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Bale e il ritorno al Tottenham, un campione schiacciato dalla sua grandezza

Non è poi così incredibile che il ritorno di Bale al Tottenham rischi di diventare una festa di secondo piano. Chiassosa per i contorni dell’affare, nobile per il passato del festeggiato e i costi affrontati dal Real Madrid per averlo, ma forse anche un po’ malinconica per via delle tante promesse non mantenute al Real Madrid, cui Gareth giurò più volte fedeltà eterna, sbaciucchiando maglie a comando. Una malinconia persino rabbiosa se poi si va a spulciare i ricordi più belli, ossia tutti quei momenti, che si sperava più numerosi, in cui il dirompente gallese sembrava aver davvero trovato, col suo smisurato talento e con la sua epocale fisicità, una personalissima strada che l’avrebbe condotto verso l’immortalità del pallone (la rovesciata in finale di Champions contro il Liverpool nel 2018, tanto per dirne una). E tutto in un altro ruolo, rispetto a quanto immaginato sino a qualche anno prima: l’attaccante puro.

Ma il tempo passa e passando, come sua abitudine, non guarda in faccia nessuno. Nemmeno Gareth Bale, uomo fantasy dalle movenze uniche, in cui il garbo del tocco e la potenza dei gesti hanno sempre un modo speciale di combinarsi. Le storie della sua vita si intrecciano. E non sono tutte bellissime da raccontare, perché probabilmente non è sempre stato esaltante viverle. Più che alla bellezza, nelle ultime stagioni da “blanco”, il nome di Bale faceva piuttosto pensare agli infortuni, sempre più frequenti, ai tanti appuntamenti saltati, alle continue incomprensioni con i compagni e con gli allenatori, alle lunghe attese in panchina, aspettando un cenno per andare a scaldarsi o forse no, forse aspettava solo che la partita finisse. Sino all’immagine del distacco definitivo: lui che si addormenta a testa in giù con la mascherina sul viso ai primi di luglio mentre i compagni si stavano giocando il titolo contro l’Alaves.

Bale tornerà al suo Tottenham per un anno in prestito: non si fida più nessuno. Mourinho era, a quanto pare, il primo dei diffidenti. In passato i due s’erano solo sfiorati. Bale entrava a Madrid nell’estate del 2013 mentre Mourinho ne usciva. La verità è che da poche ore il Tottenham ha un altro Bale in rosa: è spagnolo, ha 23 anni, viene dal Siviglia ma è anche lui legato a doppia mandata al Real Madrid: Sergio Reguilion. Gioca da esterno basso ma è devastante quando sale (la Roma di Fonseca sta ancora contando le cicatrici…). Insomma il Tottenham riprende Bale ma intanto Bale è così cambiato che nessuno pensa che tra lui e Reguilion si possa scatenare una forma di rivalità. Anzi, è probabile che giocheranno ai lati opposti del campo. Bale sull’esterno destro d’attacco, Reguilion da esterno dei quattro di difesa. L’altro giorno Mourinho, che non si è sbilanciato troppo sul ritorno di Bale, continuava a dire: “A chi mi dice che è arrivato Bale, io rispondo che Bale gioca nel Real Madrid”. Come se volesse tenerlo lì ancora un po’. Ma i fatti sono che Bale si sta già allenando con i nuovi compagni al centro tecnico di Tottenham di Enfield e sicuramente avrà già avuto un colloquio privato col suo nuovo tecnico e c’è da giurarci che avranno mollato qualche cattiveria contro il Real Madrid.

