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Ciclismo, Mondiali: trionfa la Francia con Alaphilippe. Italiani, una delusione

IMOLA – Non vincere il Tour da 35 anni è un punto fermo negli incubi dei francesi. Da ora in poi però il loro sonno sarà un po’ più leggero. Merito di Julian Alaphilippe, che scrosta la ruggine ad un altro tabù: la Francia torna infatti a vincere il Mondiale dopo 23 anni. A Laurent Brochard, che aveva sorpreso tutti a San Sebastian nel 1997, succede Alaf, che comunque sul circuito di Imola non sorprende nessuno. Il suo scatto nel momento topico se lo aspettavano tutti, ma nessuno è stato capace di attaccarsi alla ruota. Vince lui, vince la Francia: squadra pronta, sempre dentro la gara, perfetta nel saper gestire tutte le situazioni.

Alaphilippe parte ad una decina di km dall’arrivo, quando le pendenze di Cima Gallisterna sono più cattive. Wout van Aert, uno dei grandi favoriti della vigilia, perde l’attimo. Roba di pochi metri. Il belga e lì, e con lui Hirschi, Kwiatkowski, Fuglsang e Roglic. Al massimo una quindicina di secondi, ma la fortuna di Alaphilippe è proprio la presenza di van Aert tra chi insegue: nessuno vuole portare il belga in carrozza ad uno sprint che vincerebbe senza problemi (infatti lo domina e si aggiudica la medaglia d’argento), e per il francese i giochi sono fatti. Ricapitolando: trionfo Francia, amarezza del Belgio, bel bronzo della Svizzera con il pupillo di Cancellara, Marc Hirschi. Delusione totale da parte dell’Italia. D’accordo, non c’erano attaccanti di sfondamento, ma si poteva fare meglio. Nibali ha provato sull’ultima salita ma le gambe non lo hanno sostenuto (quindicesimo posto per lui). Caruso è stato il migliore: decimo, come al Tour. Ma ribadiamo, delusione totale: non essendo tra i favoriti, gli azzurri potevano ‘divertirsi’ a infiammare la gara, magari con azioni impossibili, magari alla Vittorio Adorni, più volte evocato nei giorni scorsi ricordando la leggendaria impresa mondiale, proprio a Imola, nel 1968. Invece poco e niente.

“Fino a dieci giorni non mi sentivo bene, questo Mondiale era un grosso punto interrogativo. Oggi non c’era spazio per provarci da lontano”, ha spiegato Vincenzo Nibali. “Sapevo che l’ultima salita per me era quella meno adatta. Mi sono messo in quella prima ma van Aert non collaborava e poteva essere una buona azione anche per lui. La situazione si è rimescolata nel finale e i corridori più esplosivi hanno avuto la meglio”.

Gara dura: circuito di 28,8 km con due salite da non sottovalutare, se non altro per il fatto di dover essere ripetute nove volte (Mazzolano, 2,7 km, al 6,1% e punte massime al 13%; Gallisterna, 2,7 km, al 6,4% e punte massime del 15%). C’è una fuga iniziale che raggiunge un margine di 7′. La compongono in sette, numero magico per il ciclismo a Imola. Qualcuno ricorda simpaticamente che anche la fuga iniziale del mondiale di Adorni era composta da sette uomini. Solo che in quella circostanza c’era gente del calibro di van Looy, van Springel, Dancelli, Gimondi. Stavolta, con tutto il rispetto, davanti ci sono Castillo, Traeen, Friedrich, Koch, Fomynkh, Arashiro e Grosu.

I big insomma restano tranquilli e poi entrano in scena negli ultimi 3 giri. Il Belgio è la squadra che controlla di più, la Francia quella che va a fiammate. A due giri dal termine, numero di Pogacar. Problema tecnico, cambia bici, recupera e stacca tutti in salita. Sente la campanella con 25” sul gruppo, ma la gamba dopo una settimana di festeggiamenti non può essere quella del trionfo al Tour. Ripreso. Ultima salita: prova Nibali, ma si affloscia quasi subito su un allungo di Kwiatkowski. Si respira l’atmofera del momento della verità: Alaphilippe, dopo la vittoria a Nizza, ha passato il Tour a pensarlo e lo coglie. Il Mondiale torna francese. Chapeau. “E’ un sogno che si avvera. Ci sono sempre andato vicino ma non sono mai salito sul podio. Voglio ringraziare i miei compagni, il mio allenatore e tutti coloro che hanno creduto in me”, dichiara il francese in lacrime, dedicando il trionfo anche alla sua famiglia, colpita qualche mese fa dalla perdita di Jacques (suo padre). “Ho un pensiero per tutti loro”.

ORDINE D’ARRIVO
1 Julian Alaphilppe (France)         6:38:34
2 Wout Van Aert (Belgium) 0:00:24
3 Marc Hirschi (Switzerland)        
4 Michal Kwiatkowski (Poland)   
5 Jakob Fuglsang (Denmark)       
6 Primoz Roglic (Slovenia)  
7 Michael Matthews (Australia)   0:00:53
8 Alejandro Valverde (Spain)       
9 Max Schachmann (Germany)   
10 Damiano Caruso (Italy)

Fonte www.repubblica.it

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