Pubblicato il: 08/05/2019 10:42
Dal 10 al 12 maggio va in scena al Teatro Belli di Roma ‘La rosa non ci ama – Carlo Gesualdo vs Maria D’Avalos’ di Roberto Russo per la regia di Gianni De Feo, con Cloris Brosca e Gianni De Feo. Siamo nella città di Napoli, nei nostri giorni, in una piazza vuota, piazza San Domenico appunto, davanti all’imponente palazzo che appartenne al grande compositore e principe Carlo Gesualdo da Venosa e dove nel suo androne, così si dice, fu esposto il cadavere di sua moglie Maria D’Avalos nella notte tra il 16 e il 17 ottobre del 1590. Quella notte Carlo infierì con efferata violenza sul corpo di Maria e dell’amante di lei Fabrizio Carafa, duca D’Andria. Questa la cronaca di uno dei più famosi delitti passionali. Fatti reali e non leggenda.
I due protagonisti, Carlo, uomo sensibile e geniale inventore dei colori della musica, raffinato madrigalista e stimato ispiratore dei tempi a venire. Maria bellissima donna appassionata alla vita. Entrambi vittime dei loro ruoli e della loro epoca! Ed è la Rosa, simbolo d’amore di tutte le epoche, che attrae e affascina con la seduzione del suo profumo e la bellezza dei suoi colori ma che può, allo stesso tempo, uccidere con la punta sottile di una spina.
La trama drammaturgica concepisce la presenza di altri personaggi che si alternano e si contrappongono ai due protagonisti. E dunque, in questa messa in scena che si articola tra azione vivace e lettura a leggio, saranno proprio loro, Carlo e Maria a evocare e a far rivivere, attraverso la loro voce, come gli accusatori di un tribunale, tutte quelle figure intorno alle quali ruota la vicenda stessa. Le lingue si mescolano, dallo spagnolo del 500 al napoletano antico fino al latino, in un linguaggio forbito eppure contemporaneo. E così i suoni e le musiche faranno da contrappunto alle parole, dall’evocazione dei madrigali al romanticismo dei nostri giorni, scavalcando epoche e gusti. Fino al raggiungimento della catarsi, quando tutti i personaggi evocati possono fare ritorno a casa, trovare pace e rinascere, nello scioglimento delle colpe.
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