Un’immagine di ‘Tango Glaciale Reloaded’, di Mario Martone in scena al Teatro India sino al 14 aprile.
Pubblicato il: 06/04/2019 20:33
Dopo il tutto esaurito, lo scorso ottobre, al Teatro Vascello per il Romaeuropa Festival, ritorna nella capitale (all’India sino al 14 aprile) ‘Tango glaciale Reloaded’, spettacolo manifesto firmato nel 1982 da un giovanissimo Mario Martone e oggi riproposto nell’ambito del Progetto RIC.CI Reconstruction Italian Contemporary Choreography Anni Ottanta/Novanta, ideato e diretto da Marinella Guatterini. Si tratta di uno dei lavori più intensi e coinvolgenti di quella straordinaria stagione che vide un’intera generazione di artisti italiani mettersi in movimento alla ricerca delle forme di sperimentazioni più radicali.
Sul palco una cascata di immagini, danze, azioni e musiche pop, jazz e non solo. Uno spettacolo che, nel suo riallestimento e nella sua rigenerazione, si rivela un universo di vertiginosa freschezza. Ancora capace, a sorpresa, di catapultarci nel futuro. A farlo vivere sul palcoscenico Jozef Gjura, Giulia Odetto e Filippo Porro, nel riallestimento a cura di Raffaele Di Florio e Anna Redi, con le elaborazioni videografiche di Alessandro Papa.
Nel 1982 al Teatro Nuovo di Napoli debuttava Tango Glaciale diretto da Mario Martone, dunque. In scena c’erano Andrea Renzi, Tomas Arana e Licia Maglietta, tutti esponenti di Falso Movimento, il collettivo di artisti che in quegli anni cambiava la storia della sperimentazione teatrale italiana. Oggi Martone riallestisce lo spettacolo e lo presenta in un’operazione che, a distanza di 35 anni, conferma il carattere assolutamente rivoluzionario del progetto.
”Rivedere lo spettacolo è stato come salire su una sorta di macchina del tempo – ha raccontato Mario Martone in un incontro condotto da Gianfranco Capitta- E’ un’opera collettiva, come del resto, lo sono tutti i miei lavori, cinema, teatro, opera lirica. In fondo è proprio questo il dono straordinario del palcoscenico. Esprimi te stesso attraverso la relazione con gli altri. Io cerco sempre di stimolare, infatti, tra i miei collaboratori, la creatività”.
”Un lavoro importante, il mio ‘Tango’ – ha continuato Martone- perchè nato in un periodo storico drammatico. C’era stato il terremoto. E quando debuttammo al Teatro Nuovo di Napoli c’erano ancora le impalcature e gli edifici ‘puntellati’. Ma di fronte a questa tragedia immane ci fu una grande ‘resistenza’ culturale, il desiderio, fortissimo, di rinascere e ricominciare”.
Dodici ambienti per dodici diverse scenografie realizzate attraverso un’architettura di filmati e diapositive nello spettacolo in scena all’India. Dal salotto alla cucina, dal tetto al giardino, dalla piscina al bagno. Al tempo stesso un’avventura domestica e un viaggio figurato dall’ordinario al fantastico. Una graphic novel tra fantascienza e immaginazione virtuale. ”Assistendo a ‘Tango Glaciale – ha proseguito Martone- Noi veniamo scaraventati nel passato. Le nuove generazioni nel futuro. Era pur sempre uno spettacolo di fantascienza, come certi racconti di Ray Bradbury”.
C’è un ragazzo che, nel chiuso della sua stanza, vede la casa improvvisamente trasfigurata in ogni ambiente. Il salotto, la cucina, il tetto, il giardino. A spingere, secondo lui, sono forze che stanno trasformando il mondo (‘this is the ice age’, cantano Martha and the Muffins alla fine dello spettacolo), che lo stanno portando al di là delle frontiere dove tutti i riferimenti saltano e si ricombinano tra loro. Si vola tra le stelle, si comunica attraverso parole esplose.
”’Nel mio ‘Tango Glaciale’ – ha ricordato ancora Martone – si riconobbe tutta una generazione di giovani artisti. Volevamo tenere viva l’anima di Napoli. C’erano difficoltà innegabili, ma non volevamo perderci. Certo, nel mio spettacolo c’è molta America, la pop art e il suo cinema, le avanguardie (Warhol, Rauschenber… ) conosciute grazie alla galleria di Lucio Amelio proprio a Napoli”.
”A 16 anni rimasi folgorato da ‘Einstein on the beach’ – ha confessato Martone- Vivevamo a Napoli, quella di De Simone, di Eduardo De Filippo, ma il nostro sguardo era altrove. Il teatro di Carmelo Bene, di Leo de Berardinis o la Gaia Scienza”. Opera che anticipa la modernità, ‘Tango Glaciale’ di Martone. Ed ancora il regista che ha aggiunto: ”Sento una profonda solitudine, molto leopardiana. Forse anche una sofferenza nascosta nei miei protagonisti. Ma bisogna saper potere vivere nel proprio tempo. Si canta ‘questa è l’era del ghiaccio…’. Non si comunica più, infatti oggi, non si guardano più le persone negli occhi. Ma bisogna imparare a saper vivere il proprio tempo. Cambiano, si trasformano i linguaggi. Non si sostituiscono le emozioni”.
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