Intervista alla poetessa di Sora, Rosalba Di Vona per “corriereQuotidiano.it”
“Rubo emozioni al mio cuore per farne versi e donarli agli altri”
-Rosalba, come matura in te il desiderio di fare poesia?
Non so dare una data, ma so che la poesia mi ha sempre affascinata sin dalle elementari, già allora sognavo di scriverne. Insomma, la sentivo in me, la coglievo nel mio piccolo mondo e la custodivo nel cuore. Col passare degli anni leggera e sinuosa, ma insistente essa bussava desiderosa di essere liberata. Solo più tardi, da adolescente cominciai finalmente a darle una giusta collocazione. E come molti di noi, quando il mio cuore iniziò a vibrare per i primi amori, a volte impossibili e sospirati a volte solo sognati, ma la mia prima poesia parlava di un bimbo che tendeva la mano per chiedere l’elemosina, (forse per questo spesso nei miei versi il vero protagonista è l’amore per i deboli). Non ricordo se mi aveva colpito qualche scena quando l’ho scritta, so di certo però, che in seguito una grande complice è sempre stata la mia fertile immaginazione che mi permette di entrare in ruoli diversi e farli miei.
-Cosa provi quando la componi e cosa ti spinge a farlo?
Provo libertà. Mi spiego, è un liberarmi dai timori della vita, è un lasciare che l’anima si privi della zavorra che non la farebbe esprimere, è un sentirmi cullata da un soffio senza meta, so che sembra impossibile, ma quando mi siedo e scrivo mi sento leggera. Spalanco la porta a quei versi che bussano e chiedono di vivere su un foglio bianco, dove qualcuno un giorno potrebbe sentirli propri, perché non saranno più solo miei. Sono felice in quei momenti, Lei viene a cercarmi, mi offre parole che penetrano l’una nell’altra elargendo a volte gioie, a volte dolori e partorendo anche valori sospesi tra il reale e l’irreale.
-Quale è l’ingrediente principe che mai deve mancare in un tuo lavoro?
Sono le emozioni che governano il mio animo. Senza esse per me non ci sarebbe poesia. E’ dunque un esternare il sentire senza però privarmi di quel ventaglio emozionale che è il mio padrone e dove a primeggiare sono, due forze ingovernabili, la Natura e l’Amore. Senza esse non avrei ragione di scrivere. Come l’onda può superare lo scoglio, un cuore tormentato può diventare incontrollabile. Mi affido alla Natura esprimendo ciò che ho nell’animo e lì trovo Amore. Esso è per me, l’unico accettabile abisso nel quale mi tufferei per raccogliere ciò che credo sia insostituibile, l’emozione.
-Se tu dovessi dire in una sola frase che cos’è per te poesia?
Ripeto, è rubare emozioni al mio cuore per farne versi e donarli agli altri.
-A cosa serve un poeta?
A raccogliere le emozioni che la vita gli riserva poi, come un musicista le dispone su un pentagramma tra righi e spazi, cosi che, ognuno leggendo riservi a sé stesso la nota preferita.
-Ami scrivere utilizzando la metrica e/o le rime?
Scrivo versi sciolti, li sento più liberi, non uso punteggiatura e il respiro nei miei versi sono gli a capo.
-Dicci una caratteristica della tua poesia e dove vorresti collocarla.
Una velata malinconia accompagna sempre i miei versi, forse è insita nel mio carattere, ma la chiusa, in esse, lascia sempre una speranza che tutto si risolverà. Giuro che non ho mai scritto con questo scopo, me lo hanno fatto notare critici che mi hanno letto. Nella quotidianità credo sia giusto che, anche se certi momenti trascinano dolori e l’angoscia si sovrappone a una consapevole sconfitta, è sempre necessario continuare a lottare, c’è sempre uno spiraglio di luce dopo il tunnel. Ecco, collocherei la mia poesia dove la luce si fonde nel buio e il buio fa spazio alla luce.
-Come definiresti la vita?
Una goccia che si perde nell’oceano dell’Arte, rispetto alla sua brevità l’arte è infinita. In essa, come nella vita, ognuno è stato e sarà l’evoluzione dell’altro, perché nelle arti il traguardo non esiste. Sarebbe la fine e solo chi riesce ad andare “oltre” lascerà le orme del proprio cammino.
-Quanto ti conosci?
L’impresa più ardua è conoscersi fino in fondo. C’è sempre una piega che cela qualcosa di noi a noi. Dunque, un po’ di curiosità anche del nostro carattere ci fa bene tenerla dentro una piega dell’anima, non foss’altro per avere un po’ di sorpresa nei momenti di noia.
-Tu hai pubblicato libri di poesie che hanno raccolto successi, scritto prefazioni, curato una rubrica su un quindicinale on line, fatto interviste, oltre ad aver avuto molti premi ai concorsi cui ha partecipato. Di tutto questo, cosa davvero ti ha emozionato più di ogni altra?
In assoluto un’intervista ad un grande artista di fama mondiale: Sergio Terzi, in arte Nerone che è ritenuto dai critici il degno erede artistico di Antonio Ligabue, del quale è stato anche l’autista per diversi anni. A Conegliano, in occasione della presentazione al pubblico della Mostra a lui dedicata, fui invitata dal curatore F. Di Leo a scrivere una poesia che facesse da prolusione al catalogo della mostra. Mossa dalla curiosità che aveva svegliato in me il personaggio, decisi di andare a fargli un’intervista che poi è stata pubblicata a chiusura del catalogo. Lui, Nerone, mi raccontò particolari della sua vita molto delicati. Scrissi la lunga e coinvolgente intervista la notte stessa appena rientrata a casa, dopo aver affrontato un viaggio di undici ore tra l’andata ed il ritorno per poterla realizzare. Un’avventura premiata dal successo della stessa e dalle parole di elogio che il Professor Vittorino Andreoli mi riservò dopo averla attentamente letta. Mi disse che ero riuscita ad entrare nell’anima travagliata dell’artista. Lo stesso Nerone, il quale è stato insignito del premio alla carriera al Metropolitan Museum of Art di N. Y. per l’Art Brut, dal Governatore Pataki, si commosse fino alle lacrime, mi abbracciò e mi disse che mai nessuno era entrato nella sua anima come ero riuscita a fare io.
-Quali sono i tuoi progetti futuri e quali i tuoi sogni nel cassetto?
Pubblicare una nuova silloge, una raccolta di aforismi , un racconto poetico che tratta di violenza psicologica sulle donne ed infine e non ultimo, pubblicare un romanzo già finito che ha bisogno di pochi ritocchi. Nel frattempo, ho già un’idea in ebollizione che spero si concretizzi prima possibile.
di Paola Zanoni