“L’opera è una specie di cattedrale della scoperta del bello, di certe pieghe dell’anima che altrimenti non troverebbero sfogo”. E’ un amore incondizionato per la musica quello che Franco Zeffirelli, scomparso a Roma sabato scorso, racconta in un’intervista video esclusiva concessa all’Adnkronos nel 2011, in occasione della ‘Turandot’ di Puccini che il regista mise in scena in Oman. Il lungo filmato, in cui tra l’altro il regista incorona Andrea Bocelli come vero erede di Pavarotti, è stato realizzato nella casa del maestro sull’Appia Antica, una sorta di ‘Vittoriale’ dei suoi ricordi, un immenso archivio di immagini, documenti e bozzetti delle sue produzioni che le telecamere dell’Adnkronos hanno potuto riprendere.
Nelle immagini (che sono disponibili in integrale per chi fosse interessato) sfilano i ritratti incorniciati poggiati sul pianoforte del salotto, il busto del grande soprano australiano Joan Sutherland, che Zeffirelli diresse varie volte dalla fine degli anni ’50 in poi, le foto con la regina Elisabetta, con papa Wojtyla, con i grandi della musica e del belcanto, da Pavarotti a Domingo, Giulietta Simionato, Leonard Bernstein e naturalmente Maria Callas, grande amica di Zeffirelli alla quale ha dedicato una delle sue ultime pellicole, ‘Callas forever’.
Zeffirelli parla del suo rapporto con il melodramma (“Bisogna che entri nella cultura e nell’educazione di un popolo, una volta entrato ci racconti tutto quello che vuoi“), e dice di essere “contento di avere preso questa strada anche se mi considero indegno, perché si è chiamati a cimentarsi con capolavori straordinari. Però il mezzo che offre la musica è ineguagliabile e devi per forza buttarti con coraggio anche se ti senti inadeguato perché la musica è a un livello tale che ti devi buttare sotto e arrivi appena a sfiorarne i lembi”.
Un talento riconosciuto in tutto il mondo, quello di Zeffirelli, che ha fatto del regista fiorentino uno dei cardini dello stile interpretativo italiano, chiamato ad allestire in tutto il mondo. “La lirica è un potentissimo mezzo di comunicazione che può contribuire all’unificazione tra i popoli perché è il linguaggio dei sentimenti fondamentali, dall’amore, alla gelosia, all’orgoglio, all’amor patrio. Tutti sentimenti che ha illustrato con grande potenza. Credo che non ci sia mezzo migliore della musica per far parlare il cuore”, dice Zeffirelli nel corso dell’intervista. E, raccontando i suoi allestimenti di ‘Turandot’, ‘Don Giovanni’, ‘Pagliacci’, ‘Traviata’, sottolinea: “La musica chiede enormi sacrifici, non si lascia conquistare facilmente, ti aiuta a pensare meglio, è un’arma straordinaria“.
Adnkronos.