La grandezza di un campione si può anche misurare, per un paio di settimane, con la cifra spesa dall’acquirente per vederlo vestito con i suoi colori sociali. Sette anni fa Bale costò al Real Madrid 101 milioni. Uno sproposito che il Tottenham cercò di mettere a frutto per ricostruirsi la squadra (contestualmente acquistò Chadli, Chiriches, Capoue, Eriksen, Paulinho, Soldado e Lamela), senza però cavarne nulla. Poi ad un certo punto la grandezza del campione, strapagato ma soprattutto stra-aspettato, si sgonfia di colpo, come un soufflé. Non è più aspettato, ma sopportato. Lo davano per coraggioso, si mostra fragile. Bale è rimasto un grande (e lo è), ma molti, soprattutto a Madrid, hanno presto cominciato a domandarsi: ma, scusate, ma valeva veramente quel botto di soldi? Difficile dirlo. Le vicende umane di un calciatore si intrecciano con i suoi incidenti di percorso, quando non va come dovrebbe le sue giornate storte diventano indimenticabili in modo direttamente proporzionale alla sua celebrità. Messo sempre più alle strette, messo sempre più da parte, Bale non ha più trovato la forza, e magari un buon motivo, per reagire alle avversità: tutto era un’avversità al Bernabeu. E da gallese non poteva nemmeno usare la propria nazionale come valvola di sfogo: c’è poco da stare allegri, se giochi nel Galles, vinci pochissimo, fatichi tantissimo, dedizione infinita ma soddisfazioni microscopiche.

E allora eccoci al Bale di ritorno: un campione schiacciato dalla sua grandezza, che sia lui sia noi abbiamo vissuto a intermittenza. Arrivato al Tottenham nel 2007 dal Southampton, come terzino alla Roberto Carlos, si è lentamente proposto come esterno alto. Ed era così determinante, così incisivo, così bello da vedersi, e così spaventoso per gli avversari, che non ci fu un solo allenatore dei tre che incrociò al Tottenham (Ramos, Redknapp, Villa-Boas) in grado di opporsi alla sua progressiva trasformazione da motorino di fascia a incursore capace di entrare stabilmente nella classifica marcatori. Senza contare la bravura nel calciare le punizioni con il suo sinistro. Eppure Bale non immaginava questo tipo di “homecoming”. Forse sognava un red carpet. Magari s’era convinto che non sarebbe stata una sosta annuale, come di solito capita a chi sbarca con su scritto: “Stiamo a vedere cosa combini e poi ne riparliamo”.

A Bale, dicono a Londra, non piace questa cosa di essere finito in prestito. Per niente. Ma come, avrà pensato, torno a casa mia però sto in affitto? “Bale is back, welcome home”, ha postato il club. A Bale tuttavia non è sfuggito che il Tottenham di oggi ha bisogno di un’applicazione maniacale e soprattutto di rabbia giovane. Possono mai chiederla a un 31enne come lui, che nelle ultime stagioni si è distinto proprio per delle opposte virtù, vocazione all’isolamento e elevatissimi tassi di distrazione? A lui che era sul punto di accettare le offerte cinesi del Jiangsu Suning e del Sinobo Guoan? A lui che negli ultimi due anni, spodestato o più semplicemente spostato, ha segnato al Bernabeu la miseria di due reti? Alcuni si chiedono a Londra: “Masterstroke o mistake?”. Sono gli ultimi a cedere: sono quelli ancora convinti che dietro le scartoffie, la polvere, la fisioterapia, le caviglie affrante e le macerie di anni difficili, Gareth Bale sia ancora una stella pronta a brillare. Il calcio, il Tottenham, ma anche chi ama questo giocatore antico e modernissimo, hanno bisogno di crederci. Il Tottenham non ha tanti giocatori d’altissimo livello: Kane, Son. Magari Bale potrebbe scoprire una nuova centralità e con essa un nuovo modo di contare i propri anni di età. Magari la marginalità che si è conquistato, anche a causa dei suoi ripetuti infortuni, potrebbe diventare solo una scomoda memoria. Ma fino a prova contraria, ossia fino alla prova del campo, e in prospettiva, il vero colpo del Tottenham però non è lui: è Reguilion. Speriamo che Bale non si offenda.

Fonte www.repubblica.it

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