ROMA – Continuano a far discutere il controllo antidoping del 2016 che ha portato alla squalifica fino al 2024 di Alex Schwazer. “La concentrazione del Dna nelle urine non corrisponde ad una fisiologia umana e i dati confermano quindi un’anomalia”. Così Giampietro Lago, perito nominato dal gip del Tribunale di Bolzano, Walter Pelino, e comandante del Ris dei carabinieri di Parma, nella prima parte dell’esposizione della sua terza perizia in merito all’elevata concentrazione di Dna nelle urine dell’atleta altoatesino del controllo antidoping dell’1 gennaio del 2016.
Anomalie sui controlli di marzo
Come noto, il controllo del giorno di Capodanno di quattro anni fa era inizialmente stato classificato ‘negativo’ e oltre tre mesi dopo le stesse urine risultarono positive al testosterone che fecero scattare la squalifica per recidiva a otto anni. Lago ha spiegato che lo studio sui valori di Dna nelle urine è stato fatto sui dati completi di 37 atleti tesserati della Fidal di specialità di lunghe distanze. L’avvocato De Arcangelis per conto della Federatletica in aula ha ribadito che per sottoporsi ad esame di Dna c’era la disponibilità di ben 60 atleti e che “il lockdown ha impedito gli spostamenti degli atleti”. Il legale della Fidal ha aggiunto che “Schwazer è patrimonio dell’atletica, della Fidal e di questo mondo sportivo e la Fidal ha l’interesse che si faccia luce su questa vicenda”.
L’attacco dell’avvocato di Schwazer
“Il Dna anomalo di quel controllo antidoping dell’1 gennaio 2016 oltre a non essere anonimo (era inserita la località del controllo, ndr.), è unito alle e-mail dove c’è scritta la parola complotto in lingua inglese (‘plot’) credo lasciano ben pochi dubbi sull’intera vicenda”, le parole di Gerhard Brandstaetter, avvocato di Alex Schwazer, durante una breve pausa dell’odierna udienza che si sta tenendo in Tribunale a Bolzano. Il legale bolzanino si riferisce ai messaggi di posta elettronica hackerati dai russi di Fancy Bears sui quali si legge la parola ‘plot’ in comunicazioni tra il responsabile dell’antidoping della Iaaf (oggi World Athletics), Thomas Capdevielle e il legale della stessa federazione mondiale di atletica, Ross Wenzel.
Fonte www.repubblica.it