Pubblicato il: 29/11/2019 18:52
(di Veronica Marino)
“E’ evidente che le regole in atto sono distorte e non consentono di evitare quella influenza preponderante della politica che c’è sempre stata ma che c’è in maniera più acuta da quando sono il governo e la maggioranza a determinare le scelte aziendali. Questo vuol dire che si sposta la decisione dall’azienda alla politica”. Roberto Zaccaria parla così all’Adnkronos a due giorni dalla scelta dell’Ad Rai Salini di rinviare le nomine delle Direzioni di Genere e nella giornata in cui il consigliere Rai eletto dai dipendenti Riccardo Laganà tuona contro l’abuso di potere’ da parte dei partiti. Zaccaria, però, in premessa tiene a sottolineare: “Io, come ex presidente della Rai, non giudico mai quello che fanno i soggetti che sono arrivati dopo di me. Parlo, quindi, come professore di diritto costituzionale”. E scrittore, considerato che è appena uscito il suo libro ‘Il diritto e il rovescio‘ che affronta proprio i temi centrali della governance della Rai e di come realizzarne l’indipendenza.
“Nella legge attuale (Legge di riforma del 2015, ndr) – osserva Zaccaria – il consiglio viene eletto in gran parte dal governo e dalla maggioranza. C’è pertanto un vizio di origine che sta nel meccanismo di governance e che ha ricadute sulla maggioranza attuale giallo-rossa come ne ha avute su quella precedente giallo-verde e su quella precedente ancora. Un vizio strutturale. Finché non lo si corregge questa influenza della politica non diminuirà. Se il meccanismo di governance fosse, invece, legato in maniera meno diretta alla politica – suggerisce Zaccaria – l’influenza ci sarebbe, come c’è sempre stata, ma sarebbe meno penetrante“.
“Di tutti i modelli di governance – è l’analisi di Zaccaria – ce ne è uno che è il più facile di tutti e cioè il sistema duale con un primo livello che è un diaframma tra politica e azienda (per esempio una Fondazione scelta rispettando gli equilibri del pluralismo non solo politico ma anche sociale) e un secondo livello, che è quello delle responsabilità dei professionisti (scelti dalla fondazione) che devono valutare tempi, modi e contenuti dei cambiamenti che si intende realizzare. Professionisti con un’alta qualificazione professionale che ne consenta l’indipendenza. Se la fondazione in questione scegliesse un personaggio come Renzo Piano – ragiona ad alta voce Zaccaria – si avrebbe la certezza del suo agire indipendente. In sostanza occorre scegliere persone che comprometterebbero la loro elevata professionalità, se agissero in modo succube rispetto ai partiti”. A questo punto, e a fronte di quanto accaduto nei giorni scorsi in Viale Mazzini, una domanda si fa strada con prepotenza. Qual è professore la differenza tra lottizzazione e pluralismo? “La differenza sta negli interpreti. Si possono scegliere due direttori con ideali diversi ma in ogni caso devono essere due grandi direttori”.
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