de’ Cerchi con alcuni costumi e un sipario realizzati dal maestro fiorentino.
Quanto all’opera, ‘Les vêpres siciliennes’ “è il primo incontro di Verdi con il grand-opéra, un tipo d’opera con caratteristiche molto diverse da quella italiana – spiega Gatti – Se abbiamo nelle orecchie i tre titoli immediatamente precedenti come ‘Rigoletto’, ‘Trovatore’ e ‘Traviata’, la differenza è evidente. Uno spettacolo grandioso, in cinque atti, con presenza di balletti e grande sfarzo scenico. Personalmente mi sono formato tenendo accanto a me le opere più care di Verdi; non esito a dirvi che ‘Les vêpres’ non era tra questa. Tuttavia man mano mi è venuta la curiosità di approfondirla. Mi ha aiutato anche il fatto che nelle sue lettere Verdi stesso manifesti una sua fatica a entrare in contatto con questo tipo di drammaturgia, così lontano dall’immediatezza che amava, e questo mi ha fatto sentire più vicino a questo nostro grande compositore”.
Gli fa eco la regista Carrasco: “Per mio conto ho cercato di immaginare la fatica di Verdi nell’affrontare questa pagina così inconsueta per lui: è un po’, se mi passate il paragone, come se un regista di teatro europeo dovesse affrontare il musical di Braodway. Deve affrontare un mondo con regole completamente diverse. Qui anche Verdi è dovuto sottostare a regole diverse dalle sue solite: ad esempio il Bolero nel finale, bellissimo musicalmente, non ha un’urgenza dal punto di vista drammaturgico, ma è un ‘numero’ che il pubblico attendeva e che appartiene al genere del grand-opéra. Dunque Verdi lo ha fatto e noi lo dobbiamo mettere in scena, capendo il suo significato all’interno del lavoro”.
Tra i principali interpreti Roberto Frontali nel ruolo di Guy de Montfort, Roberta Mantegna in quello di Hélène, Henri sarà cantato da John Osborn e Jean Procida da Michele Pertusi. Ancora nel cast Dario Russo (Le sire de Béthune), Francesco Pittari (Daniéli), Saverio Fiore (Thibault) e Alessio Verna (Robert). Dalla seconda edizione del progetto “Fabbrica” vengono Andrii Ganchuk, che interpreta Le comte de Vaudemont, e Irida Dragoti, Ninetta. In scena anche il Corpo di Ballo del Teatro dell’Opera di Roma diretto da Eleonora Abbagnato. Con la partecipazione degli allievi della Scuola di Danza del Teatro dell’Opera di Roma diretta da Laura Comi.
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