Milano (askanews) – Un’immersione verso il particolare e poi una riemersione verso l’universale. Entrare nella mostra “CITTÀDIMILANO” di Giorgio Andreotta Calò, allestita nello spazio Shed di Pirelli HangarBicocca a Milano, è un’esperienza articolata, una somma di visioni inedite e contrapposte che si muovono intorno al lavoro scultoreo dell’artista, noto per le performance radicali o interventi come quello all’ultima Biennale d’arte di Venezia.”Volevo – ha spiegato Andreotta Calò ad askanews – dare un segnale rispetto a quella che è la mia pratica. Forse si è abituati a interventi ambientali anche molto d’impatto immediato, mentre questa è una mostra che ti obbliga proprio a prenderti del tempo per leggerla, perché è molto più complessa rispetto al lavoro che avevo portato in Biennale o ad altri interventi”.La complessità, e insieme ad essa il fascino della mostra, emergono a mano a mano che ci si addentra, si muovono con il mutare della luce che illumina questa archeologia di un mondo sommerso, in cui l’acqua solo apparentemente non c’è, ma in realtà è l’elemento, non solo filmico, che fa da vero collante all’esposizione. E nei carotaggi che compongono l’opera “Produttivo” si riverberano le tracce segrete dei luoghi della vita e della ricerca di Andreotta Calò.”Mi interessava il concetto di dislocazione – ha aggiunto l’artista veneziano – quindi lavorare sull’ambiguità dei luoghi reali e immaginari, sui nomi dei luoghi, partendo da Milano, non solo perché è il luogo fisico dove è ospitata la mostra, ma anche perché rimanda al nome di battesimo di questo relitto che si trova inabissato in un altro luogo, che è un’isola. E le isole sono anche i luoghi da cui provengono queste opere: Venezia, la Sardegna, Filicudi. In qualche modo era il tentativo di costruire un arcipelago all’interno del quale poter compiere una navigazione, infatti il tema della barca è sempre molto presente”.Curata da Roberta Tenconi, “CITTÀDIMILANO” è anche il luogo-momento nel quale lavori diversi di Andreotta si ritrovano a coesistere in quello che viene definito “un unico paesaggio”, con un’operazione che si inserisce in modo quasi fisico nella visione di Pirelli rispetto alla cultura, ribadita dal vicepresidente esecutivo e amministratore delegato dell’azienda, Marco Tronchetti Provera.”La memoria, la cultura, il dare valore a quello che abbiamo intorno a noi – ci ha spiegato – è la base per costruire il futuro. Un po’ di memoria aiuta”.Memoria che viene attivata anche dalla struttura complessiva dello spazio della mostra, in una serie molteplice di modi.”E’ come se lo spazio dello Shed – ha concluso Giorgio Andreotti Calò – diventasse un grande desktop all’interno del quale si possono aprire delle cartelle e costituire dei collegamenti tra i lavori, quindi anche dei collegamenti geografici, di senso, di struttura”.La mostra in Pirelli HangarBicocca, che inaugura mentre è ancora in corso la grande esposizione dedicata a Mario Merz, in una sorta di celebrazione intergenerazionale di due grandezze dell’arte italiana, resta aperta al pubblico fino al 21 luglio 2019.
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