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Champions, il giocoliere contro il cecchino: Psg-Bayern finale da 400 milioni di spettatori (in tv)

LISBONA – Per i broadcaster di tutto il mondo, che quando nessuno poteva immaginare la pandemia si erano assicurati i diritti di trasmissione del torneo per il triennio 2018-2020, la Final Eight della Champions a Lisbona è stata un successo, come del resto per gli sponsor. Sull’ennesima cifra da record delle persone che vedranno in tutto il mondo la finale Psg-Bayern le stime non sono concordi. Ma l’approssimazione più attendibile si attesta sui quasi 400 milioni, tra tv e internet. Non è dunque azzardato concludere che la disputa del torneo, anche in emergenza e con questa formula inedita, abbia di fatto salvato le finanze del calcio europeo.

Tuttavia i poco più di 3 miliardi di euro che l’Uefa ha incassato da broadcaster e sponsor verranno in parte scontati, perché la mancata disputa delle partite di ritorno dei quarti e delle semifinali, turni a eliminazione diretta giocati in gara unica, ha tolto al pacchetto 6 partite molto importanti, quelle che fanno più audience. Così ai titolari dei diritti l’Uefa dovrebbe appunto garantire uno sconto, la cui entità è ancora da stabilire in apposite trattative: l’ipotesi è che possa aggirarsi intorno al 10%, cioè sui 300 milioni. In effetti i diritti per il triennio 2021-2024 – nel quale la formula della Champions non potrà cambiare e tornerà al pre-Covid, con fase a gironi e turni a eliminazione diretta con partite di andata e ritorno – sono già stati venduti per una cifra vicina ai 4 miliardi: anche per questo lo sconto, in questa edizione tagliata nella sua porzione conclusiva, appare fisiologico. 

Per la finale resta comunque la previsione di un grande spettacolo. Psg-Bayern è tante cose in una. E’ Neymar contro Lewandowski, il giocoliere brasiliano contro il cecchino polacco, come recita sbrigativo il cartellone, perché chi vince probabilmente si prenderà a fine autunno anche il premio Fifa di miglior calciatore al mondo: come tutti gli slogan è una semplificazione. Psg-Bayern è anche la multinazionale francese costruita coi soldi del Qatar, alla sua prima finale di Champions, contro la squadra prototipo del calcio tedesco d’acciaio, con 5 Coppe dei Campioni vinte. È il giovane campione del mondo francese Mbappé, figlio di madre algerina e papà camerunense, contro l’omologo velocista dribblatore Gnabry, nato in Germania da mamma tedesca e padre ivoriano. È lo smaliziato argentino Di Maria, amico di Messi, contro il talento naïf canadese Davies, nato in un campo profughi del Ghana da genitori scappati dalla guerra in Liberia. È il difensore veterano Thiago Silva, che vincendo potrebbe smentire la tesi che si tratti della sua ultima recita con la maglia del Psg, contro l’altro veterano eclettico Thomas Müller, riabilitato da Flick dopo l’accantonamento precedente.

Ma soprattutto questa finale è il potenziale manifesto del moderno calcio d’attacco, senza troppi calcoli. Il Psg è geneticamente votato alla costante ricerca del gol per via del tridente Di Maria-Neymar-Mbappé. Il Bayern ha vinto in quest’edizione del torneo 10 volte su 10, segnando gol a raffica, di cui 8 al Barcellona nel quarto di finale, e non si preoccupa molto, quando ne incassa qualcuno. Però i due allenatori tedeschi – sfida nella sfida – sanno che mai come in questo caso si può vincere attaccando, ma si può perdere difendendo male. Flick cerca contrappesi più adeguati all’offensivismo spinto del suo Bayern, ma non potrà inserire a destra in difesa Pavard, non ancora recuperato, né avanzare a centrocampo Kimmich.

Tuchel si tormenta col dubbio Verratti, appena guarito dall’infortunio al polpaccio: il timore è di dovere rischiare una sostituzione precoce. L’italiano sicuro, in campo, è l’arbitro Orsato e al Var c’è Irrati, in compagnia dell’affiatato Guida. I giocatori del Psg, in caso di vittoria, avranno in premio poco più di 500 mila euro a testa, quelli del Bayern quasi. La Coppa dei Campioni sanificata, ai tempi del coronavirus, non ha le orecchie basse.

 Fonte www.repubblica.it

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