Sembrava di essere tornati al campionato sloveno, prima gara ufficiale dell’Uci dopo il lockdown. Vittoria di Roglic, secondo Pogacar. Invece l’arrivo era a Orcières-Merlette, sede del primo arrivo in salita di questo Tour de France. Frazione dalle indicazioni interessanti ma di verdetti, anche solo accennati, neanche l’ombra. Ci stava: 7,1 km al 6,7% non è roba da selezione al quarto giorno. Semmai era la mitologia del Tour a reclamare sentenze: era infatti la salita della lezione di Ocana a Merckx nel Tour del 1971. Altri tempi, altri ciclisti, altro ciclismo. Alaphilippe mantiene la maglia gialla e francesi sempre più affascinati dal loro leader, tanto da attaccarsi ad un passato che più pomposo non si può. Le Parisien, circa la tappa del giorno prima, ha fatto addirittura paragoni con Napoleone, che dopo l’Isola d’Elba diceva: “Se attraverserò Sisteron, nessuno mi fermerà fino a Parigi”. Sisteron è passata in giallo, e pure Orcières-Merlette. Ma fino ai campi Elisi è lunga, lunghissima.
Torniamo alle indicazioni. A livello di squadre la Jumbo di Roglic e Dumoulin, a livello agonistico e caratteriale, sembra più avanti rispetto al Team Ineos di Bernal. Lo stesso vincitore della scorsa edizione, pur arrivando con i migliori, ha dato la sensazione –emersa peraltro anche nelle poche gare di avvicinamento al Tour – di patire i cambi di ritmo. Insomma, solo segnali ma non banali su un traguardo mai banale. Fiumi di inchiostro su Ocana vs Merckx (lo hanno ricordato praticamente tutti), ma c’è dell’altro. Nel 1972 Lucien Van Impe vi che pose le basi per la maglia a pois. Pascal Simon dieci anni iniziò a respirare l’ebrezza della vetta, gli servì l’anno seguente quando restò in giallo per tanti giorni prima di essere tradito da una caduta. Nel 1989 Steven Rooks vinse una spettacolare cronoscalata nel giorno in cui Greg Lemond instillò dubbi nella sicurezza di Laurent Fignon sfilandogli la maglia gialla. Fignon poi la maglia se la riprese, ma le scorie restarono e per soli 8’’ lo statunitense si prese il trono a Parigi nella celebre cronometro conclusiva.
Non è secondaria neanche la fuga. Analisi del drappello. Benoot è uno che qualche vittoria in carriera l’ha colta, Nils Politt ha saputo danzare sulle pietre di una Roubaix, arrivando secondo solo alle spalle di Gilbert, Vuillermoz non è lontanissimo ion classifica da Alaf (3’53”). Con loro Burgaudeau e Neilands, l’ultimo a mollare. Il grande brivido in discesa, per fortuna senza conseguenze: Benoot sbaglia una curva e rischia grosso contro un ‘tagliente’ guardrail.
I fuochi d’artificio negli ultimi 4 km. La fuga è stata da tempo neutralizzata, così come viene facilmente assorbito un tentativo di Rolland: di lui una volta si diceva che potesse addirittura sognare il Tour. Il forcing della Jumbo è assassino: Van Aert si conferma un eclettico e tiene un ritmo molto alto. Completo come Alaphilippe che fatica ma tiene duro: meno di un mese fa i due si giocavano la Milano-Sanremo.
Epilogo con Guillaume Martin che sembra poter sorprendere tutti, ma Roglic non fa sconti. Di questi tempi lo sloveno più forte è lui, lo capisce anche l’ambizioso Pogacar.
ORDINE D’ARRIVO
1. Primoz Roglic (Slo, Jumbo-Visma) in 4h07’47”
2. Tadej Pogacar (Slo, UAE-Emirates) s.t.
3. Guillaume Martin (Fra, Cofidis) s.t.
4. Nairo Quintana (Col) s.t.
5. Julian Alaphilippe (Fra) s.t.
6. Miguel Angel Lopez (Col) s.t.
7. Egan Bernal (Col) s.t.
8. Thibaut Pinot (Fra) s.t.
9. Mikel Landa (Esp) s.t.
10. Adam Yates (Gbr) s.t.
11. Tom Dumoulin (Ned) s.t.
24. Richard Carapaz (Ecu) a 0’28”
36. Fabio Aru (Ita) a 1’17”
CLASSIFICA GENERALE
1. Julian Alaphilippe (Fra, Deceuninck-Quick Step) in 18h07’04”
2. Adam Yates (Gbr, Mitchelton-Scott) a 04″
3. Primoz Roglic (Slo, Jumbo-Visma) a 07″
4. Tadej Pogacar (Slo) a 11″
5. Guillaume Martin (Fra) a 13″
6. Egan Bernal (Col) a 17″
7. Tom Dumoulin (Ned) s.t.
8. Esteban Chaves (Col) s.t.
9. Nairo Quintana (Col) s.t.
10. Miguel Angel Lopez (Col) s.t.
14. Thibaut Pinot (Fra) s.t.
Fonte www.repubblica.it