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Rai: Rossi, ‘Agcom vigila solo su pluralismo nei Tg e dimentica il resto’  

Rossi (Rai): Agcom vigila solo su pluralismo nei Tg e dimentica il resto

(di Veronica Marino) – “L’Agcom vigili sul pluralismo non solo nei Tg, ma anche nei programmi di informazione e intrattenimento. Non è sufficiente, infatti, vigilare solo sull’effettiva parità di trattamento fra soggetti politici, perché il pluralismo non è determinato solo da chi ha una rappresentanza parlamentare ma da quel complesso mondo di intellettuali, giornalisti e influencer che, pur non facendo parte di un partito politico, rappresentano uno schieramento politico”. La riflessione è del consigliere della Rai Giampaolo Rossi che all’Adnkronos illustra più la sua visione dello stato dell’arte: “Il concetto di pluralismo non è quantificabile in termini di minuti o di tempo. E la grande sfida del Servizio Pubblico è proprio garantire l’espressione delle diverse sensibilità politiche e culturali del paese. Questa è la grande scommessa”.

La Rai di oggi è più plurale o meno plurale di quella degli anni precedenti? “Senz’altro di più sia in termini di informazione, che di contenuti così come dell’immaginario simbolico che sta cercando di costruire, ma c’è ancora moltissimo da fare. Scontiamo, infatti – spiega Rossi – un ritardo nella rappresentazione della pluralità del nostro Paese, ma il piano industriale che stiamo varando ha proprio l’obiettivo di garantire non solo la qualità del prodotto ma anche la pluralità delle forme espressive”. Come? “Orientando l’Azienda più sull’organizzazione per generi che sull’organizzazione per reti, in linea con i più moderni servizi pubblici europei”.

Ma in Rai quali sono i nei più evidenti sul fronte del ritardo in tema di pluralismo? “Alcuni programmi, sotto l’etichetta dell’intrattenimento, producono un condizionamento culturale e politico”. Per esempio? “Io ritengo abbastanza curioso che un programma come ‘Che tempo che fa’ abbia invitato per ben tre volte Roberto Saviano, intellettuale schierato ideologicamente, garantendogli dei monologhi senza contraddittorio in cui lo scrittore ha potuto esprimere una visione del mondo con una forte connotazione politica. A nessun altro mi pare sia stato garantito tutto questo spazio. In ogni caso – rimarca il consigliere Rai – la trasmissione di Fazio è quella che presenta la maggiore criticità sul tema del pluralismo per il palese squilibrio nella scelta degli ospiti politici e non politici. Nella stragrande maggioranza dei casi si tratta, infatti, di soggetti che appartengono ad un’unica area culturale e politica. E questo trasforma il salotto di Fazio, format che ha un costo ben superiore a quello che il mercato consentirebbe su prodotti simili, in una tribuna di propaganda politica e ideologica sotto l’etichetta dell’intrattenimento”.

Tornando a bomba l’Agcom deve ampliare, quindi, i propri orizzonti sul fronte del proprio ruolo di garanzia? “L’Autorità sta già vigilando sul rispetto del pluralismo e proprio recentemente ha ripreso Rai e Sky sulla necessità di un maggiore pluralismo nei Tg, ma – ribadisce Rossi – all’Agcom sfugge che il tema del pluralismo va allargato a tutti i contenuti informativi e di intrattenimento. Consentire a un intellettuale come Bernard-Henri Lévy, figura ideologicamente schierata, di poter fare un monologo di oltre 10 minuti nella trasmissione di Lucia Annunziata praticamente senza contraddittorio, richiama o no il tema del pluralismo? Credo di sì”.

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