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Ciclismo, Giro: storia di Pellaud, svizzero di Colombia

Villafranca Tirrena – Anche Simon Pellaud si è iscritto al Giro, al suo unico Giro possibile, quello delle fughe. Anche quelle impossibili. Ieri ha piantato i suoi compagni di avventura sulla Portella Mandrazzi, si è avventato sulla ripida discesa, ha tenuto in scacco per un po’ il gruppo, ha vinto un traguardo volante, è stato ripreso a una ventina di chilometri dall’arrivo, ha sorriso alla telecamera, ha mimato un cuore e ha scartato e mangiato un cioccolatino. Con quel nome da lago valdostano, Pellaud non poteva passare inosservato, lui che ha un titolo unico nel suo genere, quello di “campione nazionale svizzero della montagna”, una sorta di campionato tra scalatori della Confederazione, e l’ha vinto lui, che non è uno scalatore e che nemmeno vive in Svizzera. E sì, perché Pellaud vive in Colombia. Per amore. Per molti mesi l’anno.

Simon è nato a Chemin Dessus, nel Vallese. Quasi milletrecento metri sul livello del mare. Una terra di mezzo nel cuore dell’Europa: di qua c’è il Gran San Bernardo e l’Italia, di là il Giura e la Francia, ma anche la Germania non è lontana. Per questa commistione di suggestioni, Pellaud parla correntemente cinque lingue. Ma quella che più ama è lo spagnolo. Quello che si parla in Colombia. La lingua della sua compagna, Elodie, che l’ha portato fin laggiù. Trascorre quasi tutto il tempo senza gare a Santa Elena, dipartimento di Antioquia. Si è persino costruito un piccolo chalet svizzero, tutto in legno, ha fatto tutto da solo, e vive lì, felice. Essenzialmente perché lontano: “L’Europa ha i soldi ma è grigia, il Sudamerica la felicità e l’allegria. E a me piace cogliere le occasioni al volo. Vivo secondo il motto Carpe diem, nella vita come nel ciclismo”. Ha 27 anni e la quasi colombianità ha attirato Gianni Savio, grande estimatore e scopritore di scalatori andini. Pellaud gli è piaciuto per il modo di interpretare le corse. All’attacco. Pellaud ha trovato nell’Androni una casa dopo la fine della storia con la IAM, fallita, e la retrocessione da èlite con il Team Illuminate e la IAM-Excelsior. Nel 2019 ha vinto la classifica degli scalatori al Romandia e la Fleche Ardennaise, discreta corsa dal discreto albo d’oro, curiosamente punteggiato di svizzeri.

Il punto, per Pellaud, era farsi vedere finalmente e, forse, testare ancora i freni a disco della sua bici. Al Giro dell’Emilia era finito fuori strada, non perché avesse sbagliato una curva, ma perché a un certo punto i freni avevano smesso di frenare. Qualche ammaccatura e via, perché gli attimi da carpire non avvertono mai. Ieri era uno di quelli. Suo nonno è stato corridore e gli ha trasmesso l’amore per la bicicletta. Lui l’ha coltivato guardando il ciclismo in tv, e soprattutto una corsa sogna, la Sanremo, anche se “so già che non la vincerò mai, ma quando sogno qualcosa, sogno di essere nel finale a giocarmela”. Solo due svizzeri hanno vinto la Sanremo, Eric Maechler e Fabian Cancellara, un corridore normale e una leggenda. “El suizo colombiano ciclista” dice di sé, Pellaud. Due popoli tifano per lui e sentirebbero propria una sua vittoria.Fonte www.repubblica.it

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