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Ciclismo, Giro d’Italia: il gigante Ganna sorprende anche in salita e vince. Almeida resta in maglia rosa

Dedicato a chi pensa che Filippo Ganna sia capace di collezionare solo titoli mondiali a cronometro e su pista (come se fosse cosa da poco) e niente altro. L’impresa a Camigliatello Silano del gigante pazzo per la cioccolata è di quelle che ingigantiscono l’autostima, che autorizzano previsioni del tipo ‘un giorno quel corazziere uscirà dall’inferno del nord della Parigi-Roubaix (già conquistata da under 23) da vincitore’. In Sicilia a faticare, prima con la conquista della maglia rosa, poi come scorta pietosa del dramma di Thomas. In Calabria il capolavoro, dopo una tappa di 225 km dominata per 175 km. E’ lui, dopo 50 km, il treno che porta via con sé sette compagni di avventura. E’ lui che si mette a disposizione del compagno di squadra Puccio (in teoria il designato per un percorso del genere): va a prendere questo e quello che prova a fare da soli. E’ lui che quando un vecchio filibustiere come De Gendt -con il belga anche Rubio Reyes- rientra dal gruppo con energie e motivazioni sulla carta superiori, non si arrende ad un destino che sembra scritto. Riparte e li stacca su una salita durissima come quella del Valico di Montescuro (24 km, alcuni dei quali con picchi preoccupanti).

E’ lui infine che, pur con qualche tentennamento, non lascia che la paura di vincere ne inibisca la lucidità sulle curve bagnate dalla pioggia battente della discesa verso l’arrivo. “E pensare che non dovevo neanche andare in fuga, dovevo essere di supporto. E’ una grande soddisfazione per la squadra, c’era da riscattare la perdita di Thomas. I km decisivi li ho vissuti come una crono, era l’unica cosa che potevo fare, non sono uno scalatore ma sono riuscito a mantenere la calma. E poi ieri Thomas mi ha detto, ‘oh, domani va in fuga’…”.

Nel giorno di Ganna, se la cava egregiamente anche Joao Almeida. Il portoghese si tiene la maglia rosa: nella storia del suo paese è quello che già l’ha tenuta di più, visto che Acacio Da Silva nel 1989 riuscì a indossarla solo un giorno. Per il buon Joao inoltre una preoccupazione in meno. Avere a due secondi un Caicedo pronto anche a perfidi agguati sui traguardi volanti con gli abbuoni, era un problemino. L’ecuadoriano dalla faccia simpatica però si arrende quando la strada inizia salire: ora la prima minaccia -Pello Bilbao- si trova a più rassicuranti 48 secondi. “E’ stata una tappa freddissima, ma dal mio punto di vista è stata positiva. Dovevo restare nel gruppo e alla fine ho dato tutto. Si tratta del mio primo Grande Giro, non ho idea di dove posso arrivare ma voglio spingermi il più avanti possibile”. Circa quelli che presumibilmente si giocheranno la rosa fino all’ultimo (non ci mettiamo più per il momento Simon Yates, che pur non perdendo ulteriore terreno ha stentato), non si registrano cose particolari: Nibali ha provato qualcosina in discesa, gli altri non si sono fatti sorprendere.Fonte www.repubblica.it

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