Pubblicato il: 13/03/2020 17:03
“Nei giorni scorsi c’è stato il caso di un cameraman positivo al coronavirus in una società che fornisce le troupe televisive alla Rai. La società lo ha immediatamente comunicato alla stessa Rai la quale, però, non ha chiamato l’albo dei fornitori e cioè i service che forniscono in appalto il servizio alle società televisive in modo da allertarle a tutela di tutti i cameraman che, pur lavorando in appalto per diverse società televisive, si trovano poi a condividere gli stessi spazi e assembramenti nei momenti di interviste e conferenze stampa. Non so se la legge obbligasse la Rai a farlo, ma il senso morale sì. E’ accaduta una cosa grave”. Lo dice all’Adnkronos il segretario dell’Asa, Autonomo Sindacato Audiovisivo, Nicola De Toma.
“So che la Rai non ha avvisato nessuno perché – spiega De Toma – non è arrivata nessuna e-mail a nessuna società che fornisce troupe televisive. Anche ieri ci sono stati altri due casi di operatori risultati positivi al coronavirus che hanno lavorato nella sala stampa della Camera dei Deputati il 3, il 4 e il 5 marzo. E si tratta sempre di un service in appalto alla Rai che, anche in questo ultimo caso, non ha fatto nulla pur sapendolo perché la società degli operatori in questione, l’ha avvisata. Attualmente diverse società che forniscono troupe in appalto si sono messe in quarantena per precauzione. Se l’Asa non si fosse mossa avvisando tutti nelle sue chat, nessuna informazione sarebbe arrivata dalla Rai. Ecco il motivo dello sciopero che abbiamo indetto. E’ uno sciopero (che inizia oggi e dura fino al 18 marzo) di protesta nei confronti delle testate televisive, a partire dalla Rai”.
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