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Peggio di Bocelli che nega l’impatto del Covid-19 ci sono solo quelli che lo insultano per invidia

“Conosco un sacco di gente, ma non ho mai conosciuto nessuno che sia andato in terapia intensiva. Mi sono sentito umiliato e offeso come cittadino quando mi è stato vietato di uscire di casa. Devo anche confessare, e lo faccio qui pubblicamente, di aver anche in certi casi disobbedito volontariamente a questo divieto”. Le parole di Andrea Bocelli, tenore pop di successo mondiale, hanno scatenato una prevedibile reazione di risentimento. Lui che in precedenza aveva ammesso di essere stato contagiato dal virus. Poi il tentativo di correggere il tiro: “Non sono negazionista, sono ottimista”. Bocelli ha preso parte a quello che è stato definito “convegno negazionista” in una sede istituzionale com’è il Senato e la Biblioteca di Piazza Minerva. Con l’organizzazione di Vittorio Sgarbi e Armando Siri e la partecipazione di Matteo Salvini. Tutti senza mascherina, senza distanziamento sociale, fra strette di mano e incontri ravvicinati. Si può essere personaggi pubblici e andare contro l’ordine pubblico e i provvedimenti del governo, specie in un caso epocale come quello della pandemia da Covid-19? Certo, da queste parti c’è libertà di parola e di dissenso. Si può pretendere che le proprie parole non sollevino reazioni accese e attacchi personali? No. E qui ci troviamo di fronte a un bivio.

Non esistono categorie speciali

Nelle scorse ore contro Bocelli è arrivato di tutto. Una delle ribattute più riprese sui social è quella che mette in evidenza la casa principesca e soleggiata del tenore che ha osato lamentarsi di avere una certa età e di aver bisogno di sole e di aria aperta, altro che lockdown. L’altra riguarda la sua cecità. E via di meme e prese in giro assortite, in pratica la versione gonfiata della celebre immagine con Bocelli che fa la foto a sostenere la Torre di Pisa, solo che siccome non ci vede, la mano è sul vuoto e la torre e alle sue spalle. Il montaggio che ha scatenato per anni le grasse risate bulle fra ombrelloni, birrerie e grigliate. Peggio di un personaggio di fama mondiale che dice una palese scemenza per di più in una sede istituzionale, ci sono quelli che invece di attaccarlo sulla suddetta scemenza, lo riempiono di insulti per il suo conto in banca milionario, per i privilegi da celebrità, per avercela fatta andando oltre il dato fisico. Se il popolaccio conferma se stesso e i propri limiti cognitivi, va anche detto che non esistono categorie speciali. Non quando si ha grande impatto pubblico, e pur sapendolo, si fanno sparate gratuite e superficiali.

Esistono le persone, ed esistono le fesserie

Quindi Bocelli non è un miracolato non vedente che ha raggiunto in classifica la fama che la sua voce non gli ha permesso di avere nel circuito della lirica. Bocelli non va attaccato perché in pieno lockdown è stato profumatamente pagato per fare il suo lavoro, cantare, nel Duomo di Milano durante la Pasqua in diretta su Youtube. Cardine del ragionamento sbagliato di Selvaggia Lucarelli. Bocelli è un divo mondiale che ha detto una fesseria. Come Salvini è un leader politico che presentandosi in una sede istituzionale senza mascherina e lesto al tocco di mano con tutti i presente, fa un danno. Moltiplicato dalla sua posizione di potere e influenza. L’unica cosa davvero utile che potrebbe fare è scusarsi e ritrattare. In effetti ha cercato di farlo: “Sono stato frainteso, non sono un negazionista ma un ottimista”. Torna in mente Michela Murgia, campionessa di militanza femminista e di lotta al patriarcato, che all’inizio della pandemia disse con facile sarcasmo che la città in cui si trovava a viaggiare, così deserta e comoda per lei per effetto del lockdown, non era poi così male, e dunque: “Può durare un altro po’ questa pandemia?”. La Murgia poi si scusò, non si nascose dietro la sua fama, il suo attivismo, l’ipotesi che non l’avessero ben capita, la proposta di guarire i mali del mondo sostituendo il concetto di patria con quello di matria (e peraltro abbiamo la madrepatria, e adesso?). Esistono le persone, che hanno diritto a pari diritti e a pari responsabilità: quindi che una scemenza venga dalla bocca di una femminista, di un trans, di un gay, di una persona di colore, di una persona con alcuni svantaggi fisici non fa nessuna differenza. Resta tale, esattamente come quando esce dalla bocca di un etero in posizione di potere e di comodità sociale, e con la pelle bianca. Quel che non ha colore né censo è il tramonto del buonsenso in nome delle botte di like social e della manipolazione del pubblico che poi verrà a votarti o a stringersi attorno a te alla prossima occasione pubblica. Sono l’intelligenza e il senso dell’opportunità a scolorire. La vera malattia del nostro tempo. 

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