ROMA – Sette mesi senza Kobe Bryant che oggi, 23 agosto, avrebbe compiuto 42 anni. Una ricorrenza purtroppo triste, la prima dopo la scomparsa del campionissimo dei Los Angeles Lakers, avvenuta lo scorso 26 gennaio insieme a sua figlia Gianna, in un incidente con l’elicottero. Una delle prime tragedie di questo nefasto 2020.
“Kobe Bryant” Day e “Mamba Week”
La contea di Orange County comunque, dove viveva il giocatore, ha deciso di seguire la città di Los Angeles e di onorare il “Kobe Bryant Day” domani, 24 agosto, un numero non a caso che proviene da quelli che Kobe portava sulla maglietta: l’8 e appunto il 24. Lo sponsor tecnico di Bryant invece da oggi celebra la “Mamba Week”. Da quest’anno, il 23 agosto è diventato una sorta di giorno della memoria, doloroso, ma che comunque serve per ricordare e onorare uno dei più grandi di sempre, amato anche da chi non seguiva il basket per gli esempi che dava, anche come uomo e padre di famiglia.
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La carriera di Kobe, tra Italia e USA
Kobe Bryant ha conquistato 5 titoli Nba realizzando ben 33.643 punti totali, cifra superata solo da LeBron James lo scorso gennaio. Inoltre è stato per due volte campione olimpionico e le sue giocate hanno esaltato il pubblico di tutto il globo. Ma Kobe amava anche l’Italia, paese in cui è cresciuto e in cui visse dai 6 ai 13 anni al seguito del papà, Joe, che giocò a Rieti, Reggio Calabria, Pistoia e a Reggio Emilia. “Sono cresciuto due anni a Rieti, poi Pistoia, Reggio Calabria e Reggio Emilia – disse Kobe nel 2018 – e ho il cuore italiano, puro”. E gli piaceva parlare italiano, specialmente quando discuteva (anche in modo colorito) con gli arbitri sui parquet americani. Bryant ha giocato 20 anni con i Los Angeles Lakers, diventando uno dei cestisti più forti e famosi di sempre per poi ritirarsi nel 2016, ma restando nel mondo del basket e creando la “Mamba Academy” per allenare e coltivare giovani talenti, come un talento purissimo era sua figlia Gianna. Nell’augurare un commosso “buon compleanno” a Kobe, il pensiero va anche alla giovane “Mambacita”, come l’aveva ribattezzata il papà.
Fonte www.repubblica.it