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Bisogna saper perdere: la lezione della Croazia

Nonostante la sconfitta a Zagabria la gente ha fatto festa: la loro squadra per la prima volta è vice campione del mondo. Una lezione per gli italiani che nel ’70 e nel ’94 dopo due secondi posti diedero vita solo a polemiche

BISOGNA SAPER PERDERE

Festa ieri nelle strade di Zagabria. Oggi i giocatori nonostante la sconfitta saranno accolti come eroi. La giovane Repubblica nata 27 anni fa dopo una sanguinosa guerra proprio vicino a casa nostra ha rischiato di scrivere una pagina importante della storia del calcio. La Croazia è vice campione del mondo ed è pronta ad affrontare le prossime sfide calcistiche con un  potenziale di grande valore. Il presidente Kolinda Grabar con la maglia della nazionale si abbraccia con Macron: una bella immagine per lo sport. Questa nazionale con la maglia a scacchi ci aveva fatti innamorare un po’ tutti.. francesi a parte.

UNA GRANDE LEZIONE

Ogni tanto fa bene ripassare un po’ di storia, specie a noi italiani. Si perchè la nazionale azzurra di secondi posti ne ha centrati due: nel 1970 e nel 1994 sempre sconfitta dal Brasile. Ed in entrambi i casi dimostrammo di non saper perdere. Nel 1970 la squadra del grande Ferruccio  Valcareggi, che due anni prima aveva vinto l’unico campionato europeo della nostra storia, venne sconfitta da un Brasile a dir poco “mostruoso” forse il più forte di tutti i tempi. Ebbene quella squadra al ritorno in patria venne accolta all’aeroporto di Fiumicino a colpi di arance e pomodori in faccia. Che gratitudine!  Nel ‘94 invece dopo una finale giocata a Pasadena con 40 gradi sopra lo zero, una delle partite più brutte della storia dei mondiali, gli azzurri vennero sconfitti solo ai rigori da un Brasile molto “europeo”. Non ci furono lanci di arance. Ma improvvisamente il “partito” dei sacchiani si sgnofiò e l’uomo che doveva cambiare il calcio italiano, cambiò ben poco …anzi tutto rimase come prima: difesa solida e contropiede (che però Sacchi lo ribattezzò con ripartenze). E giù polemiche …..Ricordo molto bene un particolare quella serata post finale. In piazza del Popolo a Roma un giovane esultava con la bandiera tricolore nonostante la sconfitta. Si avvicinò a lui un cronista della Rai chiedendogli perchè stava esultando. Il ragazzo rispose: “guardi che siamo i vice campioni del mondo. Non è poco”

E …ZIDANE SI ALLONTANA

Il vincitore di questi mondiali è senza dubbio l’allenatore francese Didier Deshamps. In caso di mancata vittoria la sua panchina sarebbe andata al suo ex compagno di nazionale Zinedine Zidane fresco vincitore della terza Champions consecutiva. A Didier non era stata perdonata la mancata vittoria del campionato europeo due anni fa giocato in casa, dove  la Francia arrivò seconda. Ma lui non si è scoraggiato nonostante avesse una spada puntata sul cuore. Anzi. Ha lasciato a casa un attaccante del calibro di Karim Benzema, ritenuto elemento destabilizzatore nello spogliatoio. Ha caricato psicologicamente Pogba tirando fuori il meglio da questo ragazzotto che si era un po’ smarrito, poi Kante’, Griezmann e Mbappè sono stati a dir poco devastanti. A questo punto che dire a Deshamps? Salvo colpi di scena (abbandono da parte sua della nazionale da vincitore), a Zidane possiamo dire: ripassi più avanti!

DIDIER COME IL “VECIO”

Deshamps come Bearzot 36 anni dopo. Nel 1982 l’allora tecnico degli azzurri prima di vincere i mondiali di Spagna fu attaccato da tutto e da tutti. Senza pietà. Eppure quattro anni prima in Argentina l’Italia si piazzò quarta inaspettatamente, mettendo in mostra un calcio spettacolare. Bearzot nel 1982 lascò a casa il capocannoniere del campionato, vale a dire Roberto Pruzzo, ed ebbe il coraggio di portare in Spagna Paolo Rossi fermo da due anni causa scandalo calcio scommesse. Ebbene, l’ Italia trionfò per la terza volta, Rossi fu il cannoniere di quei mondiali indimenticabili. Fu battezzato “Pablito” e vinse il Pallone d’oro. Il “Vecio” come Didier sapeva rischiare.

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