(Fotogramma)
Pubblicato il: 02/12/2019 16:45
Una donna coraggiosa, anzi “fortissima, capace di uccidere per amore e di commettere suicido per la disperazione di amore”. Una virago temeraria, attualissima, mossa dalla passione in una Roma inedita, da film. E’ la ‘Tosca‘ di Giacomo Puccini secondo Davide Livermore, il regista che, dopo ‘Tamerlano’, ‘Don Pasquale’ e l”Attila’ dello scorso anno, torna per allestire l’opera che il 7 dicembre prossimo inaugurerà la stagione 2019/2020 della Scala. Una prima inedita sotto molteplici punti di vista e che, usando le parole del sovrintendente Alexander Pereira, “potrebbe essere straordinaria”.
Si tratta infatti della prima volta che la ‘Tosca’ inaugura la stagione scaligera. E la prima volta che viene presentata secondo la partitura della prima assoluta di Roma come documentata nell’edizione critica a cura di Roger Parker per Ricordi, con alcune significative differenze rispetto all’edizione corrente. Al tempo stesso sarà uno dei momenti più attesi del progetto pucciniano portato avanti dal maestro Riccardo Chailly e dal sovrintendente Alexander Pereira.
“E’ stata una grande occasione, con 8 inserti, per fare teatro – spiega il regista Davide Livermore -. La proposta che mi è stata fatta da punto di vista musicale e filologica è stata interessantissima. Questi 8 inserti sono stati una grande occasione per me, per trovare soluzioni che possano sostenere il mio lavoro, cioè entrare nella partitura e portarla al pubblico. Puccini ha anticipato abbondantemente il fluire delle narrazioni dell’anima con un profondo senso cinematografico. Non a caso, i più grandi musicisti della storia del cinema hanno preso in prestito l’80% della produzione pucciniana, dalle melodie agli inserti, fino alle armonizzazioni”.
Quello che vedremo in scena sarà dunque “un viaggio all’interno della partitura, a partire dal primo atto, che si svolge a Sant’Andrea della Valle ma che secondo la partitura non inizia lì – aggiunge Livermore -. Il ritmo sincopato iniziale ci ha dato la possibilità di far vedere la parte precedente dell’entrata in chiesa, quella di un uomo che scappa di prigione. Abbiamo affrontato un viaggio all’interno della partitura per seguire i luoghi e le azioni dell’anima”.
La storia di Tosca è nota. Ma, ci tiene a sottolineare Livermore, “raramente possiamo aver detto di seguire fino in fondo le azioni di tutti i personaggi”. “Il primo atto – aggiunge Livermore – ci aiuterà a seguire a 360 gradi tutta la chiesa, scoprendo angoli dell’architettura descritti dalla partitura fino a un palazzo Farnese in cui entreremo. Ci saranno movimenti di telecamera – che non sarà usata in scena -, abbiamo usato la scenografia al contrario, fino al finale che ci porta a una grande sfida che è mantenere l’attenzione fino all’ultimo e raccontare la disperazione di questa donna”.
La bacchetta è del maestro Riccardo Chailly, che prosegue la sua ricognizione del repertorio italiano e in particolare pucciniano, mentre le scene sono curate da Giò Forma, i costumi di Gianluca Falaschi e i video da D-wok. Protagonista sul palcoscenico la primadonna della lirica mondiale, Anna Netrebko (ormai habitué del teatro milanese), mentre nelle rappresentazioni di gennaio sarà Saioa Hernández a interpretare Tosca. Entrambi i soprano saranno affiancati da Francesco Meli nei panni di Cavaradossi e da Luca Salsi che vestirà quelli dello spietato Scarpia. “Tosca è resa attuale dalla grandezza della musica, scritta nel 1900 – spiega Chailly – ed è uno squarcio su tutto quello che verrà un secolo dopo. La modernità del soggetto e la grandezza della musica di Puccini rendono Tosca oggi attualissima e affiancabile a realità molto dure e crude della nostra società”.
