Ugo Barbàra / Agi
La Var sullo smartwatch degli arbitri
L’arbitro si ferma in mezzo al campo e guarda l’orologio. Non una rapida occhiata, ma un vero e proprio esame attento, come se cercasse di far funzionare una app. Del resto quello che ha al polso non è un orologio tradizionale, ma uno smartwatch con un display ad alta risoluzione che in quel momento gli restituisce l’immagine ricevuta dalla sala di controllo del Var. Grazie a quella può decidere in pochissimo tempo e senza lasciare il campo se l’azione debba continuare o no.
E’ il futuro del virtual assistant referee, anche se Mediapro, l’azienda che l’ha messo a punto, ci tiene a specificare che allo stato attuale si tratta solo di una proposta e che prima che diventi operativa servono l’analisi e l’approvazione della Fifa. A Barcellona, sul campo dell’Espanyol, lo stanno già testando e del resto questa è la città non solo del Barca, ma del Mobile World Congress che riunisce in quattro giorni il meglio della tecnologia disponibile: dal tanto atteso 5G alla tanto discussa Intelligenza artificiale.
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Tutte cose che trovano applicazione nello sport tanto quanto nell’industria e nelle smart cities. La tv, ad esempio, ci ha abituato all’analisi minuziosa delle azioni di gioco salienti e sono molti i club che utilizzano software di tracciamento per sviscerare tanto le strategie delle squadre avversarie quante quelle dei singoli giocatori.
L’idea democratica della Liga spagnola
La Liga spagnola ha deciso di fare un salto di qualità e di raccogliere tutti questi dati estrapolandoli da ogni singola azione di ogni singola partita del campionato per metterli a disposizione di tutte le squadre di prima e seconda categoria. Una tecnologia, illustrata nello stadio dell’Espanyol dai tecnici della Liga, che è destinata a cambiare il modo con cui gli allenatori costruiranno le strategie di gioco perché permette di confrontare un numero virtualmente illimitato di incontri e di ricostruire il metodo di gioco del singolo calciatore in ogni dettaglio.
Perché questa opportunità sia veramente alla portata di tutti i club, la Liga ha messo a disposizione delle società un tecnico formatore. Ma l’applicazione delle tecnologie digitali a un gioco quanto mai analogico non si ferma qua. La Liga sfrutta il machine learning per decidere come debba essere organizzata una giornata di campionato. Incrociando le necessità delle tv detentrici dei diritti, quelle delle municipalità (in caso, ad esempio, di manifestazioni intorno allo stadio) e qualunque evento possa interferire con le singole partite, vengono ipotizzate diverse soluzioni (quali incontri si giocano e a che ora) e l’algoritmo indica le migliori in termini di audience televisiva e di partecipazione del pubblico negli stadi. Il margine di errore finora è stato irrisorio: l’1 per cento.
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Ma poi c’è l’applicazione negli stadi, con l’intelligenza artificiale che ricostruisce la luce solare sul campo per dosare al meglio l’illuminazione artificiale e disporre le telecamere in modo che non vengano ‘accecate’ dal sole o segue il percorso della palla sul campo per decidere quali microfoni a bordo campo silenziare e quali amplificare.
Come cambierà il calcio a casa
A casa, poi, si va sempre più rapidamente verso l’applicazione della realtà virtuale e di quella aumentata. In alcuni stadi spagnoli sono già in funzione telecamere a 360 gradi capaci di ricostruire in 3D un’azione e riproporla da un numero praticamente illimitato di angolazioni, mentre l’anno prossimo potrebbe essere disponibile un abbonamento domestico che, grazie ai visori per la realtà virtuale, permettono un’esperienza immersiva nel campo da gioco: dall’arrivo dei calciatori negli spogliatoi fino alle azioni guardate come se si fosse a bordo campo, addirittura dall’area tecnica.
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