E se è vero che Tosca ha molti punti di contatto con l’attualità, meglio lasciare da parte i temi tristemente attuali della violenza sulle donne e delle molestie. “Stiamo mettendo in scena un capolavoro, Tosca è una storia senza tempo – puntualizza Livermore – Noi non facciamo cronaca ma facciamo arte e andiamo a servire una cosa più importante che è l’autore”.
Aggiunge Chailly: “Con Pereira abbiamo portato avanti questo progetto con assoluta convinzione e sarebbe stato impensabile senza le voci idonee e un cast come questo. Ritrovare questi artisti, ai quali devo molto per la convinzione della loro bravura interpretativa vocale, è un po’ ritrovare tutti i personaggi di questi anni. Gli 8 elementi musicali che non appartenevano alla Tosca che conosciamo, questi 8 inserti, hanno chiesto un intervento molto delicato. E nella delicatezza di aggiungere qualcosa, anche se per mano di autore, è un’operazione estremamente delicata, non solo per me ma anche per il regista e i cantanti”.
Chailly si dice inoltre “soddisfatto di come stanno andando le prove” e ci tiene a precisare che “in Puccini non esistono piccoli ruoli, sono tutti fondamentali, più brevi nella durata ma di assoluto peso interpretativo. Il diktat della partitura che ho studiato sul manoscritto è un elemento portante, che mi ha spinto ad andar avanti sull’idea di indagine sulla prima versione di ogni opera che Puccini ha composto”.
Tosca andò in scena per la prima volta al Teatro Costanzi di Roma il 14 gennaio 1900 per la direzione di Leopoldo Mugnone. Il 17 marzo, Arturo Toscanini dirigeva il debutto scaligero con la stessa protagonista, Hariclea Darclée. La Tosca romana differisce dalla successiva (e definitiva) in otto interventi per un totale di un centinaio di battute. Complessivamente Tosca, osserva Roger Parker, è la più stabile delle opere di Puccini, quella che dopo una gestazione tormentata ha subito minori ripensamenti. Eppure queste poche battute, collocate in punti nodali della composizione, balzano all’attenzione dell’ascoltatore. Come il diverso finale del Te Deum corale alla fine del primo atto, le due misure aggiuntive alla fine di ‘Vissi d’arte’ con intervento di Scarpia sulle parole ‘Bada, il tempo è veloce!’ o la ripresa integrale dell’orchestra, nel finale, di ‘E lucevan le stelle’.
Per Saioa Hernandez, che sosterrà le recite di gennaio e tornerà nella tournée in Giappone nel settembre 2020, “sarà una Tosca di approfondimenti dello spartito e sono contenta perché con la Tosca, visto che tutti la conosciamo, finiamo sempre per farla in modo superficiale – spiega -. Poter approfondire nello spartito e registicamente i dettagli arricchisce molto il personaggio e ne sono felice”.
Emozionato anche Francesco Meli, al suo terzo 7 dicembre (secondo con Riccardo Chailly), stavolta nel ruolo di Cavaradossi. “Sono felice di stare sotto direzione Chailly – spiega il tenore – e di tornare a lavorare con Livermore, col quale ho fatto uno dei miei debutti 18 anni fa. E’ stato un lavoro stimolante dal punto di vista musicale, ho trovato una varietà di possibilità per i cantanti, di giocare e sbizzarrirsi nel fraseggio e sono rimasto molto colpito”
Ed è soddisfatto anche Salsi, che darà volto e voce a Scarpia: “Non avevo mai trovato la chiave giusta per raccontare questo personaggio, mi risultava un po’ volgare e non riuscivo a trovare il modo per renderlo più nobile – afferma -. Abbiamo fatto un lavoro di ripulitura, cercando di cantare le note che Puccini voleva e come diceva. Con Chailly e Livermore abbiamo fatto un lavoro bello perché abbiamo lavorato su una recitazione moderna, che dà spazio alle vere emozioni, cercando complicità tra di noi”.
Anche quest’anno, per il quarto anno consecutivo, la prima scaligera sarà trasmessa in diretta su Rai1, a partire dalle 17.45. Lo spettacolo, con la regia televisiva di Patrizia Carmine, sarà trasmesso in diretta anche su Radio3, su Rai1 Hd canale 501 e online sul portale Rai Play.
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